Incontri sulla prevenzione in tema di salute a cura
dell’associazione
“Più Vita in Salute” presieduta dal dott. Roberto Rey
Si
È PARLATO DI CARDIOPATIE E PROBLEMI LEGATI ALL’IPERCOLESTEROLEMIA
di Ernesto Bodini
Continuano le proposte
di incontri dedicate alla prevenzione in tema di salute. Particolare interesse
ha suscitato (lunedì 27 scorso) nell’uditorio sempre numeroso, la relazione del
cardiologo Maurizio D’Amico (nella foto)
emodinamista presso l’ospedale Molinette
di Torino, il quale ha passato in rassegna le patologie coronariche e ha
illustrato l’intervento dell’angioplastica coronarica (una tecnica che si
utilizza per trattare le stenosi coronariche
e consiste nella dilatazione del tratto di arteria occluso mediante un
catetere a palloncino). Tra queste patologie la più “ricorrente”
è la cardiopatia ischemica (CI) che colpisce il muscolo cardiaco in quanto non
sufficientemente irrorato dal sangue, come pure altre manifestazioni
morbose che si verificano quando
l’apporto di ossigeno al cuore attraverso il sangue è inadeguato. Alla base di
questi eventi coronaropatici che comprendono l’aterosclerosi, (formazione di
placche); l’epidemiologia evidenzia che la CI è la più diffusa in quanto si
manifesta in più distretti dell’organismo. Ma quali i fattori di rischio che
causano questa patologia? «Percentualmente
– ha spiegato il relatore – ci si ammala
di più se si fuma tabacco, se si è ipertesi, se si è ipercolesterolemici, se si
è affetti da diabete e da obesità, e se si è sedentari; altrettanto importante
e non modificabile è la familiarità. Altre cause minori di coronaropatia ma non meno importanti possono essere l’embolia, la malatttia del microcircolo, la vasculite,
l’anemia, etc. La malattia coronarica può presentarsi sotto forma di infarto
(una o più coronarie ostruite), con dolore permanente al petto o sotto forma di
angina instabile o sindrome coronarica acuta o angina pectoris). Ma vi sono
casi in cui, il dolore è assente, e chi ne è colpito avverte soprattutto
sensazioni sgradevoli di vario tipo: respiro corto, nausea, vomito, notevole
stanchezza, sincope». Per quanto riguarda l’angina pectoris è il classico
sintomo della CI con manifestazioni dolorose soggettive, che il medico deve
cercare di capire se sono riferibili al muscolo cardiaco e che possono
esprimersi soprattutto con la localizzazione del dolore e con la durata dello
stesso, con il tipo di reazione allo
sforzo fisico ed eventuali altri fattori scatenanti. Alla base dell’angina
stabile, che non costituisce il manifestarsi di un infarto, c’è una forma
cronica con placche che riducono il flusso del sangue nelle coronarie in modo
stabile, condizione, questa, che può essere determinata da un eccessivo sforzo
fisico e/o da stress. «Il dolore cardiaco
– ha proseguito il clinico – è un evento
talvolta preoccupante specie se accompagnato da sensazioni sgradevoli, tanto da
richiedere un controllo medico ed eventuali esami strumentali come
l’elettrocardiogramma, la radiografia al torace, alcuni esami ematici e se
necessario, al fine di stabilire una diagnosi certa a conferma di un quadro
patologico fortemente sospetto, può essere utile una coronarografia che è una
procedura invasiva ma essenziale in quanto consente la visualizzazione diretta delle
arterie coronarie che fanno affluire il sangue al cuore. È comunque importante
intervenire nel minor tempo possibile che, in gergo, si definisce “tempo
decisionale-cruciale”. Per quanto riguarda l’infarto chi ne è colpito manifesta
sintomi come ansia, sudorazione prolungata, tosse persistente, lipotimia
(debolezza con eventuale parziale perdita della coscienza), nausea, vomito,
cardiopalmo, cattiva digestione, sensazione di pesantezza allo stomaco». La
lunga e dotta esposizione del dottor D’Amico ha compreso la spiegazione (con
l’ausilio di slides) di alcune procedure diagnostico-strumentali e
terapeutiche,e si è conclusa informando che dal punto di vista statistico, si
stima che il 50% delle morti per infarto avvengono prima dell’arrivo in
ospedale, e che la mortalità globale a un anno per tutte le sindromi cardiache
acute è del 9,3%, più della metà delle quali avviene in ospedale.
Più “provocante” e
ricca di richiami al buon comportamento, ma decisamente chiara e convincente la relazione del dottor
Paolo Fornengo (nella foto con il dott.
Roberto Rey), medico internista all’ospedale Molinette, che ha posto alla
ribalta il “fatidico” colesterolo, da lui definito un killer silenzioso ma
“invasato”. È una molecola lipidica che riveste un ruolo particolarmente
importante nella fisiologia degli animali, e quindi nell’uomo. Si suddivide in
colesterolo “buono” o HDL, ovvero lipoproteine ad alta intensità che non sono
formate da “colesterolo puro” e contengono anche proteine specifiche che
servono a trasportare i grassi nel sangue; e in colesterolo “cattivo” o LDL,
ovvero la rimanenza delle lipoproteine a densità intermedia non assorbite dal
fegato al quale hanno ceduto i trigliceridi per poi restituire l’apolipoproteina
ad una lipoproteina ad alta intensità. «Per
combattere i danni causati dall’eccesso di colesterolo LDL – ha spiegato il
clinico – oltre ai farmaci è opportuno
seguire una adeguata alimentazione, valutando il contenuto di colesterolo nei
principali alimenti; oltre a ciò, evitare la sedentarietà, fare dell’attività
fisica ed opportuni esercizi muscolari, etc. Va detto che è in continua
crescita il numero di soggetti nei quali è necessario ridurre la colesterolemia
per una buona prevenzione di alcune malattie, sulla base dei risultati e delle
indicazioni di recenti studi. A questo riguardo, per il trattamento vi sono
disponibilità di alimenti arricchiti in fitosteroli che sono presenti nel mondo
vegetale, nel quale il colesterolo è virtualmente assente... Quindi, per il
controllo dell’ipercolesterolemia i fitosteroli possono competere a livello
intestinale con il colesterolo presente negli alimenti che consumiamo,
riducendone l’assorbimento mediante differenti meccanismi». Il relatore ha
passato in rassegna anche alcune tappe storiche relative al “fenomeno”
dell’ipercolesterolemia ricordando, ad esempio, che il medico internista e
ricercatore statunitense William Kannel (1923-2011) descrisse
epidemiologicamente per la prima volta il rapporto causa-effetto legato ad
eccesso di colesterolo, ipertensione, diabete, tabagismo, etc. con risultati
per certi versi sconfortanti. Contestualmente è stato notato che il colesterolo
non è tutto uguale in quanto ha caratteristiche funzionali differenti: colesterolo
HDL e colesterolo LDL, appunto. In seguito è stato dimostrato che l’insieme di
tutti i fattori di rischio aumenta le possibilità di avere un infarto del 330%.
Ma perché il
colesterolo in eccesso è causa di infarto? A questo quesito il relatore ha ricordato
che lo statunitense Russel Ross (1929-1999), professore di Patologia all’Università
di Seattle (Washington), contribuì a chiarire l’aterosclerosi, la sua formazione
e la sua trasformazione, descrivendo l’indurimento della parete arteriosa e il
successivo processo infiammatorio il che significa che il colesterolo presente
nel circolo sanguigno, oltre determinati valori, penetra nella parete arteriosa,
dove non dovrebbe andare. Poiché il colesterolo deriva dall’alimentazione e dal
fegato, quali sono i livelli da considerare patologici? «Il colesterolo totale – ha specificato il dott. Fornengo – è desiderabile sotto i 200 mmg/dl,
moderatamente alto se è tra i 200 e i 239 mm/dl, e decisamente elevato se
supera i 240 mmg/dl. Il colesterolo HDL (quello “buono”) è basso se sta nei 40
mmg/dl, ed è da considerarsi elevato cioè favorevole se raggiunge i 70 mm/dl,
mentre il valore dei trigliceridi (grassi o lipidi contenuti negli alimenti) è
da considerarsi normale se rimane nei
150 mmg/dl. Dal punto di vista terapeutico le statine (farmaci che inibiscono
la sintesi del colesterolo endogeno) non solo riducono il valore del
colesterolo, ma bloccano i meccanismi infiammatori che determinano
l’instabilità della placca». Ed è bene, come ha consigliato il
clinico,che gli ultra 35enni si
sottopongano ogni due anni al controllo del colesterolo, ed è dacontrollare che non vi sia la presenza di qualche malattia
endocrinologica (ad esempio l’ipotiroidismo); va controllata anche la pressione arteriosa e vanno tenuti sotto
controllo il peso corporeo e la circonferenza vita. Ha ricordato infine che la prevenzione non inizia quando ci si
siede a tavola ma quando si riempie il carrello della spesa.
Foto Ottica Torinese
Commenti
Posta un commento