STRANIERI “VOLENTEROSI” DI INSERIRSI IN ITALIA CON
L’IMPEGNO DI CONOSCERE E RISPETTARE LA COSTITUZIONE
Studiarla e averla con sè è certamente doveroso ma
sperare nel suo concreto rispetto è tutt’altra faccenda
di Ernesto Bodini

In
ambedue i casi si ravvisa ogni buona intenzione non solo di inserirsi in un
Paese “particolarmente” ospitale e garantista, ma anche l’impegno di acquisire
tutte quelle nozioni chi richiamano doveri e diritti garantiti dalla nostra
Costituzione. Ma dove sta la garanzia quando ben sappiamo che determinati
diritti (sia pur dettati dai principi ispiratori della Carta) non sono
rispettati, e il Paese è frammentato a causa della Riforma del Titolo V con le
conseguenti diseguaglianze in ogni settore della vita quotidiana? E ai suddetti
verranno spiegati i meccanismi che hanno portato a questa discrepanza (mi si
perdoni l’eufemismo), compresa la nostra atavica burocrazia che detiene il
potere comportamentale da parte di governanti, di ieri e di oggi? Per
rispondere a questi quesiti va rilevato che per quanto sia lo sforzo di
addentrarsi nell’apprendimento della Costituzione, resta da stabilire la
capacità di interpretazione (e applicazione) dei suoi 139 articoli e XVIII
disposizioni transitorie che, per dirla sino in fondo, sfido chiunque
ricordarli tutti a memoria e nella maggior parte dei casi a dimostrare la
completa osservanza senza incorrere in qualche... spiacevole incidente di
percorso, in quanto inevitabile è l’applicazione dei nostri quattro Codici:
Civile, Procedura Civile, Penale, Procedura Penale. Ma vorrei ribadire il
dominio della burocrazia che quotidianamente condiziona il vivere razionale,
civile e sereno degli italiani, ivi compresi i soggetti citati nei due esempi.
E una delle ulteriori complicanze del nostro sistema è data dalla mancanza di trasparenza e dalla pletora di Enti e Leggi: significativo, ad esempio, è il
fatto che già nel 1956 sono stati censiti ben 819 Enti inutili, e che tuttora
sono operanti oltre 100 mila leggi, decreti, disposizioni, etc.; contro le 7.000 della Francia, 5.500 della
Germania e circa 3.000 della Gran Bretagna. Per non parlare poi del sempre più
imponente malvezzo della non o scarsa comunicabilità “de visu” tra cittadini e
operatori della Pubblica Amministrazione che spesso si avvale dei call center,
della telefonia pre-registrata e della scarsa etica epistolare in quanto le
figure apicali (ossia i burocrati a tutti gli effetti), tendono a non
rispondere ad una semplice richiesta di appuntamento da parte del cittadino. E
se per noi nativi (e residenti) di questa Italia è spesso impresa improba
varcare la soglia di un Ente pubblico e addivenire alla soluzione di un
semplice problema con il burocrate di turno, di certo lo sarà maggiormente con
i residenti stranieri, come quelli su citati, che credono e vogliono acquisire
i principi della Costituzione. Un libricino che se portato tutti i giorni anche
nella borsetta, non è certo garanzia tout court di tutela dei diritti... per quanto sanciti dai fin troppo
ottimisti Padri della Costituente, i quali non hanno previsto che tra gli
innumerevoli acronimi che compongono la burocrazia, vi è anche l’UCAS, ossia
Ufficio Complicazioni Affari Semplici.
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