INFORMAZIONE E EDUCAZIONE SANITARIA


PIÚ APPROPRIATEZZA NELLA PRESCRIZIONE E UTILIZZO DELLE PRESTAZIONI MEDICHE

Una campagna video-informativa con consigli pratici visionabile sul portale
informatico dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino. Più cultura
ma anche maggior disponibilità collaborativa tra medico e paziente

di Ernesto Bodini


Nonostante tutto bisogna ammettere che la Medicina in questi ultimi decenni è stata particolarmente efficace, ma mai come adesso si assiste ad una insoddisfazione generale del sistema sanitario. E ciò, come torno a ribadire, non solo per la gestione diversificata in merito alle autonomie regionali, ma anche ad uno scarso indice di cultura della sanità e della gestione dei relativi servizi, come pure (non meno importante) l’ormai fatidica insostenibilità del sistema sanitario stesso dal punto di vista economico-finanziario e, diciamolo pure, anche politico... Un contributo razionale ed educativo per meglio fruire delle prestazioni mediche e sanitarie è quanto di meglio abbia potuto proporre il Gruppo Area Omogenea Torino e il Gruppo Comunicazione (Asl Città di Torino, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, Asl To 4 e Asl To 5, in collaborazione con i Medici di Medicina Generale e Medici Ospedalieri dell’Area Omogenea Torino), mettendo in rete un video (realizzato da Progetto Idee e Lavoro) con suggerimenti pratici per la popolazione con lo slogan: “Prescrivere meglio, prescrivere giusto”. Sappiamo tutti che c’é la tendenza a prescrivere in eccesso determinati esami e questo per una serie di ragioni quali l’ansia del medico e del paziente, una certa dose di preoccupazioni, come pure determinate credenze popolari che inducono a credere che tanti esami corrispondono a tanta salute; per non parlare di chi rifiuta di avere una malattia..., mentre va da sé che troppi esami sono (o possono essere) pericolosi. Il breve filmato riproduce 8 regole di comportamento che vanno dall’ascoltare, parlare, comunicare e spiegare; al dedicare tempo al paziente, dare e avere fiducia, coinvolgere e dialogare con il paziente. Da ciò il suggerimento dell’appropriatezza prescrittiva ponendo attenzione all’eccessiva prescrizione di antibiotici, di esami diagnostico-strumentali (esami di laboratorio, Tac, Rmn), scorretti stili di vita, etc. Inoltre, viene ben esplicitato, se non ci sono problemi particolari, prima di affidarsi ad internet e richiedere esami invasivi o richiedere esami non necessari, assicurarsi che i propri esami precedenti e i loro valori siano nella norma; e ricordarsi che esistono programmi regionali di prevenzione che monitorano la propria situazione clinica: ascolto, dialogo e chiarezza sono la miglior prescrizione. Fidarsi e affidarsi al proprio medico di famiglia; adottare corretti stili di vita e dare attenzione a chi sta male vicino a noi, ed evitare farmaci ed esami inutili.


Fin qui l’idea non può essere che lodevole ma ritengo si debbano fare alcune considerazioni. Da più parti si rammenta l’importanza di insegnare ai medici a prendersi cura dei pazienti, in particolare di non prescrivere esami in eccesso e tanto meno inutili, o farmaci in abbondanza... In sede di visita ambulatoriale per quanto riguarda l’ascolto da parte del medico, dalla fine degli anni ’90 si sa che la durata della stessa è il principale elemento predittivo atto a soddisfare le esigenze del paziente, e ben più “appagante” se tale durata comporta predisposizione all’ascolto, ma anche all’esposizione dei termini con chiarezza e affabilità. E a riguardo va detto che nei Paesi dove in media le visite mediche durano di più, la salute e la qualità delle prestazioni mediche sono migliori. Noto è l’esempio della Svezia dove i medici dedicano in media al paziente 22 minuti, sia pur con liste di attesa più lunghe, alcuni minuti in meno li dedicano i medici degli Stati Uniti e in diversi Paesi occidentali e del nord Europa. Ma qual é la realtà del nostro Paese? I nostri medici dedicano alla visita medica mediamente 9 minuti, obiettivamente troppo pochi considerando che (come precisa Gilberto Corbellini sul Il Sole 24Ore del 3 giugno scorso) stando ad uno studio di una ventina di anni fa, era stata individuata in 13 minuti la soglia minima per avere una buona probabilità di soddisfare il paziente. Ora, se si confrontano questi ultimi dati con i consigli suggeriti dalle Asl torinesi se ne deduce una probabile poca fattibilità, in quanto finché non migliora il senso civico e responsabile di ciascuno, nel rispetto della razionalità comportamentale, i suggerimenti rischiano di essere disattesi o poco seguiti... Ma è comunque sempre il tempo il principale “inquisito” in ogni contesto esistenziale, ed ancor più quando riguarda la sfera medica e assistenziale. «Il problema del tempo, e in particolare del tempo della cura – scrive su Il Corriere della Sera (29/4/2018) Paolo Roversi Monaco, già Rettore dell’Università di Bologna e Presidente Genus Bononiae –, é oggi decisivo, per i singoli e per la collettività, a fronte di una realtà in cui la raccolta dei dati della popolazione diviene un elemento imprescindibile della ricerca volta a garantire lo sviluppo di terapie più efficaci e sempre più basate sulle esigenze del singolo». Dunque, si impongono così doveri da ambo le parti, ma anche in questi casi bisogna fare i conti con la “intramontabile” spending review, e gli obiettivi da raggiungere (e da mantenere) da parte delle Asl. Purtroppo, di questi aspetti, per lo più di pertinenza degli addetti ai lavori, la collettività non se ne avvede mentre se ne avesse coscienza, sarebbe favorita per avviare e mantenere un dialogo alla pari con le Istituzioni sanitarie e politiche che gestiscono il nostro sistema sanitario. Una reciprocità che completerebbe (al meglio) i suggerimenti di appropriatezza prescrittiva proposti.

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