LASSISMO ED INERZIA A SCAPITO DI UNA
SANA RIPRESA
Analisi
critica ad un Paese abitato da gente perlopiù inerme ed incapace di considerare
un
modo alternativo per contestare la sudditanza, l’ineguaglianza e la non
democraticità
di Ernesto
Bodini
Reati
d’ogni sorta e gravità che si consumano ogni giorno, condanne civili e penali
sempre meno garantiste (vedasi, ad esempio, la mera custodia cautelare ai
domiciliari per operatori che maltrattano ricoverati anziani e disabili in case
di cura e minori negli asili infantili; la legge per l’omicidio stradale che
non ha mai funzionato nemmeno come deterrente, infortuni e decessi sul posto di
lavoro le cui pene dei responsabili non sono sempre rese note alla pubblica
opinione). Questa è solo una piccola porzione di un lungo elenco dagli effetti
“a cascata”, per non parlare della lentezza dei processi che, per recuperare
l’arretrato, si tenta magari una sorta di “accelerazione” degli stessi (utile
sarebbe incrementare l’organico), magari con l’ipotetico rischio di emettere
sentenze che a dir poco fanno assai discutere, proprio come i citati esempi.
Fin qui tutto ciò potrebbe suonare come una ridondante retorica, ma se non si
intravede un minimo di inversione di tendenza, la domanda inevitabile è: quale il
destino delle attuali e future generazioni che non saranno nemmeno sfiorate da
quello che dovrebbe essere definito garantismo di democrazia e libertà? Anche
l’attuale Governo, come i tre precedenti, ostenta (a suo modo e a suo dire) il
voler perseguire parità di diritti e di uguaglianza, ma alla luce degli eventi
è tradito da una cocciuta ipocrisia (e faziosità) nel non rilevare gli effetti
sempre più deleteri della Riforma del Titolo V della Costituzione e conseguente
Federalismo sanitario e fiscale, rendendo sempre più difforme il diritto di
fruire prestazioni tra una Regione e l’altra. A mio avviso in questi ultimi
anni l’Italia è cresciuta prevalentemente su valori etico-morali in
controtendenza con il dettato della Costituzione che, non a caso, la si
menziona sovente impropriamente... e la conseguenza è un progredire su
ulteriori valori solo cartacei e di immagine attraverso il riconoscimento di encomi,
attestati e lauree honoris causa (alcune eccessivamente immeritate) e ad
honorem, come se tali attestazioni rappresentassero la garanzia assoluta di
meriti sul campo... Ho sempre saputo, perché mi è stato insegnato, che non è
certo un “pezzo” di carta (per quanto autorevole e di tutto rispetto sia la
firma in calce di tale Documento accademico e/o istituzionale) che fa l’Uomo di
valore e di reale merito in questa o quella Disciplina; mentre ha ben più
valore la sua integrità morale..., valore oggi sempre più raro. Inoltre, il
nostro è il Paese dei balocchi (tanto per usare un eufemismo) fatto di
illusioni, spinte anche dai mezzi di comunicazione e dalla pubblicità
(televisione in primis), all’interno del quale la massa vociante ne è la
sottolineatura: è assai ricorrente la comoda abitudine a lamentarsi in piazza di
un torto subito o di un diritto negato da parte delle Istituzioni, e ben pochi usano
l’utile arma del contesto scritto (”verba volant, scripta manent”, docet) con
l’accortezza di citare leggi e norme a proprio favore. Paradossalmente l’inerzia
del cittadino-suddito era meno frequente nei decenni del dopoguerra, epoca in
cui l’istruzione e la cultura erano più scarse come pure esigui erano i mezzi
di comunicazione; mentre oggi, si hanno più fonti e mezzi per affrontare il
burocrate e controbattere le ingiustizie. Ma ci siamo mai chiesti perché dagli
anni ’80 ad oggi si delinque sempre di più e con maggior sfrontatezza sia nei
confronti del cittadino comune che nei riguardi degli operatori in divisa
preposti alla nostra tutela? Una eventuale risposta è ben gradita da chiunque,
purché non rasenti dietrologia, retorica e tanto meno ipocrisia. È pur vero che
di tanto in tanto sui giornali si leggono lettere dei lettori ed articoli di opinionisti
indignati, ma i riscontri sono a volte
scarni e assai poco propositivi.
E per
essere minimamente pragmatico, personalmente ritengo che potrebbe essere un
buon “espediente” se ciascun cittadino (quindi tutti) di “senno” e
intellettualmente onesto, prendesse carta e penna per denunciare gli effetti
della sudditanza, della ineguaglianza e dei soprusi da indirizzare alle
Istituzioni, mettendo in discussione la non applicazione di alcuni articoli
della Costituzione, e con essa una serie di leggi e normative (anomìa). Ma la conditio sine qua non consiste nel fatto
che tale iniziativa da manoscrivere e firmare deve essere univoca da inviarsi
individualmente e non collettivamente per raccomandata con ricevuta di ritorno
agli stessi destinatari (massime cariche dello Stato), e pretendere per diritto
di trasparenza il debito riscontro. Mi rendo conto che a livello pratico è
utopia, ma se nessun altro propone, la mia sarà sempre la classica voce nel
deserto che verrà sepolta dalle sabbie dello stesso. Questo mio suggerimento è
ben diverso da quello che potrebbe essere in alternativa un referendum
popolare, poiché come tanti precedenti sono morti sul nascere o non hanno dato
alcun esito concreto..., anche perché spesso la raccolta delle firme in taluni
casi ha creato difformità ed imbrogli sull’attendibilità delle stesse.
Differentemente, allo stato attuale non vedo altre soluzioni possibili
dall’indirizzo democratico e dalla razionale fattibilità.
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