INUTILE AUTOESALTAZIONE

PROTAGONISMO CONIATO DA UN SEMPLICE “SELFIE”

Un modus vivendi che denota immaturità e vuoto interiore

di Ernesto Bodini


L’autoesaltazione, nonché protagonismo, non ha confini ed è in continua espansione. Da quando esistono i telefoni cellulari la mania dei cosiddetti selfie (autoritratto realizzato, ad esempio, attraverso uno smartphone) si va sempre più perpetuando, e se si vuole diffondere la propria foto-immagine, specie se il personaggio con cui ci si vuol far riprendere è una notorietà, la stessa può essere condivisa sui social network, quindi a diffusione senza confini... Questa forma di protagonismo sta interessando tutte le età (anche i giovanissimi), alla spasmodica ricerca di questo o quel personaggio, solitamente una star dello spettacolo, dello sport e della politica; e guarda caso né l’una né l’altra parte si sottraggono a tale invito di fans e ammiratori i quali, però, sono ben distanti dall’avvicinare uno scienziato o un benemerito di azioni di pace nel mondo, ad eccezione di alcuni personaggi. Se la tecnologia ha dato il “là” a questa mania non c’é da meravigliarsi, piuttosto ci sarebbe da capire quanto la sensibilità umana stia subendo una sorta di “restrizione” nel dare valore ad azioni e persone che sono di buon esempio del saper vivere e in modo più sobrio, giacché l’umiltà da sempre è maestra di vita e forse per questo rifugge da ogni palcoscenico... E quello che più “indispone”, a mio avviso, è il voler apparire accanto ad un politico che, seppure è un essere umano, viene considerato come un idolo da immortalare ma che nulla può mutare nel percorso esistenziale del suo beniamino elettore, o più semplicemente simpatizzante. A questo proposito, giacché siamo in vento di elezioni, è bene ricordare che da sempre quando un uomo è candidato al Parlamento, per lui si è amici, quando è stato eletto si è suoi elettori, e quando è nel pieno delle sue funzioni si è solo dei contribuenti. Ciò può essere letto come un aforisma ma da come vanno le cose, ormai da troppo tempo, i rapporti tra cittadini (amanti dei selfie) e politici (meglio identificarli come politicanti) lasciano a desiderare, perché col tempo sbiadiscono e si annullano come si annulla l’immagine riprodotta sul proprio smartphone... con un semplice clik, voluto o accidentale. Quindi, tutto ruota attorno all’ipocrisia: vorrei tanto sapere, ad esempio, qual è il destino di un selfie scattato da un giovane accanto ad un Renzi o ad un Salvini di turno, e quali le considerazioni in merito a posteriori giacché un’immagine-video riprodotta in miniatura può rappresentare una persona, ma non di certo le credenziali che la stessa ritiene di avere... o che gli si vuole attribuire.


La fotografia artistica, in versione cartacea, quella che soprattutto un tempo lasciava il segno in ogni senso, tanto da essere anche un’opportunità per concorsi culturali e fotografici, portava la firma di autorevoli reporter professionisti che immortalando una scena od un personaggio, contribuivano a testimoniare in modo più concreto ed indelebile le tappe di un evento che sarebbero poi passate alla storia. Oggi, fare un selfie non è fotografare, ma più semplicemente improvvisare con una certa dose di puerilità ciò che si vuol vedere (in miniatura) di sé stessi... da mostrare ad altri magari affermando: «Sono io l’autore accanto al personaggio che piacevolmente mi sta accanto!». Del resto, si dice, basta accontentarsi anche di poco e, a ben vedere, ogni forma di protagonismo è probabilmente insita in ognuno ma la differenza sostanziale è data dal grado di maturità oggi sempre più a rilento, e non sarà certo un semplice selfie a velocizzarla e renderla più accettabile.


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