Due
giorni in corsia con gli operatori sanitari del
reparto
di ORL all’ospedale Molinette di Torino
ORGANIZZAZIONE E DINAMISMO IN UN
PERCORSO DI ECCELLENZE
DI UNA ÈQUIPE IN STRETTA SINERGIA E
VOLONTÀ DI CONFRONTARSI
di Ernesto Bodini
Frequentare una corsia
di un ospedale oltre al personale sanitario, ai parenti o amici dei ricoverati,
o agli informatori scientifici del farmaco in attesa di poter colloquiare con i
medici per prospettare loro l’ultima novità terapeutica lo si dà per scontato,
ma è invece piuttosto insolito da parte di “figure esterne”, sia pur in qualche
modo interessate alla diretta conoscenza dell’attività medico-sanitaria che vi
si svolge. Ebbene, personalmente per due turni di lavoro sono stato
“ospite-visitatore” (per fini divulgativi) al secondo piano del reparto di
Otorinolaringoiatria (ORL) dell’ospedale Molinette (Città della Salute e della
Scienza di Torino) diretto dal prof. Roberto Albera (nella foto), sotto le direttive del coordinatore infermieristico
Antonino Lombardo, un veterano dell’organizzazione per la cura e l’assistenza
ai pazienti (operati e non) affetti da patologie del tratto oro-faringeo,
dell’apparato uditivo e, non di rado, anche da patologie concomitanti. Per
prendere visione in forma diretta e per certi versi attiva ho presenziato in
corsia il primo giorno venerdì 26 gennaio con il turno che si svolge dalle ore 7.00
alle 15.00. Nei primi venti minuti c’é
stato il passaggio delle consegne, ossia
la presa in carico delle informazioni rilasciate dagli infermieri del turno di
notte ai colleghi del mattino. In contemporanea il cosiddetto giro letti (oggi
la dizione corretta è “fase di igiene”), ossia il controllo tessutale e sistemazione
del paziente, uno dei momenti fondamentali per valutare le condizioni generali
dell'assistito: in che condizioni sono le ferite cutanee, se il paziente è
cresciuto di peso, se ha dormito la notte, la rilevazione dei parametri vitali,
etc. Successivamente i medici hanno provveduto alla dimissione dei pazienti,
eventuali ricoveri, e con gli infermieri predisposto la programmazione
dell’attività di sala operatoria. «Per tutto il giorno l’attività di reparto è
di carattere dinamico-assistenziale – precisa Lombardo – con particolare riguardo per i pazienti sottoposti ad intervento di
chirurgia maggiore nel distretto faccia-collo; al bisogno vengono poi medicati
secondo una tempistica programmata, in quanto alcune medicazioni sono legate a
ferite che hanno comportato complicazioni come sanguinamento, infezioni, etc.»
Al mio arrivo, poco dopo le 8.00, mi
ha accolto l’infermiere Luciano Truffo (in turno sono anche presenti le
infermiere Antonella Mariotto e Sabrina Milano; oltre alle Oss Francesca
Bagnato e Maria Iannantuono) che mi ha presentato al dott. Francesco Gedda il
quale ha predisposto la prima medicazione: li ho seguiti in un ambulatorio dove
ad un giovane di 15 anni (inviato dal P.S.), ricoverato per una infezione ai
seni paranasali. Gli sono stati rimossi i tamponi emostatici dalle narici, cui
è seguita la conferma di un buon decorso clinico e la dimissione entro due o
tre giorni.. Dalle 9.05 alle 9.20 un paziente di 81 anni, già
operato nel 1996 per l’asportazione della laringe e delle corde vocali, e rioperato
per la collocazione della valvola fonatoria, è stato medicato dagli stessi
operatori che gli hanno rimosso il sondino nasogastrico, e constatando soddisfacente
l’atto della deglutizione ne hanno predisposto la dimissione in giornata. Per
il turno odierno erano presenti tre medici, tre infermieri e tre Oss, oltre a
sette studenti di cui tre al 1° anno di corso e quattro al 3° anno. Alle 9.45 il coordinatore Lombardo ha
dedicato del tempo alla studentessa Romina per farle commentare i suoi appunti
relativi alla pianificazione e gestione
di un paziente operato nei giorni scorsi di laringectomia totale. La studentessa,
snocciolando ogni aspetto di quanto ha rilevato nel seguire il paziente, ha
dimostrato attenzione sia per l’aspetto clinico-didattico che per quello umano,
esponendo i suoi commenti con lessico appropriato... sia pur soggetto a qualche
precisazione da parte del coordinatore.
Nella seconda parte della mattinata
erano previste alcune medicazioni a pazienti ricoverati. La prima ha avuto
inizio intorno alle 10.35
nell’ambulatorio del Pronto Soccorso (P.S.) interno al reparto, effettuata dal
prof. Giancarlo Pecorari (nella foto)
e dagli infermieri Antonino Lombardo e Loredana Reina ad un paziente di 74 anni
operato giorni prima per l’asportazione totale della laringe e delle corde
vocali; medicazione che ha comportato un accurato trattamento della deiscenza della ferita (evento spiacevole, ma
comune tra i pazienti sottoposti ad un intervento chirurgico e quindi dei punti
di sutura; in sostanza è una condizione che si verifica con l’ apertura
parziale o totale lungo i punti creando una nuova ferita) e ciò in presenza
degli studenti in infermieristica. La successiva medicazione, alle 11.20 circa, ha riguardato un paziente
di 79 anni per il riposizionamento della cannula tracheale, procedimento della
durata di pochi minuti. Intorno alle 11.30,
gli infermieri del reparto (per un totale di 21 posti letto), divisi in due gruppi
(blu e rossi) per una migliore razionalizzazione del lavoro e quindi per una
più “attenta” autoresponsabilità, hanno proceduto alla somministrazione delle
terapie ai propri pazienti assegnati, dopo aver rifornito il proprio carrello
di farmaci e materiale vario dal comparto medicheria, che contiene le scorte di
primario utilizzo, oltre ad essere sede per il briefing del personale medico e infermieristico, ossia riunione di
lavoro per il commento della situazioni clinico-gestionali dei singoli casi e
predisposizione della relativa operatività. Nel frattempo gli addetti alle
pulizie (appartenenti ad imprese private in appalto) hanno provveduto
all’igiene delle stanze e al corridoio della corsia, mentre gli Oss hanno
raccolto la biancheria sporca e ripristinata quella pulita negli appositi
contenitori all’interno di un ripostiglio, dedicato unicamente alla biancheria
pulita. Dalle 11.40 alle 12.10 un paziente di 87 anni
ricoverato, è stato medicato dagli stessi operatori anch’egli per la
sostituzione della cannula tracheale; un procedimento quasi di routine ma che
richiede delicatezza e al tempo stesso la collaborazione del paziente. Subito
dopo un gruppo di infermieri si è recato in una stanza per prendere visione di
una paziente anziana appena ricoverata (assistita dalla figlia), proveniente da
altro ospedale tramite passaggio dal P.S., affetta da più patologie ma essenzialmente
da flemmone cervicale (dispersione di pus o essudato che si forma per un processo di
infezione).
Prima della pausa pranzo, che solitamente
non supera i 20-30 minuti Lombardo ha predisposto un breve briefing con tutti
gli studenti infermieri, uno dei quali (Romina) ha illustrato ai colleghi il
caso di un paziente in particolare, di 71 anni, operato pochi giorni prima di
laringectomia e svuotamento bilaterale dei linfonodi per neoplasia dell’organo.
Il paziente è apparso sereno, non solo per la presenza della moglie e di un
parente ma anche grazie ad un percorso di informazione al momento del ricovero,
nel corso del quale gli infermieri-tutor gli hanno illustrato tutte le fasi
relative al decorso clinico sino alle dimissioni. Un orientamento
psicologico-descrittivo mirato a prevenire il trauma (che solitamente segue la
diagnosi), ottenendo così una più favorevole compliance. Verso le 14.00 è stata somministrata la terapia
del pomeriggio, e quella estemporanea (non ad orario preciso) relativamente al
fatto che alcuni pazienti sono affetti da altre patologie concomitanti. Alle 14.55 gli stessi operatori Lombardo e
Loredana hanno predisposto un’altra medicazione, questa volta al letto di una
paziente di 79 anni, per il trattamento di una vistosa escrescenza cutanea di
origine tumorale, presenti anche alcuni studenti infermieri, mentre altri erano
dislocati in altre stanze per seguire i pazienti allettati. Ad uno di questi,
su propria richiesta, l’operatrice Loredana gli ha fatto l’ormai noto “tocco
armonico”, espressione di un’attività manuale
attenta al benessere olistico della persona, e più concretamente
nell’applicazione di massaggio basata sulla consapevolezza e la vicinanza
empatica, al termine del quale il paziente ha espresso “sollievo”
e...benessere. Infatti, si tratta di una terapia
non aggressiva e non invasiva fruibile da chiunque proprio perché dentro di noi
ci sono riserve infinite di benessere; una sorta di maieutica, ossia la
capacità operativa di attivare processi di trasformazione e apprendimento
basati sulla motivazione interna, con la quale si riesce a sostenere il benessere
potenziale di ognuno, ma anche a ritrovare quel giusto rie-quilibrio
psico-fisico magari accompagnato dalle vie della memoria e mantenerlo nel
tempo. In questo reparto il referente per questo trattamento è l’infermiere
Sebastiano Nicolosi. Ma come in tutti i reparti ospedalieri non mancano gli
imprevisti, ovvero i cosiddetti eventi avversi. Nel tardo pomeriggio un
paziente operato due giorni prima ha avuto un episodio di emorragia, ed è stato
subito soccorso dal medico di turno, dott. Andrea Canale, coadiuvato da
infermieri e studenti che nel giro di poco tempo hanno risolto senza alcuna
conseguenza. Nel frattempo, alle ore 15.00,
è subentrato il turno pomeridiano di due infermieri e una Oss con il consueto
passaggio di consegne. In questa fase non sono state rilevate particolari
criticità, segno che i vari decorsi ben controllati sono proceduti regolarmente,
anche per il conforto della presenza dei parenti dei ricoverati, in modo più o
meno assiduo a seconda della condizione clinica del proprio congiunto. E ciò,
va detto, in un clima di mutua collaborazione tra gli operatori e in taluni
casi con i familiari dei degenti.
La
seconda giornata (nella foto l’ingresso
del reparto) che mi ha visto ospite con le stesse modalità della prima, è
relativa al turno di notte (tra domenica 28 e lunedì 29 gennaio). Alle 23.00 sono subentrati gli infermieri
Sebastiano Nicolosi e Giacinto Falbo, unitamente alla Oss Tina De Divitiis, che
hanno rilevato le consegne dai colleghi del turno precedente Luciano Vagaggini e
Enrica Fontana. Da questi ultimi è stato commentato ogni singolo caso (al
momento i ricoverati erano 19 tra uomini e donne) in modo sintetico ma
dettagliato e, a parte qualche chiarimento per taluni casi, non sono state
fatte osservazioni di rilievo. Verso le ore 23.45 Nicolosi e Falbo hanno fatto il giro delle stanze per una
prima “presa visione”, non riscontrando alcuna necessità da parte dei pazienti.
Intorno all’1.30 qualche paziente ha
chiamato lamentando dolore (normalmente è più accentuato nella fase del post
intervento), e un infermiere è intervenuto somministrando un antidolorifico; un
altro ha manifestato necessità fisiologiche per le quali è intervenuta la Oss.
Le prime ore sono trascorse lentamente nel silenzio e nella tranquillità (ma
non sempre è così) e, in questi brevi momenti c’è stato lo spazio per
condividere con i tre operatori una tazzina di caffè e un biscotto da
sgranocchiare; ma anche per commentare la quotidianità di un reparto di non
poco impegno operativo. «Le
caratteristiche di una corsia come questa – precisano i due infermieri – a volte può essere vista come un’attività di
routine, ma quando sono ricoverati pazienti complessi per patologia ed anche
per l’età avanzata, l’impegno si fa più intenso e più responsabile, essendo
taluni a rischio ancorchè affetti anche da altre patologie come diabete,
cardiopatie e disturbi respiratori. Per il resto molto dipende dall’aspetto
organizzativo e dalle reciproche intese tra colleghi; ciò per favorire una
sorta di alleanza operativa sia nel gestire i pazienti che nel migliorare la
personale performance che, a parte l’esperienza, non esclude talvolta intuito e
intraprendenza». Intorno alle 5.30
i due infermieri, ognuno per il proprio gruppo di competenza, ha iniziato la
somministrazione della terapia orale e per via iniettiva, e ad alcuni facendo anche
il prelievo ematico per esami di laboratorio. Nonostante l’ora nessun lamento
per essere stato acceso il neon nella stanza, del resto la maggior parte dei
pazienti era già sveglio... quasi fosse in cosciente attesa della visita del
“proprio” infermiere con un saluto o una battuta di spirito dal tono amichevole
o familiare. In una di queste stanze mi sono permesso di entrare dove vi erano
due pazienti, uno dei quali di mezza età, da poco operato per laringectomia
totale, al quale mi sono avvicinato presentandomi per il ruolo cui ero autorizzato.
Mi ha accolto sorridente e con simpatia, e non potendo parlare la comunicazione
per lui era una piccola lavagna e un pennarello: poche righe per confidarmi di
essere un commerciante ed un musicista, che gli mancava tanto il lavoro, e soprattutto
che la prima settimana ha sofferto di depressione...; ma il forte desiderio di tornare
al lavoro e di rivedere per l’ennesima volta la turistica Santo Domingo e le
sue bellezze, lo ha aiutato a superare quel breve periodo lasciando trasparire dal
suo animo l’attaccamento alla vita, e dai suoi occhi quel sorriso oggi “vittorioso”
nei confronti della malattia... Mi sono congedato da un dialogo che non avrei
voluto interrompere e che ho commentato con gli infermieri, ancor più vicini
(tutti giorni) a queste realtà quasi sempre appaganti la loro professione. Alle
7.50 è subentrato il turno del
mattino: équipe sanitaria al completo: medici, infermieri e Oss per dare il
cambio ai colleghi della notte. Ho atteso l’arrivo del coordinatore Lombardo
per esporre una breve sintesi di questa esperienza; poi mi sono congedato da
tutti loro per nulla “assonnato”, con il vigore di chi ha idealmente partecipato
ad una attività sanitaria dove le eccellenze medica ed umana sono veramente di
casa.
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