UNA
SOCIETÀ IN DECLINO? E L’INFORMAZIONE?
Una
miriade di competenze ed incompetenze al... servizio della collettività
di Ernesto Bodini
Una volta la parola ecatombe, a parte i
grandi eventi bellici, non era quasi mai menzionata, oggi invece è a dir poco
ricorrente stando agli eventi di cronaca nazionale e internazionale. E alla
luce di questi eventi, che si susseguono quotidianamente provocando morti,
feriti, invalidi, povertà e quant’altro ancora, pare proprio che non esista
rimedio per contenere l’ecatombe. Va da sè che i quesiti, oltre che le
preoccupazioni, si pongono da parte di chiunque, ma quali le cause? Quali le
risposte? È un “disegno divino” oppure è il caso di fare ulteriori
supposizioni? Ma soprattutto, quali sono le figure professionali preposte ad
analizzare questi problemi esistenziali? Sappiamo tutti che nell’era che
consideriamo iper moderna e quindi super tecnologizzata, le competenze sono
sparse un po’ ovunque e, ciò nonostante, senza essere troppo pessimisti, stiamo
andando incontro a quello che si potrebbe definire lo “sfaldamento” della
società. In questi giorni si è parlato a Torino dei progressi e del futuro
della comunicazione cartacea e on line, che personalmente non ho seguito, ma
tra gli “addetti ai lavori” molte le testimonianze e i contributi di
professionisti affermati. Ma sono soltanto loro i deputati ad una analisi sul
futuro della comunicazione e su cosa ha insegnato la stessa del passato? Come
sempre queste vetrine espongono unicamente “capi firmati” del giornalismo
nazionale e internazionale, come se l’esperienza dei “capi non firmati” non
avesse alcun valore e quindi non spendibile... Anche in questo settore, mi consta,
per fare breccia l’informazione (su ogni argomento) si avvale di professionisti
autorevoli, di grido, e magari anche asserviti al potere; mentre le firme della
cosiddetta stampa libera e minore (come quella di testate associative, spesso
non profit) non sono considerate in quanto non al loro pari... Con queste mie
considerazioni non voglio appropriarmi di ruoli e competenze che non possiedo,
ma ritengo che una o più voci alternative meritino non minore considerazione,
non fosse altro per avere la stessa esperienza in fatto di giornalismo e quindi
di comunicazione alla società. Io credo, volendo proseguire con questa analisi
un po’ allargata, che la nostra epoca ecceda troppo in lustri e lustrini
perdendo di vista l’importanza di una informazione più adatta alla massa, che
andrebbe raggiunta con esempi positivi alternando voci e firme note e meno
note... e non mi si dica che vale di più un giornalista ben pagato piuttosto
che uno sottopagato, o che talvolta scrive anche a titolo gratuito: la valenza
di una professione non si misura con una lauta parcella, bensì con l’esperienza
di chi sa “infondere” nel lettore l’interesse e la comprensione degli
argomenti. Una dimostrazione? È presto detto. Se un noto direttore di un
importante giornale dovesse dirigere una
rivista associativa di scarsa diffusione, nel giro di poco tempo non sarebbe
più noto al suo pubblico; se viceversa un giornalista sconosciuto ai più
dovesse dirigere un giornale importante e di grande diffusione, nel giro di
poco tempo otterrebbe una certa notorietà. Purtroppo, la maggior parte degli uomini e delle donne (in tutte le professioni) è
costretta ad assumere un ruolo per il quale non ha nessuna attitudine: il mondo
è un palcoscenico sul quale le parti sono assai mal distribuite. E forse è
proprio questo che vuole la società odierna!
L’immagine è
tratta dal sito: toscanaoggi.it
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