INVITO A RIPENSAMENTI
PER SAGGEZZA E DOVERE ETICO
Quando la dignità si
confonde e rischia di perdersi nel profondo...
di Ernesto Bodini
Ogni
volta che nasce un Governo e l’insediamento dei relativi parlamentari non si
può fare a meno di rilevare pronostici, promesse, apparizioni in pubblico, e interscambi con i propri pari stranieri; il
tutto condito da una buona dose di spese quotidiane ripartite a vario titolo
(viaggi di rappresentanza e molto altro), ovviamente a carico della collettività.
In questa tornata politica, che a parer mio è più sofferta che innovativa, i
talk show e le pubbliche piazze sono sempre stracolme di ascoltatori-curiosi (in
gran parte per immortalare con il proprio cellulare questo o quel parlamentare)
che probabilmente hanno ben poco da fare o a cui pensare, se non farsi
“estasiare” da incantatori dotati di una loquela che si tramuta in
scialorrea..., mettendo a repentaglio non solo le proprie ghiandole salivari e
le corde vocali, ma soprattutto le speranze dei cosiddetti incalliti creduloni
che, nonostante tutto, non hanno ancora la cognizione dell’orizzonte dove poter
intravedere un futuro migliore. Nel frattempo la politica internazionale la fa
da padrone, condizionando direttamente o indirettamente il nostro equilibrio e,
a riguardo, è sempre più deprimente la ormai interminabile questione delle
immigrazioni di popolazioni dalle problematiche miste: affette da povertà,
sfruttamento, persecuzioni ed altro ancora. Tra queste, una parte riesce a
raggiungere i Paesi ospitanti, alcuni dediti altri contro voglia per più
ragioni; ma altri esseri umani vanno a popolare il cimitero sottomarino, ai
quali non è possibile dare una degna sepoltura, una mancanza che impone il
quesito: dove sta la dignità umana? Un affronto quindi che, se pur per altre
ragioni di pseudo equilibrio politico-economico, il vice premier ha pensato di
scomodare il sostantivo “dignità”, termine che come sappiamo ha ben sedici
sinonimi, e proprio per questo sarebbe da stabilire quale sia il più indicato
al suo Decreto “innovativo”. Ma qualunque sia stata la sua interpretazione ai
fini del processo legislativo (DL n. 87 del 12/7/2018), rimane il fatto che
tale termine prima di trasporlo sulla carta deve essere insito nell’animo di
ogni essere umano e, il fatto di non riuscire a fermare l’ecatombe nei nostri
mari (anche se le competenze morali e giuridiche sono internazionali), io credo
che la parola dignità sia da menzionare essenzialmente a tutti quelli che non
avranno mai una sepoltura... e che come tutti avevano il diritto di vivere,
ragione per cui cercavano rifugio e accoglienza anche da noi. Nel contempo mi
rendo conto che ragionare da questa parte, ossia di chi non ha alcun ruolo e responsabilità
dirette, è molto più semplice, ma questo non giustifica l’utilizzo “a cuor
leggero” del termine dignità per promuovere un’azione
politico-economico-finanziaria gestionale, peraltro tuttora oggetto di polemiche.
Ma questo è un altro aspetto del contendere. Dal mio punto di vista sarebbe
come “abusare” del titolo di eroe, sul quale mi sono soffermato in più
occasioni rammentando la definizione data da Albert Schewitzer (1875-1965): «Non esiste l’eroe dell’azione ma della
rinuncia e del sacrificio».
Concetti,
questi, che ogni politico dovrebbe far propri immedesimandosi nei bisogni della
collettività che rappresenta, e per la quale intende agire in suo favore, con
saggezza ed etica. Già, ma cos’é l’etica? A questo riguardo potrei dilungarmi
oltre, ma mi limito al seguente invito: cari parlamentari, prima di promuovere
un decreto prendendo a prestito un termine come la dignità, o simili, rammentate
quanto sosteneva l’italiano Pietro Thouar (1809-1961, nella foto), educatore e
prolifico scrittore, seppur autodidatta: «La dignità dell'uomo povero e oscuro ma
laborioso ed onesto, è maggiore di tutte le altre, e va innanzi a tutte le
vanità della terra». Evidentemente i destinatari del suo aforisma
prevalgono su altri, ma non deve essere un riconoscimento da pagare a caro
prezzo!
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