VERSO L’ENNESIMA LEGISLATURA REPUBBLICANA
Un percorso nel “rispetto” delle regole ma
privo di garanzie e certezze per l’eccessiva ambizione della “corsa al potere”
e soddisfare il proprio Ego. Il termine della XVII Legislatura ha offerto un
bilancio disastroso sia sotto il profilo parlamentare che politico e
strategico.
di Ernesto Bodini
Ogni
volta che si rinnova un Governo sembra di rievocare la “corsa all’oro” di fine
Ottocento relativa all’epopea del vecchio West. Quindi anche per la
costituzione della prossima Legislatura, in Italia, in questi giorni è febbrile
la nomina dei Senatori e Deputati per raggiungere quelle poltrone (alla Camera
e al Senato) che in gran parte scalderanno dopo assenze e... diserzioni, tutti
fieri di tale incarico che promettono di onorare essendo il loro ruolo di una
certa responsabilità... Ma ancora non si capisce perché in totale devono essere
945 i Parlamentari che, in gran parte, va detto, esercitano una prima professione
e di conseguenza alternando settimanalmente il loro impegno istituzionale con
quello privato, comprese parentesi famigliari e ludiche che richiedono una
certa... instancabile performance. Questa mia osservazione non deve essere
letta con acredine, ma con un piglio di obiettività e razionalità di uno stato
d’essere in quanto mi riesce difficile concepire la capacità di esercizio di
costoro (che peraltro continuano a farsi chiamare “onorevoli”), ossia di
esercitare più ruoli quasi in simultanea, oltre allo stress dei viaggi di
trasferta: dalla propria sede di residenza alla sede Parlamentare. Inoltre, non
mi è ancora chiara questa loro “particolare” dedizione votandosi al bene della
collettività (ma che buon cuore!), sapendo che per promuovere e deliberare
determinate Leggi dovranno leggere (e rileggere) se non anche studiare migliaia
di pagine di emendamenti, anche se coadiuvati da uno stuolo (più o meno
competente) di collaboratori, che non ho alcuna difficoltà a definire
“portaborse”, e in taluni casi “tirapiedi” che sperano di avvantaggiarsi di
qualche cosa... magari un piccolo posticino nei meandri del Parlamento. E
vorrei anche aggiungere che per valutare e studiare temi “caldi” quali la
Sanità, la Sicurezza del Paese, l’Istruzione e la Ricerca, l’Economia nazionale
ed internazionale per citarne alcuni, sono necessarie determinate competenze
che non possono essere però garantite unicamente da un titolo accademico (che
si presume meritato), ma sono altrettanto indispensabili basi culturali in
senso lato, oltre a sensibilità ed esperienze possibilmente vissute sul campo,
magari in uno o più settori. Questi ultimi requisiti non sempre compaiono nel
pacchetto dei curriculum professionali dei candidati “al potere”, ne tanto
meno sono palesemente dimostrabili alla collettività.
Ciò
dimostra che l’eccessiva ambizione in ogni contesto socio-professionale ma
soprattutto politico in realtà non è una garanzia, in particolare se la stessa
è mirata al mero potere godendo nel contempo di una certa visibilità (sfrenato
ed ostentato narcisismo), esternata in campagna elettorale, nelle pubbliche
piazze e nei talk show con quell’orgoglio che sa più di saccenza che d’altro...
Tale “deficit” di garantismo rasenta una sorta di “destabilizzazione” del
Paese, ancorché se le voci che si elevano a promesse con il tempo diventano
sempre più afone... sino a scomparire nel nulla. Queste mie osservazioni non
vanno lette come ipotesi di mera “anarchia”, piuttosto come osservazione di un
sistema che continua a non reggere, e l’infinita moltitudine di esempi risale
alla metà degli anni ’70 sino al protrarsi a tutt’oggi e che non sembra aver
fine. In attesa di un ipotetico capovolgersi delle situazioni esistenziali nel
nostro Paese, assistiamo più o meno passivamente a reati d’ogni sorta, a
numerose ingiustizie e ad assurdi paradossi che la burocrazia continua a
mietere procurando disagi e sconforto nella popolazione (che tutto sommato in
gran parte ancora crede), contrastando il tutto con cortei, sitin, fiaccolate e
invocazioni che di fatto si dissolvono nel giro di poco come neve al sole. Tuttavia,
sarebbe auspicabile invocare il riemergere della saggezza di ognuno,
soprattutto di coloro che intendono gestire la collettività, ma devono essere
ben coscienti, però, che la
saggezza rappresenta la capacità di scegliere e volere in maniera razionale,
riconoscendo la differenza tra bene e male, giusto e non giusto, quale valido
aiuto per le decisioni future, uno spunto per agire e pensare correttamente. Se
è vero che secondo l’opinione popolare si diventa più saggi con il passare
degli anni, leggere (e mettere in pratica) frasi sulla saggezza di filosofi,
pensatori e scrittori avveduti ci permetterà di accelerare il processo di
miglioria, acquisendo esperienza di vita e prudenza nel rispetto dei diritti e
della dignità di ognuno.
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