IL DOVERE DI RICHIAMARE I
CONCETTI ETICI DELLA COSTITUZIONE
Ma dal 2001 il loro stravolgimento,
sia pur in parte, sta penalizzando una popolazione
che ha creduto nella ripresa
e crede nell’uguaglianza, ma il divario è sempre più esteso
di Ernesto Bodini
Il
continuo perpetuarsi delle difformità in ogni ambito mi induce a ritornare
sulla Carta Costituzionale, con tutti i sani principi della democrazia quale
conferma di partità di uguaglianza e di diritti. Ma più passa il tempo e più si
riscontrano situazioni di non coerenza con tali principi e diritti, proprio
perché non vengono rispettati in particolare per quanto riguarda il comparto
Sanità e Assistenza, nonché occupazione... tanto per non andare oltre. Come ben
sappiamo il 27 dicembre 1947, in seguito al referendum del 2 giugno 1946 per
scegliere quale forma di governo dare al Paese (Monarchia o Repubblica), veniva
promulgata la Carta Costituzionale (nella foto l’atto della firma) che entrò in
vigore il 1° gennaio 1948. La scelta cadde sulla forma di repubblica, e ciò ben
fatto fu, considerando il fatto d’aver subito oltre un ventennio di dittatura,
che io non ho vissuto ma posso immaginare quali effetti deleteri abbia creato a
tutti gli italiani. Quindi una conquista notevole, sia dal punto di vista umano
che politico-culturale, i cui esiti si sono riscontrati proprio nel primo
periodo post-bellico: un Paese che aveva bisogno di riprendersi dagli effetti
del conflitto. Ecco che nei primi decenni lo sviluppo è stato notevole praticamente
da ogni punto di vista, tanté che dalla fine anni ’50 sino alla fine degli anni
’60 si è assistito ad un vero e proprio boom politico, economico e sociale con
un progressivo miglioramento dello stile di vita tant’é che in questi anni l’Italia riuscì a ridurre il divario
economico con l’Inghilterra e la Germania e ad eguagliare sistemi economici
come quello belga, olandese e svedese. Tutto ciò grazie a determinati fattori,
come qualcuno ha già scritto, quali la fine del protezionismo e l’adozione di
un sistema di tipo liberista che rivitalizzò il sistema
produttivo italiano,
favorito anche dalla creazione del Mercato Comune Europeo a cui l’Italia aderì
nel 1957. Inoltre fu importante il ruolo svolto dallo Stato, caratterizzato da
un notevole interventismo nell’economia. Ora, non è mia intezione dilungarmi in
merito non avendone le opportune e complete competenze, ma ritengo utile quale
osservatore e opinionista degli aspetti sociali porre l’attenzione sulla realtà
attuale: dalla fine del boom economico e politico in particolare, è trascorso
circa mezzo secolo nel corso del quale si sono succedute diverse Legislature in
cui si sono avvicendati numerosi Partiti con cambiamenti, alleanze varie,
inciuci (che termine orrido!), collusioni, corruzioni, scambi di potere e via
discorrendo. Ciò nonostante il cittadino italiano è sempre stato invitato a
recarsi alle urne per compiere il suo diritto-dovere, ma ogni volta, di lì a
poco, restava deluso da questo o da quel partito, da questa o quella Legislatura.
Insomma, un susseguirsi di vinti e sconfitti, di promesse e delusioni e, a
questo proposito, ha sempre prevalso quanto sosteneva il filosofo olandese
Baruch Spinoza (1632-1677): «Votate
per il candidato che promette meno; vi deluderà di meno». Ma perché, ogni
volta che esprimo opinioni su eventi politico-sociali mi viene da citare
qualche saggio del passato? È presto detto. Primo perché la saggezza di oggi è
sempre più di pochi, e poi perché chi ci ha preceduto ha vissuto certamente in
condizioni ben lontane dalle nostre sotto ogni aspetto, tanto da indurli a
profonde riflessioni prodotte in aforismi e da parte di molti autori anche in
opere letterarie (filosofiche in particolare) che, non a caso, sentiamo
l’esigenza di citare, studiare, insegnare, diffondere, proprio per acquisirne
la saggezza. In effetti ogni epoca ha fatto storia attraverso i
suoi protagonisti sia pur con i loro... limiti (dove c’é molta sapienza, c'é anche molta pena), ma anche con la loro arguzia ed eccellenza degne di genio, non
certo privi di malinconia perché, come sosteneva Aristotele: «Tutti gli uomini eccellenti e superiori sono
malinconici».
Quindi la società si è evoluta e con essa i
confronti non possono che essere costruttivi, purché non rimangano mera teoria.
Ma in realtà, per quello che riguarda il nostro Paese, in questi decenni si
sono fatti due passi avanti e tre indietro, perché se i valori della
Costituzione sono inscindibili tanto da essere declamati ogni volta ed ovunque,
la contraddizione su cui puntare il dito, come torno a ripetere ormai da tempo,
è data da quella “benedetta “Riforma del
Titolo V” del 2001, e poco importa chi l’ha ideata, proposta e sostenuta in
quanto gli effetti deleteri (ma questo è un eufemismo) li stiamo patendo comunque
giorno dopo giorno. Sono di questi giorni, ad esempio, notizie che in ambito
sanitario ci dicono che due malati su tre affetti da ischemie e ictus non
trovano posto per le terapie, a molte strutture non viene riconosciuta l’alta
specialità, pagata 470 euro al giorno; la carenza dei posti letto in ospedale è
sempre più cronica: il fabbisogno è di 6.165 posti letto e la disponibilità è
di 2.328 (La Stampa 2/8/2018). Ecco che aver dato l’autonomia alle Regioni le
differenze si allargano sempre più. Al Sud si scontano forti carenze sui
diritti fondamentali soprattutto in termini di vivibilità dell’ambiente, di
sicurezza, di adeguati standard di istruzione, di idoneità di servizi sanitari
e di cura delle persone. È evidente che quando si è voluto riconoscere le
autonomie alle singole Regioni, non si è tenuto conto dell’art. 3 della
Costituzione, azione questa, che suona come una beffa ai saggi Padri della
Costituente in quanto di fatto il diritto di uguaglianza è rimasto e rimarrà
sempre solo su quella Carta. Uno scotto, a mio dire, che se perdura nel tempo
non può che imputarsi alla stoltezza di molti politici che si sono susseguiti
nel tempo, produttori di ambizione, vanità, saccenza e superbia (potere), privi
di quello che possiamo definire “onore civile” (la cui validità si estende a
tutti i ceti) che se meritato, invece, consiste nel presupposto del rispetto
incondizionato dei diritti di ognuno. Forse mi ripeterò ma vale la pena
rammentare che una società si giudica dal posto che riserva ai suoi figli
bisognosi. Ed è ancor peggio constatare che oggi, più che mai, non abbiamo più la
giusta conduzione genitoriale. Altro che Costituzione!
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