L’informazione medico-sanitaria
e medico-scientifica
Più etica e
professionalità tra i doveri fondamentali per informare in modo corretto
Ernesto Bodini
Da
tempo, ormai, siamo nell’era del sistema dei mass media, termine composto dall’inglese mass (dal latino massa)
che significa, appunto, massa e dal latino media
che è il plurale di medium, e
significa mezzo in tutti i sensi, anche nella accezione moderna di messaggio,
tramite. Sistema complesso che comprende più cose: la stampa (quotidiana,
settimanale, mensile, periodica), la radio, la televisione, il libro, il
cinema, i dischi, i compact-disc, l’uso di internet. Ed ancora: il telefono, il
tablet, il telefax e la pubblicità. Tutti mezzi che hanno contribuito e
contribuiscono allo sviluppo dell’informazione e della conoscenza. Ma quali
considerazioni si possono fare sull’informazione specializzata che, peraltro
nel nostro Paese è alquanto scarsa sia in termini di giornalisti che di
testate? Va innanzitutto ribadito che la divulgazione della scienza al pubblico
è da considerare non solo un dovere, ma un serio impegno che garantisca la
crescita culturale, sociale e civile con la consapevolezza che il sapere e il
non sapere fa sempre la differenza... Deve essere certamente in linea coi tempi
ed avvalersi di tutti i mezzi di comunicazione, preposti a raggiungere in tempo
reale (o quasi) ogni fascia di pubblico. Il settore dell’informazione medica,
della ricerca in particolare, è però più delicato in quanto il modo in cui
viene fatta talvolta lascia piuttosto a desiderare per l’eccessivo allarmismo,
sensazionalismo e superficialità. Divulgare la scienza ha come scopo quello di
informare e sviluppare attenzione e interesse generale; pertanto non ha bisogno
di scoop o di sensazionalismo. E' invece indispensabile porre l’attenzione sulla
attendibilità delle fonti, tenendo presente
anche il contesto politico ed economico in cui si sviluppano i risultati
di una ricerca. Per queste ragioni, oltre che per dovere deontologico, il
giornalista scientifico non deve mai assumere un atteggiamento di passività, ne “riverire” alcunché o chicchessia. Il ruolo di autonomia e indipendenza (a parte
determinati “vincoli” editoriali) è un diritto-dovere, che il giornalista può
attuare se preparato e se ha l’umiltà di riconoscere i propri limiti, certamente
superabili con un serio e costante aggiornamento. In particolare, il
giornalista scientifico, quale divulgatore specializzato, deve essere in grado
di selezionare, rendendo di generale comprensione, quanto gli viene comunicato di cui viene a conoscenza e che riguarda il progresso tecnico-scientifico. E
tanto più corretta è l’informazione, maggiore sarà il coinvolgimento sociale
per aver suscitato particolare interesse (fiducia e credibilità) nei singoli
lettori. È opinione comune che nel panorama dell’informazione
medico-scientifica una voce professionale seria, che punti ai problemi pratici
come quello dell’aggiornamento costante, abbia non solo il diritto ma anche il
dovere di esistere...
In
questi ultimi anni, soprattutto su internet, abbiamo assistito ad una miriade
di informazioni in ambito medico-sanitario e medico-scientifico, sia per quanto
concerne la natura delle patologie ed i possibili rimedi, sia per la possibile
prevenzione. Ma spesso si rilevano informazioni non corrispondenti al vero,
diffuse da non competenti e non di rado non firmate e non corredate da
bibliografia (fakes news), e ciò induce a ribadire che il giornalismo
medico-scientifico in particolare richiede una professionalità che deve
necessariamente confrontarsi con la complessità delle moderne organizzazioni
sociali di qualunque tipo; e il contributo del pubblicista, con la sua
professionalità specifica nei singoli campi di competenza, è determinante. È
però importante distinguere tra divulgazione scientifica e giornalismo medico.
Nel primo caso dovrebbe essere indirizzata ad un selezionato gruppo di
destinatari, mentre il giornalismo medico-sanitario è convenzionalmente più
orientato ad informare in modo divulgativo i lettori su argomenti di medicina.
Si può quindi definire giornalismo medico-scientifico tutto quanto riguarda la
divulgazione della medicina e il suo sviluppo scientifico, e per estensione la
scienza tecnologica in senso lato (inclusa la ricerca) applicata alla medicina
stessa. La divulgazione scientifica, nel senso più accessibile del significato,
ha nella validità dei contenuti tecnici dell’articolo il limite ed il
condizionamento per la trattazione di specifici argomenti; nel caso del
giornalismo medico non vi è dubbio che sono l’editore e il giornalista i responsabili
di una scelta che può essere condizionata dai personali convincimenti nei
confronti dell’argomento trattato o subire anche l’influenza di interessi extra
professionali.
È
certo che quando si tratta di notizie dal contenuto medico-scientifico, le
stesse assumono notevole importanza per l’influenza culturale e psicologica sul
lettore; aspetto, questo, che ha particolare rilievo se si considera tra
notizia ed età del lettore per la sua “influenzabilità” da parte dei contenuti
della notizia ricevuta e delle modalità di esposizione e costruzione
dell’articolo. Per quanto riguarda il rapporto tra la scienza e l’informazione,
in particolare tra i medici e i giornalisti, le intese e le collaborazioni sono
in genere soddisfacenti. Il giornalista che si occupa di cronaca sanitaria e il
giornalista scientifico hanno il diritto di scegliersi personalmente le “fonti”
più autorevoli o comunque più competenti, che li erudiscano sui retroscena di
una crisi sanitaria, della scoperta di un nuovo farmaco o di una ritrovata
strumentazione diagnostica o terapeutica. Ma non va sottovalutato il rapporto
interpersonale che a volte si può instaurare tra il medico e il giornalista
specializzato; delicato aspetto, questo, che solo il “buon senso” delle parti
deve garantire l’imparzialità dei rispettivi ruoli e competenze. Non è poi
tanto raro che l’uno si confidi all’altro, e questo, non deve intaccare o
condizionare il “pensiero” scientifico e professionale dei due professionisti
che, ricordiamolo, sono reciprocamente tenuti al segreto professionale. Più
personale e quindi soggettivo il rapporto tra giornalista ed editore di testate,
specie se non subordinato da una assunzione diretta (riguardanti i cosiddetti freelance),
solitamente meno remunerato ed in altri casi condiviso ed accolto per la
gratuità della collaborazione; ma non per questo meno competente e
professionale.
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