ACQUISTARE UN LIBRO E
OMAGGIARLO AD UN ANONIMO LETTORE
A Torino l’esempio di un
anonimo acquirente che ha dedicato
un libro acquistato lasciando
al libraio “l’onere” di omaggiarlo
di Ernesto Bodini
In un
mondo sempre più stanco, privo di quelle virtù come quella tra le più nobili
che è il piacere della lettura, continuiamo ad assistere al suo decadimento e
con esso alla chiusura di librerie che, a Torino ad esempio, sino a non molti
anni fa, prosperavano per numero e soprattutto per ricchezza e originalità di
titoli. Una sorta di “concorrenza” ai doveri dell’istruzione, quindi un
compendio utile alla crescita individuale e collettiva sia dal punto di vista
della conoscenza che del sapere. Ma tant’è... In questa sperduta oasi della “micro”
cultura non mancano imprevisti e originalità come quello descritto in questi giorni
da un’articolista de’ La Stampa, in cui racconta di un anonimo romantico che si
aggira per le librerie della città. «Accarezza
le copertine – spiega sinteticamente –, sfoglia
le pagine, sceglie un titolo e lo porta alla cassa dove scrive una dedica e
chiede una confezione regalo. Poi lascia tutto lì, libro, parole e identità:
“Regalatelo a qualcuno, ma sceglietelo bene”. E a quel punto si allontana».
Un contributo per “incentivare” a leggere davvero originale, si direbbe, e
proprio per questo non solo fa riflettere ma quasi quasi verrebbe voglia di
imitarlo, non fosse altro che per richiamare l’attenzione sul grave problema
della scarsa cultura: il 60% della popolazione italiana non legge un libro
all’anno (tra questi probabilmente rientrano i circa 4 milioni di analfabeti di
ritorno), oltre a librai e dipendenti che hanno dovuto abbassare la
saracinesca. Quindi, ne consegue una sorta di recessione dello sviluppo
interiore oltre che culturale con la prospettiva futura, a mio avviso, di
essere superati da popolazioni che sino ad oggi abbiamo considerato a noi
“inferiori”. È risaputo che, indipendentemente dal proprio percorso di
istruzione, la lettura produce effetti benefici, immediati o meno, anche in
pazienti che nel corso della loro malattia cercano un conforto o più
semplicemente una “distrazione” della mente; ad alcuni di essi fa pure bene lo
scrivere sia pure una semplice poesia... Riuscire a leggere nonostante il male
significa già aver vinto in parte la lotta contro di esso, e concentrarsi su
ciò che si sta leggendo significa essere riusciti a deviare il corso dei
pensieri da sé stessi e dal male. Ma per tutti, seppellirsi fra buoni libri e
leggerli spesso, sviluppare la sete dell’inchiostro da stampa e saziarsi
leggendo, è quanto mai appagante perché dai libri sgorga la fonte della
giovinezza che pochi hanno scoperto. Per tutte queste ragioni io credo che
frequentare una biblioteca e quel che resta delle librerie, o stare più
comodamente su un divano con buon libro fra le mani, sia più utile che stare di
fronte alla televisione per tutto il giorno. Una sorta di “dinamismo
intellettuale” per contrastare un nemico che non è intellettuale, ovvero l’ignoranza...
soprattutto attiva. E se qualcuno volesse peccare di originalità perché non
acquistare un libro (dall’intelligente titolo), pagarlo alla cassa, scrivere una
dedica per il lettore al quale il libraio vorrà omaggiarlo? Una provocazione? Forse,
ma sarebbe un gesto carico di “lodevole” responsabilità!
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