PARLARE CORRETTAMENTE DI
VACCINI E VACCINAZIONI
Uno spontaneo Comitato
di Cittadini del Circondario di Alba-Bra (Cn) impegnato
in iniziative popolari per promuovere la
cultura su un tema sempre più dibattuto
di Ernesto Bodini
L’argomento
sembra essere inesauribile, proprio perchè necessita ancora di chiarimenti e
approfondimenti soprattutto dal punto di vista culturale in fatto di
vaccinazioni si, vaccinazioni no... Obiettivo, questo, che un Comitato di
cittadini coordinato dalla educatrice-pedagogista Loredana Scursatone e
dall’antropologa-educatrice Chiara Fenocchio, intende perseguire con diverse
iniziative in ambito piemontese, come l’incontro pubblico sul tema “I vaccini ieri e oggi: un’opportunità da
non mancare”, tenutosi sabato 14 ottobre a Corneliano d’Alba (Cn). «L’iniziativa – ha spiegato Fenocchio – si propone di offrire un’informazione
attendibile, concreta ed accessibile a tutto il pubblico voluta dal nostro
Comitato per contrastare le notizie non documentate ed “i sentito dire” attraverso la voce delle
figure competenti del settore. L’evento promosso non è quindi caratterizzato da
alcun colore politico né di appartenenze ideologiche di sorta, ma solo dalla
volontà di informare in modo corretto su un argomento di cruciale importanza
come la salute pubblica». Una precisazione puntuale e “responsabile” alla
quale ha fatto eco la Scursatore che ha precisato: «La polemica sulle vaccinazioni non è rimasta a sé stante, ma ha
investito anche l’ambito della scuola e della tutela dei minori, travalicando
il puro ambito sanitario e coinvolgendo quello dell’educazione». Tra gli
interventi dal punto di vista clinico quello dell’igienista Franco Giovanetti del
Dipartimento di Prevenzione Asl Cn – Alba-Bra, che ha spiegato cosa contengono
e come funzionano i vaccini; un breve ma esaustivo excursus informativo per
comprendere, ad esempio, che la vaccinazione è la stimolazione deliberata
dell’immunità adattiva, la cui funzione dei prodotti vaccinali è quella di
imitare ciò che accade durante l’infezione naturale senza causare malattia,
utilizzando versioni modificate di virus o batteri per produrre una risposta
immunitaria..., avendo l’accortezza di bilanciare rischi e benefici. «Dopo la vaccinazione – ha spiegato il
clinico, peraltro di affermata cultura – il
sistema immunitario riconosce il vaccino come antigene estraneo e produce una
risposta immunitaria. Il principio attivo del vaccino è semplicemente
l’antigene che introduce il sistema immunitario a rispondere; e la risposta immunitaria
crea anticorpi (come accade dopo l’infezione naturale, ndr) ma a volte il prezzo da pagare sono gli
effetti collaterali del vaccino. Va ricordato che i vaccini non contengono
cellule umane o animali, tessuti umani o animali, mercurio e nemmeno sostanze
chimiche pericolose per la salute». La produzione e la diffusione di un
vaccino è preceduta da una serie di studi suddivisi in fasi: nella fase 1 sono
coinvolti meno di 100 volontari, nella fase 2 si utilizzano qualche centinaio
di volontari (persone che potrebbero beneficiare del vaccino); nella fase 3 si
utilizzano alcune decine di migliaia di volontari in un’ampia area geografica,
quindi relativa alla tipologia di persone cui il vaccino è destinato; tutti i
dati sono presentati alla’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) e, negli Stati
Uniti, alla Food and Drug Administration (FDA), Enti che rivedono tutti i dati
e decidono se il vaccino può essere registrato e venduto; nella fase 4 i
vaccini continuano ad essere monitorati per la sicurezza anche dopo che sono
entrati in uso. Questo monitoraggio serve per rilevare eventi avversi oppure
effetti collaterali talmente rari da non essersi presentati negli studi delle
tre precedenti fasi; inoltre il sistema di segnalazione di eventi avversi del
vaccino si basa sulle segnalazioni dei sanitari, dei cittadini e anche su
progetti di sorveglianza di solito gestiti da enti di ricerca o università. Ma
il clinico è andato oltre ponendo particolare attenzione sul fatto (per molti
ancora “nebuoloso”) che non esiste un legame tra vaccini e insorgenza di
autismo, come hanno dimostranto molteplici studi in ambito internazionale. «Studi epidemiologici – ha ancora precisato
il dott. Giovanetti – non hanno
riscontrato un’associazione tra vaccinazioni pediatriche ed encefalite/encefalopatia;
come pure non esiste alcuna correlazione fra vaccinazioni ed insorgenza di
epilessia o di specifiche sindromi epilettiche. Mentre numerosi studi hanno
smentito una relazione tra vaccinazioni e sviluppo di multiple allergie o asma
bronchiale».
Anche se un po’ didattica, ma
esaustiva, la relazione della microbiologa Eugenia Frascoia che ha spiegato come
funziona il nostro sistema immunitario nelle malattie infettive, ricordando che
una malattia infettiva è determinata da agenti patogeni che entrano in contatto
con l’organismo e possono essere trasmessi da un individuo a un altro, e
che tali possono essere virus, batteri, miceti (lieviti e muffe), protozoi
elminti. Ma come agisce il nostro sistema immunitario per “respingere” un
agente infettivo? «Ogni organismo vivente – ha spiegato la
relatrice – presenta delle molecole dette antigeni presenti sulla
superficie delle proprie cellule. Il sistema immunitario di ogni individuo
impara a riconoscere i propri antigeni distinguendoli da quelli estranei, e
agisce impedendo che organismi estranei entrino nel nostro organismo,
eliminando rapidamente quelli eventualmente entrati, rimuove le cellule ed i
tessuti danneggiati, riconosce e rimuove le cellule anomale”. Per meglio
comprendere questo “processo” la relatrice ha sintetizzato il concetto di
infiammazione, spesso causata da una infezione virale o non. «L’infiammazione
delle prime e più importanti risposte del sistema immunitario alle infezioni
– ha precisato – è innescata da sostanze rilasciate dalle
cellule danneggiate o infette che inducono febbre, dilatazione dei vasi
sanguigni e maggior permeabilità dei capillari al fine di reclutare le cellule
immunitarie nel sito di infezione». Il dott. Riccardo Bianco, pediatra di base, con pregressa
esperienza ospedaliera nell’area piemontese, ha fatto un breve excursus sulle
malattie infettive (di ieri e di oggi) prevenibili con la vaccinazione;
un’evoluzione cui i medici si trovano oggi a dover fronteggiare soprattutto per
il ritorno di alcune, precisando che la malattia infettiva non è sinonimo
malattia contagiosa in quanto vi sono malattie infettive a contagio interumano
diretto assente o comunque limitato a condizioni eccezionali, ad esempio per
via di allattamento per la brucellosi. È indubbio che le vaccinazioni sono il
più grande successo nel campo della salute pubblica, una verità richiamata anche
dal relatore, come la vittoria sul vaiolo e sulla poliomielite. «Oggi, la minaccia di parte delle malattie infettive è
scomparsa – ha sottolineato il dott.
Bianco –, essendo migliorata la
situazione rispetto a decenni precedenti; ma si sta assistendo alla ricomparsa
di alcune malattie infettive per la scarsa prevenzione come morbillo,
difterite, pertosse, parotite, etc. Per questa ragione non bisogna abbassare la
guardia avvalendosi dello strumento delle vaccinazioni». Un “invito”, il
suo, rafforzato non solo dalla contingente realtà, ma anche dalla sua
esperienza di clinico ospedaliero che si
è intensificata oggi sul territorio.
Invitato
ad intervenire ho contibuito a ricordare l’opera e la figura di Albert B. Sabin
(1906-1993), virologo e microbiologo polacco, esempio di militanza nell’ambito
della prevenzione e scopritore del vaccino antipolio, oltre ad aver isolato il
virus responsabile della febbre “Sandfly”
(epidemica nelle truppe U.S. in Africa) e, in seguito, sviluppato i vaccini
contro la febbre “Dengue” e l’encefalite giapponese vaccinando oltre 70 mila soldati. Grazie alle sue
ricerche e ai suoi approfonditi studi il vaccino orale Sabin contro la
poliomielite, preceduto nel 1953 da quello del virologo statunitense Jonas E. Salk
(1914-1995) con un procedimento volto ad inattivare il virus, è stato reso
disponibile sin dalla seconda metà degli anni ’50 a partire nei Paesi dell’Est
europeo per poi essere introdotto in America ed in altri Paesi nel mondo. In
Italia fu reso obbligatorio “solo” nel febbraio 1966: un “colpevole” ritardo
che costò all’Italia circa 10 mila casi di polio e quasi mille decessi. Nel
1955 erano già disponibili 20 litri del suo vaccino, da somministrare in poche
gocce su una zolletta di zucchero, ed era impostato su sicurezza, efficacia e
praticità. «Solo per conferma –
precisò – che non provocava effetti
secondari negativi». Aveva un forte legame con l’Italia, portando più volte
il suo contributo a Corsi di aggiornamento per medici che si tenevano a
Sangemini, e più volte invitato a presiedere congressi in varie sedi
accademiche. Fu a Torino quattro volte dal 1985 al 1989. Nel 1986 il sindaco Giorgio
Cardetti lo ha insignito della cittadinanza onoraria (n.ro 1.020); ed ogni
volta fu possibile stargli accanto, parlargli (compreso chi scrive), sempre
puntuale, mai un rifiuto. Oggi, grazie a lui, oltre 2 miliardi di persone non
hanno mai corso il rischio di contrarre il virus della polio e, a riguardo,
disse: «Dobbiamo avere sempre speranze:
nei miei lunghi anni ne ho viste disilluse alcune su cui contavo molto, ma ho
visto anche realizzarsi dei sogni che mi sembravano impossibili». Sabin,
anche se non ha mai ricevuto il nobel per la sua scoperta, nonostante non
l’abbia mai brevettata per renderla disponile a chiunque, ha saputo conciliare
le virtù dell’ingegno con la nobiltà del cuore. Ed è anche per questa ragione
che lo si è voluto ricordare in questo incontro... dopo tutto anche la storia è
utile alla prevenzione!
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