PRESENTAZIONE E PROPOSITI
IN AULA DI SENATO
Tra acclamazioni e dibattiti seguite da scroscianti e
ripetuti applausi ad ogni capoverso espresso “ad effetto”
di Ernesto Bodini
Parlamentari,
parlamentari e ancora parlamentari: un esercito che tra Camera e Senato occupa
945 “scranni”; tutti eredi di quella benedetta (?) Carta del 1948 a tutela e
garanzia dei diritti (dopo i doveri), ma che a distanza di decenni si deve ancora
disquisire su come farli rispettare, e in molti casi senza riuscirci... In
questo lungo periodo di evoluzione storica e legislativa si è avvicendata una
pletora di “personaggi” con ruoli e responsabilità, oltre che fruitori di
svariati benefit, votati da una popolazione più o meno in-consapevole di tale
designazione. Ad ogni nascita e forma di Governo chi ha presieduto lo scranno
di presidenza del Consiglio dei Ministri prendeva parola e, nel presentarsi,
chiedeva la fiducia al Senato della Repubblica. Anche in quest’ultima nuova
investitura il designato ha dato corso a tale richiesta, elargendo molti
aspetti politico-sociali. Nulla, o quasi, da eccepire sulla dizione e sulla
compostezza anche in seguito al dibattito (youtube 5/6/2018), ma è mai
possibile che ad ogni sua affermazione di particolare rilievo ed incisività,
come a quelle degli oppositori dai toni più “accesi”, la platea doveva dar
corso a scroscianti applausi? Certamente, si dice, ciò è manifestazione di
assenso (ancor prima di compiacimento) al relatore di turno, ma tale comportamento
a mio avviso non differisce da quello di una platea che applaude a teatro, allo
stadio, in una arena o in una pubblica piazza i propri beniamini. Tali
esasperanti acclamazioni non credo che garantiscano oltre e in qualche modo gli
intenti del parlamentare al microfono, poiché il valore di un assenso trova la
sua più giusta collocazione quando si impone la sobrietà e talvolta anche il
silenzio..., non a caso corre il detto: «chi
tace acconsente».
Ora,
bisogna dare tempo al tempo; ovvero, lasciare ai neo eletti il tempo necessario
per prendere visione di tutte le falle di cui è intrisa la nostra Penisola, con
l’accortezza nonché dovere (e si spera anche un minimo di competenza,
lungimiranza e saggezza) di elaborare proposte innovative per risalire la
china; ma ciò comporta preparazione ed approfonditi studi sugli emendamenti che
si intende pronunciare per dare eventualmente corso a nuove leggi operative, e
a revisione di alcune. Leggi che saranno elaborate dai cosiddetti “brain trust”,
ossia tecnici esperti in legislazione, ovviamente su proposte dei politici
parlamentari. Tra queste, ad esempio, si paventa l’ipotesi della reintroduzione
dell’insegnamento di Educazione Civica
in tutte le scuole (già introdotta nel 1958 da Aldo Moro), e caduta nell’oblio
nel 2008 in quanto sostituita dalla materia Cittadinanza e Costituzione; una sorta di inversione che non è mai
servita ad aiutare gli italiani ad interpretare gli articoli della Costituzione...
e a vederne la loro applicazione. Se questo “passo indietro” può servire ben
venga, ma incisiva deve essere la messa in pratica perché studiare e non
apprendere equivale a un nulla di fatto. Altrettanto utile, restando in tema di
innovazioni, a mio avviso sarebbe l’insegnamento della Burocrazia: la storia,
l’evoluzione e soprattutto come fronteggiarla da parte del cittadino nei
confronti dei suoi simili... che ricoprono il ruolo di burocrate. Forse tale
suggerimento potrà sbalordire e far sorridere con non poca ironia, ma
sicuramente potrebbe contribuire a risvegliare certe coscienze... e
responsabilità. Ma purtroppo dubito che possa essere preso in considerazione in
quanto verrebbe inteso come antitesi con chi detiene il potere di gestire il
bene pubblico (ma soprattutto il proprio), a cominciare dal funzionario che sta
dall’altra parte della scrivania, o anche dal semplice addetto che sta allo
sportello. Nuovo governo per un’Italia migliore? Se i parlamentari fossero un
terzo e “non onorevoli” forse si riuscirebbe, almeno in parte, a sanare un
sistema che è sempre più incontrollabile... Del resto si sa, o dovremmo sapere,
gli uomini politici sono uguali dappertutto: promettono un ponte anche dove non
c’è un fiume.
Commenti
Posta un commento