BREVE ANALSI SULLA COMUNICAZIONE UMANA
Oggi i rapporti sociali sono sempre più effimeri e poggiano
le basi quasi sempre sul fragile piedistallo dell’ipocrisia, dell’opportunismo
e della non sincerità, a discapito dei buoni sentimenti...
di Ernesto Bodini
È
proprio vero: non c’é da stupirsi, non solo di noi stessi ma anche e
soprattutto dei nostri simili, specie se si reputano amici o più semplicemente
conoscenti di lunga data... Un tempo, andiamo indietro di alcuni decenni, nella
cultura e nella mentalità italiana (come più volte ci hanno raccontato i nostri
avi) i rapporti umani erano più spontanei, più sinceri e più solidali non solo
perché le condizioni di vita (assai meno moderne e confortevoli) inducevano al
classico “mal comune mezzo gaudio”, proprio perché in tempi di conflitti e
ristrettezze, ma anche per il momento storico-culturale di quell’epoca in
quanto più ricco di sentimenti e di onestà intellettuale. La comunicazione tra
persone era più diretta, più schietta (eccezioni a parte), non “disturbata” da
distrazioni varie come i mezzi che la odierna modernità ci ha fatto conoscere...
condizionando non poco anche le più semplici abitudini quotidiane di molti di
noi. Ma tant’é. Ogni epoca deve fare storia dando libero sfogo alle cosiddette
menti più geniali o “genialoidi”, che si sono inventate e si inventano di tutto
trascurando per lo più il lato umano, ovvero il bisogno comune di interagire e
convivere per il bene (e nel bene) l’uno dell’altro. A mio avviso a nulla
serve, o comunque poco, lo sforzo di sociologi e analisti della psiche per
ricondurre (parafrasando l’opera di Kant del 1781) alla ragion pura l’essere
umano, che invece è talmente debole sino a mutare la propria personalità, e
quand’anche succube di un semplice spot pubblicitario... Si provi ad immaginare,
ad esempio, se i protagonisti improvvisati (anonime persone della strada)
dovessero astenersi dai convincenti e magari allettanti inviti a recitare una
azione pubblicitaria... quella non “artefatta” bene inteso; probabilmente si
verificherebbe un minor consumo di prodotti con tutte le conseguenze che ne
possono derivare. Si dice da sempre che la pubblicità è l’anima del commercio,
ma da qui ad enfatizzare, spersonalizzare e magari sino ad illudere ce ne
passa...; senza dimenticare che chi propone è di gran lunga avvantaggiato
rispetto al destinatario della proposta. Quindi va da sé che in tutte le operazioni
di marketing il fine è puramente commerciale e le relazioni umane, propriamente
dette, sono quasi sempre in secondo piano. Ma a parte questa breve
disquisizione sulla comunicazione commerciale, resta inevitabile l’importanza
del rapporto umano con tutte le varianti del caso, e il manifestarsi si esprime
a seconda delle circostanze dando sempre più spazio all’opportunismo, così che
i valori interiori dell’Essere si disperdono con il vento gelido dell’inutilità
esistenziale. Personalmente non intendo nascondermi dietro un dito, ben conscio
che chi non ha peccato scagli la prima pietra, ma un minimo di amor proprio e
di umana considerazione devono sopravvivere, sia pur con i difetti di ognuno, e
favorire il nostro ri-avvicinamento a quanto espresso nella Bibbia secondo la quale
per la religione cristiana, ogni uomo è unico e irripetibile e la sua vita ha un
valore immensamente grande: nessuno ha potere sulla vita degli altri (oltre di
quella propria, aggiungerei) e ognuno gode di diritti che devono essere
garantiti.
Il rispetto della vita in
tutti i suoi aspetti, la libertà religiosa, la possibilità di istruirsi e di
acquisire una solida cultura, il lavoro, il giusto benessere fisico e
materiale, sono diritti oggi indiscutibili e il loro rispetto e la loro
promozione misurano il grado di civiltà che una società ha raggiunto. Ma
purtroppo tutto questo è sempre più disatteso da gran parte dell’umanità,
sempre più conflittuale, e proprio per questo vorrei concludere richiamando
l’attenzione sui nostri simili, anche d’oltre oceano (migranti e non), che
spesso non vengono considerati come tali perché assai distanti dal comune intendere. E credo che sia un toccasana
rammentare la bontà e la saggezza del nobel per la Pace Albert Schweitzer
(1875-1965, nella foto): «Noi non siamo per nulla liberi di
volere o non volere del bene ai popoli d’oltre mare, noi siamo tenuti a fare
del bene. Questo bene non lo dobbiamo considerare come una generosità da parte
nostra, ma piuttosto come una espiazione o un ripagamento per tutto il male che
noi abbiamo fatto a loro. È tempo che qualcuno venga per aiutarli». Non è un aforisma ma un invito
responsabile ad essere accolto anche dai cuori più aridi... despoti e politici compresi!
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