A TORINO IL II° SIMPOSIO
NAZIONALE SULLA SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA
Promettenti sviluppi
nell’ambito della ricerca per il trattamento della SLA, grazie all’impegno di
affermati ricercatori italiani e stranieri e volontari AISLA e AriSLA.
Indispensabili il consenso informato per la cura e un dialogo aperto con i
medici
di Ernesto Bodini
Nuove
prospettive per la ricerca e per il trattamento nella Sclerosi Laterale
Amiotrofica (d’ora in poi SLA), come pure il coinvolgimento dei pazienti nelle
diverse fasi della sperimentazione e confronto con le diverse esperienze
europee e statunitensi, scelte e dichiarazioni anticipate di trattamento. Sono
questi gli argomenti principali che hanno caratterizzato il 2° Simposio nazionale
SLA che si è tenuto nei giorni scorsoi a Torino nella sala congressi
dell’Unione Industriale, a cura della omonima associazione italiana in
collaborazione con la Fondazione Italiana di Ricerca per la SLA. In primis
l’attenzione per la ricerca che sta progredendo per apportare nuovi trattamenti
per i pazienti. Infatti nel nostro Paese è oggi disponibile un nuovo farmaco
(il Radicut) approvato dall’AIFA che riduce moderatamente gli effetti negativi
della malattia sull’attività motoria; ma il Guanabenz, tuttora al centro della
sperimentazione clinica di fase II (il Promise) che coinvolge ben 24 Centri di
ricerca italiani e si propone di testarne l’efficacia nel rallentare il decorso
della SLA. Tutto ciò rientra nel diritto alla terapia che avviene mediante
l’accessibilità ai farmaci in considerazione del rapporto beneficio-rischio.
Sino ad oggi, dal 1995 è stato disponbile il Rilutek (Riluzolo). «Per quanto riguarda l’Edavarone (nome della molecola del Radicut, ndr) – ha spiegato il direttore dell’AIFA,
prof. Mario Melazzini – in questi ultimi
anni di somministrazione è emerso che un tipo particolare di pazienti,
soprattutto allo stadio iniziale, rispondevano positivamente in quanto il
declino della funzionalità era inferiore al 30% rispetto al gruppo di
controllo, e ciò ha indotto a continuare su questa strada, considerando il
diritto all’accesso ai farmaci anche in rapporto agli effetti avversi a carico
del paziente, e non solo al costo economico». Nell’ambito della ricerca non
meno significative le esposizioni di carattere scientifico come quella relativa
all’epigenetica nella SLA, a cura del dott. Leonard Petrucelli della Mayo
Clinic di Jacksonville (USA); con gli approfondimenti sulle analisi di sequenze
del DNA ripetute per comprendere le cause di insorgenza di questa patologia,
sui quali è intervenuta la dott.ssa Sandra D’alfonso del Dipartimento di Scienze
della Salute dell’Università del Piemonte Orientale (Novara); mentre la
dott.ssa Cinzia Volontè dell’Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia del
Cnr di Roma, ha illustro le nuove molecole atte a contrastare la
neuroinfiammazione nella SLA. Il dott. Ermanno Gherardi del Dipartimento di Medicina
Molecolare dell’Università degli Studi di Pavia, ha sviluppato in modo
comprensibile la produzione di nuove proteine tramite tecniche di ingegneria
genetica da utilizzare per la protezione dei motoneuroni nella SLA, precisando
però che «l’individuazione di nuove
molecole utilizzabili in futuro per la terapia risulta lenta e difficile,
soprattutto per la multifattorialità delle cause legate all’insorgenza della
malattia; e il relativo progetto AriSLA full Grant Call 2014, “GF-ALS” si è
proposto di applicare tecniche di ingegneria genetica per produrre ulteriori
molecole in grado di proteggere i motoneuroni dai danni a cui queste cellule
sono esposte durante la progressione della malattia...».
Un
tavola rotonda (in audioconferenza) ha posto in evidenza il coinvolgimento del
paziente nelle fasi della ricerca, alla quale hanno partecipato Lucie Bruijn
(The Als di Washington), Brian Dickie (Motor Neurone Disease Association di
Northampton (UK), Mario Melazzini (AIFA), Piera Pasinelli del Thomas Jefferson
University di Philapdelphia (USA) e Elisabetta Pupillo del Dipartimento di
Neuroscienze IRCCS Mario Negri (Milano). In sintesi, i relatori hanno fatto il
punto sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT) per le persone
affetta da SLA, in merito al consenso informato e alla loro piena
consapevolezza sul percorso di cura attualmente in corso; ma anche al ruolo dei
clinici che insieme ai pazienti tale
percorso di cura sia caratterizzato da appropriatezza, proporzionalità e
consensualità dei trattamenti. «Il
documento di AISLA sulle DAT – hanno spiegato – è la concreta prosecuzione del lavoro inziato nel 2014 con la
stesura del “Documento di consenso” sulle scelte terapeutiche della persona
affetta da SLA, realizzato dalla Commissione scientifica della associazione...
Le scelte terapeutiche nelle persone con SLA devono necessariamente rappresentare
il risultato di una relazione di cura basata sul dialogo costante tra persona
ammalata e team multidisciplinare. E il documento di pianificazione anticipata
delle cure vuole essere uno strumento essenziale per garantire il diritto della
persona ammalata di decidere circa i trattamenti ai quali desidera o non
desidera essere sottoposta». Sulle affermazioni che un paziente può
esprimere dialogando con il medico in merito ad una decisione di consenso per
una cura o meno, è intervenuta la dott.ssa Daniela Cattaneo, palliativista del
Centro Ascolto Aisla, spiegando che determinate richieste il medico deve
saperle cogliere e trasformare in atti
non meramente di conversazione orale, capire ciò che il malato desidera
accettare e trasferirlo in documenti che possano essere tracciati, e fruibili
indipendentemente dal luogo di cura, rivalutabili con il team medico e i suoi
familiari. Un’esperienza concreta è stata esposta dal dott. Andrea Calvo del
Centro Regionale per la Sla (Ospedale Molinette – Città della Salute e della
Scienza – Ospedale Molinette di Torino). «L’assistenza
nel fine vita – ha spiegato – è un
aspetto importamnte nella gestione del paziente con SLA, e l’obiettivo di
questo studio è di valutare la diffusione delle direttive anticipate e
l’utilizzo dei servizi di cure palliative in una popolazione di pazienti
affetti da SLA». In questo studio sono stati inclusi 452 pazienti (243
maschi e 209 femmine) residenti nella provincia di Torino, con diagnosi fatta
nel quinquennio 2008-2013. A metà 2017 sono state discusse con 241 pazienti, i
servizi di cure palliative sono stati attivati per 123 pazienti. «Le conclusioni – ha chiosato Calvo – hanno evidenziato che le direttive sono
state rispettate nella maggior parte dei casi, e comunque ulteriori sforzi sono
necessari al fine di implementare la diffusione delle direttive anticipate e
l’attivazione dei servizi di cure palliative per questi pazienti». Ha
concluso la tavola rotonda l’avv. Alessandro Fabbri, consulente del Centro
Ascolto Aisla, sottolineando che il percorso relativo alle dichiarazioni
anticipatorie è un cammino attraverso l’affermazione del “consenso informato”
alle terapie, giurisprudenza in evoluzione
abbinato ad un quadro normativo e deontologico, e ciò a conferma della loro ammissibilità, in assenza e nella
attesa di una specifica normazione.
LA SLA E IL SUPPORTO DI AISLA E ARISLA
La
Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è anche conosciuta come “Morbo di Lou
Gehrig”, “Malattia di Charcot” o “Malattia dei motoneuroni”. È una patologia
degenerativa e progressiva che colpisce appunto i motoneuroni, ossia le cellule
nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della
muscolatura volontaria. Colpisce prevalentemente persone adulte in un’età
compresa fra i 40 e i 70 anni, ma vi sono casi in età giovanile, così come in
un’età più avanzata fra i 70 e i 90 anni. È molto rara in età infantile. L’incidenza
è di 3 casi ogni 100 mila abitanti e la prevalenza è di 10 casi ogni 100 mila
abitanti. È una malattia multifattoriale le cui cause sono ancora sconosciute
ma che, secondo gli esperti, le ipotesi sono riconducibili a più circostanze.
In tal senso la ricerca è orientata a chiarire alcuni fattori quali
tossico-ambientali (metalli pesanti, veleni, pesticidi, etc.) che possono
danneggiare le cellule nervose; l’eccesso di glutammato, un aminoacido usato
dalle cellule nervose come segnale chimico eccitatorio; e la predisposizione
genetica, in base alla quale finora è stato appurato che nel 5% dei casi la
malattia è familiare, talvolta con una chiara ereditarietà. «Vi sono numerose evidenze – precisano
gli specialisti – che alterazioni
genetiche agiscano come fattori predisponenti anche della forma pià frequente
di SLA sporadica». Mentre l’aspetto diagnostico talvolta è particolarmente
“impegnativo”, per la cura non esiste a tutt’oggi una terapia in grado
debellare questa malattia che blocca i muscoli ma lascia libero il cervello... A
conclusione dei lavori, incisivo è stato l’intervento di Alberto Fontana,
presidente di AriSAL, che ha sottolineato: «Quanto
emerso dal simposio conferma che stiamo vivendo un momento “caldo” per la
ricerca scientifica, quale unico strumento in grado di dare le risposte di cui
abbiamo bisogno. AriSLA sino ad oggi ha investito in attività di ricerca oltre
10,6 milioni di euro e sostenuto 62 progetti di ricerca... solo negli ultimi 4
anni abbiamo finanziato progetti di carattere traslazionale, con oltre il 70%
dei progetti finanziati che si sono impegnati ad identificare nuovi approcci
terapeutici preclinici od orientati agli studi clinici». Gli ha fatto eco
Massimo Mauro, presidente AISLA, esprimendo profonda soddisfazione per la
disponibilità di nuovi farmaci e sperimentazioni cliniche promettenti che sono
in dirittura d’arrivo per tutti (o quasi) questi pazienti, «perché la nostra associazione – ha
sottolineato – si è molto impegnata per
portare in Italia il Radicut e per sostenere e finanziare progetti di ricerca
sulla SLA. Dalla sua nascita l’associazione ha sostenuto la ricerca scientifica
con oltre 4,5 milioni di euro raccolti grazie alle donazioni». Oggi i
malatti di SLA in Italia sono circa 6.000 (600 nel solo Piemonte), e per avere
una visione globale ed aggiornata l’Aisla promuove la creazione del Registro
nazionale sulla SLA, la cui adesione è volontaria e gratuita. Per ulteriori
approfondimenti consultare il sito www. Registronmd.it, telefonare al
02/669.82.114, o scrivere all’indirizzo centroascolto@aisla.it.
Nella
foto in alto da sinistra: Massimo Mauro, Mario Melazzini, Alberto Fontana
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