LA PARMA DI IERI CON LA SUA PROVERBIALE OSPITALITÀ
I mai assopiti lontani ricordi riemergono dal mio archivio... con il
rimpianto
di non poterli rivivere se non raccontandoli in queste poche righe
di Ernesto Bodini
Mentre
tutti, o quasi, sono ancora in vacanza nonostante il perdurare della spending
review e di tutti i problemi di un Paese per certi versi ormai
“ingestibile, personalmente preferisco dedicarmi alla lettura e godermi un po’
di saggezza che, in qualche modo, acquieta il mio animo... non vacanziero. Tra
un libro e l’altro (vita e opere di Albert Schweitzer, la filantropia di Albert
Sabin, la la filosofia di Arthur Schopenhauer e di Soeren Kierkegaard, etc.) mi
ritrovo a consultare il mio archivio che definisco “storico-cultural-sociale”
e, soffermandomi sui documenti del 1982, rievoco un breve periodo trascorso a Parma
dove la domenica 17 ottobre mi ha visto ospite al Centro Internazionale
Accoglienza sede dell’Istituto Missioni Estere. Un pomeriggio conviviale e
di festa la cui finalità era l’avvicinamento di gente di ogni nazione: popoli
lontani, culture diverse per costruire nuovi rapporti. Tra i partecipanti
studenti e lavoratori stranieri (e alcuni allievi dell’Istituto Santa Maria ai
Servi del Don Gnocchi), la cui presenza auspicava l’apertura di nuovi orizzonti
e poter incrementare le proprie esperienze. È stata un’occasione per stringere
la mano a studenti e lavoratori che da anni erano residenti in questa sempre
accogliente città emiliana dal calore umano, i quali con la loro cordialità
(segno anche di un ottimo inserimento) hanno dimostrato l’importanza di essere
fratelli, per convivere umanamente nella più completa serenità. L’incontro è
stato allietato dall'intrattenimento del complesso I Lothos,
formato da giovani dell’Istituto Don C. Gnocchi e appartenenti all’associazione
culturale Mondo Azzurro. L’intermezzo musicale ha visto inoltre sul
palco altri componenti di provenienza straniera (una giapponese, due greci, un
tainlandese...) e tutti insieme hanno dato prova di solidarietà per quei
problemi che sempre ci ricordano il bene e la pace nel mondo.
E proprio
gli “effetti” di questo interscambio socio-culturale e umanitario dovrebbero
far riflettere, in considerazione del fatto che oggi con la consistente
promiscuità planetaria, determinati valori si stanno perdendo lasciando il
posto a continue azioni di rivalità per il forte impatto migratorio (che
attualmente si usa definire razzismo) che, né i politici né la Chiesa, riescono
a contenere con i rispettivi modo di gestire il Paese e moniti quotidiani
provenienti da piazza San Pietro. E a tal riguardo, sempre nel contesto di
questo intrattenimento, nel salone faceva bella mostra di sé un cartellone che
riproduceva una Sentenza Popolare del Madagascar dal titolo La pianta è
una sola, e i cui versi dicevano: “L’umanità è simile ad un bambino:
ha le giovani foglie ancora avvolte in pallida spirale, come ditini che
mostrano il cielo, porta mazzi di frutti ancora acerbi, brani secchi di scorza
che si stacca, curvi caschi giallognoli maturi, ma la pianta è una sola”.
Mentre lascio ai lettori la libera interpretazione, la mia richiama in essere
il concetto sovrano dell’umanità senza distinzioni, il cui rispetto è dato
dalla saggezza che rappresenta la capacità di scegliere e volere in
maniera razionale come rapportarci con il prossimo, riconoscendo nel contempo la
differenza tra il bene e il male. Ecco perché letture e rievocazione di
esperienze di saggezza rappresentano un valido aiuto per le nostre
decisioni future, uno spunto per agire e pensare correttamente. Ciò ci
permetterà di accelerare il processo di umanizzazione, acquisendo esperienza di
vita e prudenza.
Nella
foto in alto un gruppo di residenti-ospiti, nella foto in basso una... tenera
presenza.
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