Sul tema vaccinazioni anche la Scuola in prima fila
Se ne è parlato agli
allievi delle Medie di Invorio
per inziativa del Kiwanis
Club di Borgomanero
di Ernesto Bodini
Quello
delle vaccinazioni, argomento ormai più che “inflazionato”, in realtà non è o
non vorrebbe essere un tema controverso, tanto più se informando ci si rivolge
ad un uditorio al di sotto della minore età. Con questa delicatezza di
approccio nei giorni scorsi si è tenuto un incontro con gli studenti delle
Scuola media dell’I.C. “Guido Petter” di Invorio (No), per iniziativa del
Kiwanis Club di Borgomanero (presidente il dott. Savio Fornara). Una platea di
oltre 90 allievi in presenza di alcuni dei loro insegnanti, attenti e composti
per seguire informazioni che li avrebbero in qualche modo coinvolti, sia dal
punto di vista della curiosità sia da quello dell’utilità di un atto medico,
quello delle vaccinazioni, appunto, che tutti hanno detto di essere stati
sottoposti per condivisione dei loro genitori. Tra gli interventi espositivi
quello del prof. Gianni Bona (primario emerito di Pediatria all’ospedale
Maggiore di Novara, e da sempre impegnato sul fronte dell’informazione scientifica
e divulgativa) che ha fatto un breve excursus delle principali tappe delle
vaccinazioni nella storia; ricordando in particolare il pioniere Edward Jenner
(1749-1823) che ha debellato il vaiolo; per poi proseguire con la vittoria sul
tetano, sulla meningite e poliomielite, sino alla realizzazione del vaccino per
la prevenzione del papillomavirus che si è dimostrato efficace nel prevenire
nelle donne il carcinoma della cervice uterina (collo dell'utero), soprattutto
se la vaccinazione è effettuata prima dell'inizio dell'attività sessuale (sia
femminile che maschile), questo perché induce una protezione maggiore prima di
un eventuale contagio. Il cattedratico non ha mancato di sottolineare che per
avere una maggior copertura vaccinale nella popolazione, le Istituzioni
sanitarie sono ricorse alla obbligatorietà, azione che non è stata presa di
buon grado da tutta la popolazione ma in ogni caso rappresenta un’azione di
presa d’atto, favorita dai vari organi di informazione.
E a questo riguardo è intervenuto
il dott. Fornara, medico di famiglia di Borgomanero (No) chiamando in causa i
mass media, il cui ruolo si è rivelato determinante nell’informare l’opinione
pubblica e gli stessi addetti ai lavori. «Ormai
– ha sottolineato – siamo tutti d’accordo
che i vaccini sono uno dei più importanti strumenti di prevenzione della sanità
pubblica. Tale pratica comporta
benefici non solo per effetto diretto sui soggetti vaccinati, ma anche in modo
indiretto, inducendo protezione ai soggetti non vaccinati. E sull’eticità
dell’informazione molto si è detto e si dice facendo riferimento alle
cosiddette fakes news (popolarmente “bufale”), ossia notizie in merito alla non
utilità delle vaccinazioni, non del tutto rispondenti alla realtà e questo
soprattutto da parte di non pochi siti internet, fonti difficilmente controllabili a priori...». Più attendibili,
ovviamente, le fonti ministeriali ma anche di testate come i quotidiani
nazionali in versione online o cartacea. L’AdnKronos, importante agenzia di
stampa
multicanale di informazione e comunicazione italiana, ha divulgato che tra il
1990 e il 2015 le vaccinazioni principali introdotte in italia hanno evitato
più di 4 milioni di casi di malattia e decine di migliaia di morti; basti
pensare che oltre 70 mila decessi sono stati evitati solo dalla vaccinazione
contro la difterite, il tetano e la poliomielite. Ma la popolazione sta
perdendo di vista la memoria della diffusione e della gravità di queste
malattie. Ad esempio, sempre secondo le informazioni dei media, nel 2017 in
Italia il morbillo ha ucciso 35 persone e 21.315 hanno contratto la grave
infezione. Secondo l’Oms in Italia, come anche in altri Paesi, la diffusione di
questa malattia è stata la somma di più fattori: dal calo della copertura
vaccinale soprattutto tra le popolazioni emarginate, alla scarsità dei sistemi
di sorveglianza delle malattie. Il dott. Fornara ha pure rammentato il dovere
del medico, il quale nell’esercizio della professione deve attenersi alle
conoscenze scientifiche e ad “adeguare”, nell’interesse del paziente, le sue
decisioni ai dati sceintifici accreditati e alle evidenze metodologicamente
fondate... Il medico si è poi soffermato sul virus dell’influenza spiegando che
da settembre ad oggi ha causato 115 decessi in Italia, di cui 11 bambini sotto
i 14 anni, e 588 sono stati i casi gravi ricoverati in ospedale. «Tutti casi evitabili con la vaccinazione
– ha precisato Fornara – perché il
vaccino, anche se non sempre evita l’influenza ne previene comunque le
complicanze. Tuttavia, il picco dell’epidemia quest’anno è stato raggiunto
nella prima metà di gennaio, e fortunatamente i casi sembrano essere in
diminuzione». Dai Quaderni del
Ministero della Salute si evince che il 99,7% dei medici di famiglia considera
la vaccinazione antinfluenzale uno strumento di prevenzione importante e
prioritario, e che anche quest’anno il 70% dei medici ha adottato il vaccino
fornito dalle Asl.
Chi scrive è stato invitato a ricordare la figura e
l’opera del prof. Albert B. Sabin (1906-1993), scopritore del vaccino
antipolio, debellando la malattia che ha mietuto decine di migliaia di vittime.
Solo in Italia sono stati denunciati 6.000 casi nel
1939 (la più grave epidemia in un anno). Nel 1950 le denunce furono 2.034, ben
2.867 (1951), 2.708 (1952), 4.995 (1953), 4.452 (1957) e 8.152 (1958); ciò
nonostante la disponibilità del vaccino Salk (vaccinazione volontaria) nella
seconda netà degli anni ‘50. Inoltre, dal 1960 al 1964 si verificarono 10.213
casi di polio, di cui oltre mille decessi. «Anche
se si cominciava a notare un sensibile calo di casi di infezione da virus
poliomielitico – ho ricordato – la
vaccinazione orale Sabin in Italia (per merito del ministro della Sanità (da
dicembre 1963 a luglio 1964) Giacomo Mancini (1916-2002) fu introdotta solo il
1 marzo 1964, con un imponente sforzo propagandistico in tutto il paese per
indurre i genitori ad aderire compatti alla campagna antipoliomielitica. Per
questa operazione il Ministero della Sanità, nel novembre 1963, acquistò
dall’Istituto Sclavo 15 milioni di dosi di vaccino. Tre anni più tardi (con
legge n. 51 del 4/2/1966) la vaccinazione antipoliomielitica divenne
obbligatoria in tutto il Paese. Ma intanto la schiera dei piccoli invalidi si
andava sempre più infittendo e affollando gli istituti di recupero, in
particolare i collegi della Fondazione don Carlo Gnocchi). E per queste forme
assistenza dal 1957 al 1965 lo Stato ha investito 20,5 miliardi di lire».
Oggi la poliomielite è soltanto più un ricordo, a parte alcuni focolai che si
sono attivati qualche anno fa in Afghanistan, Pakistan e Nigeria e sotto
osservazione dell’Oms; e grazie all’opera filantropica di Sabin che dalla
realizzazione del suo vaccino non ha mai voluto guadagnare un dollaro,
rifiutandosi di brevettarlo per contenere così il prezzo e far si che potesse
giungere a chiunque... Proprio per questa scelta visse sempre del suo stipendio
(800 mila lire al mese), sostenendo: «Non
voglio che il mio contributo al benessere dell’umanità sia pagato con della
moneta... I nostri sforzi devono ora essere volti a debellare le sacche di
povertà che si stanno sempre più allargando. Qui troviamo i bambini più
bisognosi di difesa, i piccoli che nascono da madri spesso sole, prive di ogni
possibilità economica, a volte incapaci di assisterli. Sono bambini dei Paesi
ricchi che rischiano di morire di stenti esattamente come succede nei Paesi
sottosviluppati».
Nelle foto: il prof. G. Bona e
l’uditorio, i relatori con gli insegnanti, e il prof. Sabin
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