IL DOLORE: SIMBOLO DELLA SOFFERENZA UMANA
Notevoli ed utili sono
gli aspetti storico-culturali e clinici attraverso le pubblicazioni scientifiche
e divulgative. Ma è altrettanto importante avvalersi della legge 38/2010 e del
rapporto con il proprio medico curante
di
Ernesto Bodini
Un
vecchio adagio recita: soffrire è patire.
Sembra un voler rimare due parole, ma non è così perché quando si soffre
significa che si ha un dolore fisico e/o psicofisico, e patire è la condizione
in cui ci si trova proprio a causa del dolore e quindi della sofferenza. È
immaginabile che tutti (o quasi) gli esseri umani abbiano conosciuto (o
conosceranno) il dolore e quindi abbiano avuto un periodo di sofferenza: il 93%
degli italiani, ad esempio, ha avuto un episodio di dolore durante l’ultimo
anno, secondo i risultati della terza edizione dell’indagine Global Pain Index sul dolore
muscolo-scheletrico, condotta da Gsk, come cita il Corriere della Sera del 25 novembre.
E sul dolore c’é da dire che la letteratura è assai copiosa, sia dal punto di
vista prettamente scientifico che meramente culturale e divulgativo. Si
potrebbe cominciare citando la ricca elaborazione de’ “Il dolore e la sua storia”
(Hyroniche Edizioni Telematiche, 2005) dello storico e filosofo Roberto G.
Salvadori (1926-2014); un corposo lavoro che prende in considerazione alcuni
cenni storici del dolore, e come appendici il dibattito contemporaneo su
Giobbe, e alcune annotazioni sul dolore e sulla terapia. Una ricca
illustrazione de’ “Storia del dolore – Temi ed immagini”
dell’anestesista-rianimatore Armando Sarti (Ed. Primula, 2010, in
collaborazione con Lilly); un’opera che sviluppa non solo gli aspetti storici
nelle varie epoche, ma anche i vari tipi di dolore e le loro cause, completati
da numerose figure e tavole artistiche come l’emblematica “Cacciata dal Paradiso”
del Masaccio (1401-1428), e lo storico dipinto “Vecchio che soffre” di
Vincent van Gogh (1853-1890). Un’altro contributo alla divulgazione titola “Interpretazione
del dolore – Eziopatogenesi, clinica e diagnosi” di Pietro Fontana,
medico specialista in Anestesiologia e Rianimazione e in Malattie dell’Apparato
Cardiovascolare (Ed. CMP, 2011, in collaborazione con Ely Lilly); un’opera,
come si evince dal sommario, che comprende la dinamica del dolore, il danno
reale, potenziale e ipotetico; la classificazione patogenetica del dolore,
l’espressività temporale del dolore, la diagnosi patogenetica del dolore, e la descrizione
di alcuni casi clinici; oltre ad illustrazioni e grafici per una migliore
comprensione. Nel 2002, a cura del dottor Mario Falconi, la Federazione
Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) ha dato alle stampe “Il
dolore – Caratteristiche e indicazioni di trattamento”, indicato per
chi intende muovere i primi passi per il trattamento del dolore in quanto, come
precisato in quarta di copertina: «... curare
il dolore, sia acuto che cronico, sia connesso alla malattia neoplastica che ad
altre lesioni, richiede non solo un sapere tecnico ma anche una preparazione
culturale, una sensibilità e una disponibilità, che si impara stando vicino
alla sofferenza». Altri contributi, anche di tipo “promozionale”come quello
della Roche, riguardano, ad esempio, “La storia del dolore”, a cura dei
proff. Gualtiero Bellucci (1925) e Mario Tiengo (1922-2010), ambedue specialisti
in Anestesiologia e Rianimazione.
Questa
edizione del 2005, fuori commercio, raggruppa una serie di riferimenti sulla
Storia del dolore dall’antichità all’era moderna, e Studi sul dolore nel XIX e XX secolo,
completati da ricche immagini e fonti iconografiche di particolare rilievo
storico. Il Gruppo 24 Ore Libri de’ Il Sole 24 Ore Sanità nel 2011 ha
pubblicato una ricchissima dispensa sul tema “Cronaca di una legge che ci
difende dal dolore” (con chiaro riferimento alla Legge 38/2010), a cura
di Marco Filippini e Manuela Maria Campanelli, rispettivamente farmacista e
manager in ambito farmaceutico, e giornalista. Questo corposo lavoro, con la
prefazione del prof. Umberto Veronesi, consta di numerosi capitoli suddivisi
nelle prime due parti che vanno dalla situazione prima della Legge
all’approfondimento della stessa descrivendone l’evoluzione a livello europeo,
e la terza dedicata al post-legge. Non manca poi una miriade di articoli in
forma divulgativa nella cui esposizione il dolore è descritto sotto le più
diverse titolazioni ed approfondimenti. L’articolo più recente è quello de’ Il
Corriere della Sera del 25 novembre, una mezza pagina che titola “Del
dolore non si vuole parlare”, una affermazione che si rileva secondo
un’indagine condotta su 24 Paesi, fra cui l’Italia, a firma di Elena Meli. Il
testo pone in evidenza quella che possiamo definire una sorta di “sotto cultura
e scarso senso civico”, in quanto c’é poca attenzione al fatto che «... il dolore – come spiega nell’intervista
il dott. Claudio Cricelli, presidente della Simg – è un campanello d’allarme ed è
importante non trascurarlo, individuarne le cause e intervenire
tempestivamente, e fin dalla comparsa dei primi sintomi evita che si aggravi
con le relative conseguenze sulla qualità di vita...». Un suggerimento di
non poco conto considerando che non solo la legge n. 38 del 15/3/2010 (“Disposizioni per garantire l'accesso
alle cure palliative e alla terapia del dolore”) è tra le più evolute in
Europa, ma anche per il fatto che le fonti di informazione non mancano, come
pure le disponibilità per i relativi trattamenti. A questo riguardo il dott.
Cricelli nell’intervista ancora precisa: «Il
medico di base è spesso il primo punto di riferimento per i pazienti e fin
dalla prima visita è importante approfondire tutti gli aspetti del dolore per
valutarne l’entità e l’impatto sulla qualità di vita, ma anche le cause e i
trattamenti più opportuni. Un buon rapporto medico-paziente è quindi
assolutamente essenziale per riuscirci ed è importante che ci sia un dialogo il
più possibile chiaro ed esauriente, senza reticenze, sull’episodio del dolore».
Suggerimenti
quanto mai saggi, ovviamente, ma ritengo che si debba considerare che quando il
paziente lamenta un sintomo e si reca dal proprio medico curante per farsi
visitare ed ottenere una ipotesi di diagnosi, in caso di prescrizione per un
approfondimento diagnostico e/o terapeutico sulla ricetta deve essere indicato uno
dei vari gradi di priorità finalizzata alla prenotazione stessa. Ma quando si
contatta il cosiddetto Sovracup per la prenotazione, non di rado il paziente si
deve scontrare con le lunghe liste di attesa, sia perché il medico ha “dimenticato”
di indicare il “codice di priorità” nella apposita casella sulla ricetta (fac
simile a lato), sia perché il paziente non chiede lumi in merito, e sia perché
egli stesso a volte sottovaluta la possibile urgenza per ottenere quella
determinata prestazione, tanto in ospedale quanto sul territorio. Per utilità
rammento che tali codici sono suddivisi in classi. U: prestazione non rimandabile e urgente, che deve essere garantita
entro 72 ore dalla richiesta, B: prestazioni che sono differibili (comunque
entro i 10 giorni dalla richiesta), D:
prestazioni che sono differibili
(comunque entro i 30 giorni per le prime visite, entro 60 giorni per le
prestazioni diagnostiche), P:
prestazione programmabile, non urgente. Ci sono, invece, alcuni esami che non
richiedono prenotazione, e per questo bisogna consultare il sito
dell’assessorato Sanità della propria Regione. Ma nonostante i chiarimenti in
materia di dolore e le disposizioni dei rispettivi SSR, non sono rari i casi di
pazienti che del dolore ne fanno (loro malgrado) il compagno delle loro
giornate e, la legge 38/2010 come i saggi consigli degli esperti, restano
confinati nel limbo del non ottenimento...
Nella
foto in alto rappresentazione del Gruppo
marmoreo di Laoconte – I sec. A.C. (Musei Vaticani); la seconda foto il
frontespiszio di una delle altre pubblicazioni.
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