TRA DEMAGOGIA E IPOCRISIA


UNA LEGGE “AD HOC” PER IL RISPETTO DELLA DIGNITÀ UMANA?

Una ridondanza che rasenta la retorica, come dire che se non esistesse verrebbe meno il
 rispetto della persona. Ma basterebbe rispettare la Costituzione a cominciare dai Vertici

di Ernesto Bodini


Nuovi Governi, proposte innovative. E fra un intendimento e l’altro, come pure fra una demagogia e l’altra, il vice premier Luigi Di Maio ha pensato bene (ovviamente condiviso dal suo entourage) di ideare, proporre e far approvare (il 2 luglio scorso) il cosiddetto Decreto Dignità. Ma c’era proprio bisogno di una legge “ad hoc” per imporre il rispetto di determinati diritti prendendo “a prestito” il concetto di dignità? Io credo che tale provvedimento sia un “abuso” in ragione della posizione di potere, della megalomania e dell’eccessivo presenzialismo: basti sapere che in questi ultimi tempi premier e vice premier si sono sottoposti ad almeno ad un migliaio di selfie e, a riguardo, va detto per inciso, non c’é stato nessun statista nella storia che abbia raggiunto questo record... anche se sino a meno di due decenni fa esistevano solo le macchine fotografiche e le cineprese. È bene quindi che i nuovi capostipiti di questa Legislatura e il loro seguito, rivedano alcuni concetti relativi alla Dignità, al Cittadino, alla Persona, all’Essere umano in modo meno plateale e quindi in modo più introspettivo. Anzitutto va ricordato che il cittadino è Persona (dall’etrusco Phersu: personaggio), il cui concetto filosofico esprime singolarità di ogni individuo della specie umana, in contrapposizione al concetto filosofico di natura umana che esprime ciò che hanno in comune le persone. Soffermandomi sul termine Persona il filosofo greco Aristotele (384-322 a.C.) definiva l’Essere umano, per natura, dalla nascita, come “animale razionale”, e come “animale politico” che tende per esigenze economiche ed intellettive ad abitare e vivere con altre persone, organizzandosi in gruppi: famiglie (Oikos), villaggi e città (Polis). Quindi, una persona è un essere dotato di coscienza di sé e in possesso di una propria identità e dignità. L’esempio più evidente di persona umana viene dal latino personare, ossia comunicare attraverso la parola (e non certo attraverso interminabili discorsi di piazza, immortalati da ripetuti selfie, tanto assurdi quanto inutili...


Più in generale sulla definizione di Essere umano ben concorda il frate domenicano, teologo e filosofo San Tommaso d’Aquino (1225-1274) che commenta evidenziando la differenza con l’ordine del regno animale: «L’uomo di sua natura è un animale sociale e politico fatto per esistere insieme ad altri anche più di qualsiasi altro animale, e questo risulta evidente dalle sue necessità di ordine naturale... La natura dell’uomo è tale che non può procurarsi tutto con l’opera delle sue mani; infatti un uomo non potrebbe vivere da solo senza che gli venga a mancare qualcosa di necessario. Dunque, l’uomo per natura vive in società con gli altri». Ecco che prende forma il ruolo di uomo-cittadino, spesso suddito del sistema, in quanto la condizione di sudditanza equivale a dipendenza se non della sovranità (giacché la nostra non è più una Monarchia) della dipendenza del potere di uno Stato. Ma esiste il diritto di non essere sudditi? Per rispondere a questa domanda occorre richiamare il concetto di burocrazia che, nel nostro paese, è un vero e proprio tarlo che corrode l’anima, la Persona nella sua totalità, quindi nella sua dignità; e non sarà certo un Decreto a migliorare la situazione. Come più volte ho scritto, basterebbe richiamare tutti i principi della Costituzione e soprattutto rispettarli, in quanto al loro interno comprendono gli inalienabili concetti di imparzialità ed efficienza; principi che devono guidare l’azione e il comportamento. La nostra vita politico-amministrativa condizionata da molti aspetti legislativi, è in gran parte intrisa di occulto, di astratto e spesso di incomprensibile: la decisione del politico, la volontà del legislatore, la determinazione dell’autorità, la disposizione del burocrate e quindi lo spirito del potere, hanno bisogno di tradursi in parole e soprattutto in scartoffie (pane quotidiano per gli avvocati, e non solo...); e delle diverse espressioni del potere la burocrazia è quella che meglio si adatta alla autonomia ed astrattezza della carta, anzi, ne fa proprio l’elemento basilare. Lo stesso Franz Kafka (1883-1924) sosteneva che «I ceppi dell’umanità sono fatti di carta bollata». Ceppi che ledono la dignità umana nonostante le leggi, la Costituzione e non di meno il recente decreto.

Quanti ricordano sia pur in sintesi, ad esempio, il testo della relazione sulla Costituzione Italiana tenuta dal giurista (e uno dei padri della Costituente) Piero Calamandrei (1889-1956) a Milano nel Salone degli Affreschi il 26 gennaio 1955? Io credo pochi o nessuno, e proprio per questo vale la pena rammentare che si soffermò in particolare citando l’art. 3, ritenendolo il più importante, che dice così: «...è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana, e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Già allora precisava che la nostra Costituzione soltanto in parte è una realtà, in parte ancora un programma, un ideale, una speranza; e purtroppo, a mio avviso, oggi non è più nemmeno un ideale... in quanto non rispettata. E ciò dimostra che la saggezza si è persa nel tempo, sepolta con i nostri avi. Ma tornando al concetto di dignità, che peraltro Calamandrei lo dava per scontato, si può approfondire affermando che è la virtù che valorizza la persona: si può essere ricchi, belli, famosi, intelligenti e persino potenti ma non avere per nulla dignità. Una persona dignitosa si comporta convenientemente mostrando coerenza, equilibrio ed autocontrollo; non si mette in mostra, non cerca di far colpo sugli altri, non ricerca la lode, gli onori o l’approvazione degli uomini e neanche la pietà umana; in particolare, rifugge tutti gli eccessi (nelle amicizie, nel vestire, nel parlare, etc.). Inoltre, sa distinguere il perdono dalla tolleranza: sa perdonare chi ha commesso un torto inaccettabile... La persona degna è quella adatta, capace, che soddisfa tutti i requisiti e che quindi merita una certa posizione. Ricordo anche di aver letto che il grande errore delle religioni è che ci si possano acquistare meriti davanti a Dio, e che quindi si possa diventare degni della salvezza. Si possono soddisfare i requisiti umani, ma quelli di Dio? Uno solo li ha soddisfatti, e lo ha fatto per noi: Gesù. Ma spesso l’uomo, specie se ha potere, non è degno; ed ancor meno, credo di poter aggiungere, se tale potere lo esercita nei confronti di un suo simile semplicemente perché lo ritiene a lui inferiore. Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi, si diceva un tempo; ed oggi, beata quella Nazionale che non ha bisogno di decreti per il rispetto della dignità umana.

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