RIFLESSIONI E
CONSIDERAZIONI DI FINE ANNO
La vita degli italiani
nelle menti e nelle mani di politici di potere che, al momento della loro
nomina serviva un altro Don Rodrigo, il quale dicesse loro: “Questo matrimonio non s’ha da fare”; in
questo caso con la piena “condivisione” manzoniana di un saggio Don Abbondio
di Ernesto Bodini
Governare un Paese come
l’Italia richiede certamente coraggio, competenze a vari livelli (istruzione a
parte), cultura generale non di ultimo grado, umiltà, sobrietà, e civiltà nel
comportamento. Tutte caratteristiche che dovrebbero essere innate in chi
ambisce e si propone per tale finalità. Ma purtroppo in molti soggetti che
hanno fatto e fanno parte di queste ultime Legislature si sono riscontrati e si
riscontrano soltanto “eccellenti doti” di protagonismo e supponenza che spesso
eccedono in quel dispotismo assai deleterio per noi... sudditi. Il Governo
attuale, a mio avviso, ha tra i suoi leader esponenti che indossano panni lisi
se non sdruciti in fatto di gestione politico-sociale e politico-culturale,
tant’é che il continuo dibattere in Aula tra risse e sospensioni delle sedute
senza nulla concludere, ad esempio, è la prova costante di quanto vado da tempo
sostenendo. Ma poi, vorrei mettere in evidenza l’incongruenza delle loro
convinzioni-affermazioni sul concetto di uguaglianza, un diritto che non sono
in grado di far rispettare lasciando attivo quel maledetto federalismo, ben
lungi dal rivedere la Riforma del Titolo V della Costituzione. E a questo
riguardo il primo a farne le spese è il comparto Sanità che, come ho già avuto
modo di divulgare e alla luce degli eventi all’interno dell’Istituto Superiore
di Sanità (con le dimissioni del suo presidente e altri due membri di autorevole
professionalità ed integrità etico-morale), il rischio di perdere quello che si
è costruito in decenni è ormai alle porte... Altro ambito coinvolto in quella
che si può definire penalizzazione, è relativo al cosiddetto Terzo Settore, che
non solo agisce spesso capillarmente a sostegno di molte realtà dal punto di
vista socio-assistenziale e culturale (sostituendosi allo Stato, che non
sarebbe lecito, sic!), ma la manovra economica in discussione pare voglia
penalizzarlo con un incremento della tassazione. E le discrepanze sono anche
altre in quanto per risollevare le sorti di un’Italia sempre più dis-unita, ci
vuole ben altro che girovagare nelle piazze da una città all’altra offrendosi a
questo o a quel microfono, a questa o a quella telecamera rilasciando sorrisini
che sanno di mera ipocrisia, illusione e conseguente... delusione. Inoltre, un
Paese che privilegia ricorrenze istituzionali, elogia ogni buona azione
collocandola nell’Olimpo degli Eroi nonostante i protagonisti abbiano agito in
funzione del loro dovere professionale (retribuito!), e che riconosce meriti (ma
non è meritocrazia) con attestati firmati dalla più alta carica dello Stato, e
via discorrendo, non sarà mai competitivo su scala europea e internazionale. E
va anche detto che non ha alcun senso citare illustri protagonisti della storia
che nei secoli hanno dato sviluppo e lustro in ogni ambito al nostro Paese, se
poi non si mettono in pratica i loro insegnamenti. Eppure, siamo detentori di
immani ricchezze artistiche e di altri
beni tra i primi al mondo, ma la saggezza per farle valere è sempre più di
pochi; mentre facciamo ottima concorrenza ad altri Paesi in fatto di inciviltà,
criminalità, corruzione, evasione e infinita retorica infarcita di ipocrisia:
una cancrena difficilmente estirpabile. In compenso si eccelle nella produzione
di legislazioni tanto da dare adito a quella imperterrita burocrazia che, a mio
dire, oscura ogni giorno qualunque buon intendimento.
E per finire, se si tocca il
sistema giudiziario la nostra libertà e il rispetto della nostra dignità sono
messe a dura prova il cui garantismo è assai discutibile: non si possono, ad
esempio, lasciare in carcere oltre 20 mila innocenti a causa di altrettanti 20
mila sbagli di giudizio di qualsivoglia causa e origine. Insomma, un 2018
pessimo che si trascina sin dal 2001 e, a mio modesto parere, non ci si può
aspettare di meglio per l’anno a venire che, ritualmente si vuole festeggiare
elargendo auguri a destra e a manca. Ma purtroppo, da sempre, augurare è solo
un esprimere intenzionalmente e, a questo riguardo, a tutti i politici e ai
loro sottoposti (in gran parte despoti e burocrati), vorrei rammentare quanto
auspicava il saggio filosofo e filantropo Albert Schweitzer (1875-1965): «L’unica cosa
importante quando ce ne andremo, saranno le tracce d’amore che avremo lasciato»; oltre a rammentare l’inalienabile poesia “A Livella”, scritta da Totò nel 1964, i
cui versi ci inducono a considerare l’unica ed incontrovertibile verità: il
fine ultimo della vita, per fortuna, uguale per tutti, indistintamente!
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