IN AUMENTO IL FENOMENO
DELLA VIOLENZA SULLE DONNE
Molteplici le iniziative
nazionali e locali delle Forze dell’Ordine, Servizi Sanitari
e della Associazioni di
Volontariato per la prevenzione e la tutela delle vittime
di Ernesto Bodini
Tra
dispotismo, sfrontatezza e libertà di agire i reati contro la persona (in
particolare nei confronti delle donne) sono sempre più in ascesa e i numeri
continuano a sommarsi tra eventi raccontati dalla cronaca e statistiche.
Infatti, secondo l’Istat il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subìto
nel corso della propria vita qualche forma di violenza fisica o sessuale: il
20,2% ha subito violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% lo stupro o
tentato stupro. E ciò nella misura del 13,6% da partner o ex partner, il 13% da
persone conosciute da amici, parenti o colleghi di lavoro; e per completare,
nel 2017 i femminicidi sono stati ben 110. Un vero e proprio “bollettino” della
nefandezza umana il cui “aggiornamento” per la prevenzione richiede
investimenti di vario tipo, oltre naturalmente ad inziative di carattere
informativo attraverso ogni mezzo di comunicazione. Ma tutto questo basterebbe
per eliminare (o ridurre al minimo) una piaga sociale così dilagante tanto da
rendere sempre più insicura la nostra libertà? Difficile rispondere perché la
sfera di cristallo non la possiede nessuno; tuttavia alcuni passi avanti da
qualche anno si stanno facendo. Ne è un esempio l’attività del Coordinamento Contro la Violenza sulle
Donne (CCVD), isitituito dalla Città di Torino nel 2000 e ampliato al
territorio provinciale nel 2010 con la relativa campagna di comunicazione
ricordando, tra l’altro, un passo della Convenzione di Istanbul: «Violenza nei confronti delle donne basata
sul genere è qualsiasi violenza che colpisce
una donna in quanto donna e che può provocare sofferenza fisica,
sessuale, psicologica o economica, in ogni ambito della vita pubblica, privata
e lavorativa. La minaccia di violenza nei confronti di una donna è considerata
violenza, come anche privarla della sua libertà, violare i suoi diritti umani e
discriminarla sulla base del suo genere». Sembrano concetti scontati ma che
vale la pena ribadire tanto che l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Torino
ha istituito il Centro di Supporto ed
Ascolto Contro la Violenza Demtra con sede presso l’ospedale San Lazzaro
in Via Cherasco 23 (tel. 011.633.58.99 – Cell. 335.71.69.000), e il Centro
Soccorso Violenza Sessuale (SVS) presso l’ospedale Sant’Anna in via Ventimiglia
1 (tel. 011. 313.41.80), i cui operatori sono preposti all’accoglienza per un
primo ascolto e a dare una risposta immediata, un suppporto e un sostegno
qualificati indirizzati per un recupero
specialistico, oltre alla consulenza legale (escluso il patrocinio). Il centro
offre inoltre assistenza sanitaria, colloqui di orientamento percorsi di
sostegno psicologico, e chi subisce violenza, minacce, persecuzioni può
accedere in caso di pericolo al P.S. dell’ospedale Molinette 24 ore su 24
telefonando allo 011.633.51.85. Sempre a Torino nel 2010 è stato istituito
dalla Polizia di Stato (Capo Antonio Manganelli) l’Osservatorio per la
Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (O.S.C.A.D.) con lo scopo di
agevolare il processo di integrazione sotto il profilo della sicurezza
garantendo tutela e protezione delle minoranze oggetti di atti discriminatori.
Nel novembre 2016 la Regione Piemonte ha siglato un protocollo di intesa con
l’O.S.C.A.D., per sostenere l’attività di contrasto ad ogni forma di
discriminazione e parità di trattamento prevista dalla Legge n. 5 del
23/3/2016; prevedendo inoltre un fondo di solidarietà per la tutela
giurisdizionale per le vittime di discriminazioni.
La
Questura di Torino sta investendo iniziative di informazione con manifesti e
videoriproduzioni esplicative in ambito pubblico, per tutelare le vittime di
violenza domestica in virtù della Legge 119/2013 che prevede la misura
precautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare (art. 384 bis
del C.P.P.), con il divieto di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati
dalla persona offesa, di chi è colto in flagranza anche di diversi delitti,
quali lesioni gravi, minaccia grave ed i reati a sfondo sessuale disciplinati
dal Codice Penale. Tra le iniziative, a livello nazionale, volte alla massima
diffusione il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del
Consiglio dei Ministri dal 2006 ha attivato il N.V. 1522 (24 ore su 24) accessibile gratuitamente con un'accoglienza disponibile nelle lingue
italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. Le operatrici telefoniche
dedicate al servizio forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime di
violenza di genere e stalking, offrendo informazioni utili e un orientamento
verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio
nazionale. Nel
2009, con l’entrata in vigore della Legge 38/2009 in tema di atti persecutori,
il Numero ha iniziato un’azione di sostegno anche nei confronti delle vittime
di stalking. Il servizio rappresenta lo snodo operativo delle attività di
contrasto alla violenza di genere e stalking ponendosi alla base della
metodologia del lavoro "di rete", assume il ruolo di strumento
tecnico operativo di supporto alle azioni realizzate dalle reti antiviolenza
locali, chiamate a contrastare il fenomeno della violenza di genere,
garantendone, al contempo, i necessari raccordi tra le Amministrazioni Centrali
competenti nel campo giudiziario, sociale, sanitario, della sicurezza e
dell'ordine pubblico. Notevoli supporti con molti operatori la cui
dedizione è anche esortazione a denunciare un maltrattamento (non è mai troppo
tardi!), ed ogni denuncia è un chiaro messaggio che ciascun essere umano
d’indole violenta dovrebbe considerare, rammentando quanto sosteneva William Shakesperare (1564-1616): «La donna uscì dalla costola dell’uomo, non
dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore. Ma dal
lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore
per essere amata».
Commenti
Posta un commento