UN "SIMBOLO" DEL VOLONTARIATO

PIETRO PESARE, NOVARESE D’ADOZIONE,
UN “SIMBOLO” DELL’UMANA SOLIDARITÀ

Dal profondo sud tarantino per raggiungere l’area subalpina dove ha potuto esternare e “radicalizzare” i suoi sentimenti di bontà in ambito sanitario e artistico-culturale

di Ernesto Bodini



Le vicissitudini della vita di ciascuno di noi di solito ci portano ad incontrarci, a conoscerci e magari a condividere ideali e progetti non solo professionali, ma anche di solidarietà verso il prossimo, per poi tramutarsi in una sorta di sodalizio all’interno di questa o quell’associazione. Ciò è quanto è emerso in questi anni in quei di Novara, dove da tempo risiede (più precisamente nel Comune di Grignasco) Pietro Pesare (classe 1945, pugliese di nascita, piemontese di adozione) che gran parte della sua vita ha dedicato al volontariato. Un impegno costante durato ben otto lustri e, che in questi giorni, ha deciso di concludere dando alle stampe una sorta di resoconto dal titolo “Il sociale tra ideali e realtà... quarant’anni di volontariato”, presentato venerdì 23 giugno nell’aula magna dell’Ospedale Maggiore di Novara alla presenza, oltre che di amici e conoscenti, di autorità novaresi tra le quali il direttore generale dell’A.O.U. di Novara Mario Minola, il prefetto Francesco Paolo Castaldo e il comandante della Casa Circondariale Rocco Macrì. Ma anche “testimoni” e collaboratori diretti come la Fondazione della Banca Popolare di Novara (BPN) per la quale è in intervenuto il segretario della presidenza Paolo Cirri; inoltre, Edoardo Zamponi, anestesista-rianimatore e veterano nell’ambito dell’A.i.d.o. locale, e Franco Tosca, già direttore del Corriere di Novara.
Il lavoro di Pesare è stato rievocato, tappa dopo tappa, con estrema considerazione dal dott. Minola quando lui, giovane direttore sanitario dell’ospedale, ha conosciuto il sindacalista e aidino Pesare impegnato nella sensibilizzazione della cultura della donazione di organi a scopo di trapianto terapeutico. «I notevoli risultati raggiunti dall’ospedale Maggiore nelle attività connesse alla donazione ed ai prelievi d’organo ai fini di trapianto terapeutico – ha ricordato Minola –, furono determinati da una sorta di combinazione tra la popolazione novarese e i medici dell’ospedale impegnati su questo fronte. L’autorizzazione ottenuta dall’ospedale a svolgere il trapianto di rene (afferente all’U.O. di Urologia, oggi diretta dal prof. Alessandro Volpe ndr), dopo quello di cornea, fu l’inevitabile conseguenza del primato detenuto dal territorio novarese nella donazione degli organi e dell’impegno unanime di tutti i professionisti... Sicuramente questa svolta, determinante per il ruolo attuale e l’affermazione in campo nazionale del nostro ospedale, non sarebbe stata possibile senza la determinazione e la passione del volontariato coordinato da Pietro Pesare».
Oltremodo significativa la testimonianza del presidente della Fondazione della BPN, avvocato Franco Zanetta, rappresentato dal segretario Cirri che ha sottolineando le caratteristiche umane e di intraprendenza di Pesare, avvalorate da entusiasmo, lealtà e trasparenza organizzativa in oltre vent’anni di reciproca collaborazione. Nel rievocare un passo di questa “minuscola” pubblicazione l’avv. Zanetta nella prefazione, tra l’altro, scrive: «... ringrazio Pesare per questo libro di memorie, scritto in uno stile sobrio e mai autoelogiativo, dal quale si possono trarre ricordi e importanti insegnamenti, per esempio come partendo da una situazione non particolarmente favorita e superando vittoriosamemente una malattia che avrebbe potuto stroncarlo, si possa vivere una vita ricca di soddisfazioni, in un ambiente familiare unito e sereno, mirando continuamente al ben degli altri». Altrettanto toccante la testimonianza di Franco Tosca, allora direttore del periodico novarese, che ha rievocato la sottoscrizione pubblica per reperire i fondi necessari aiutando il Pesare a far fronte ai costi per essere sottoposto agli interventi di innesto corneale, che furono eseguiti nel 1978 e nel 1980 dal prof. Joaquin Barraquer (oggi scomparso) nella omonima clinica di Barcellona. E grazie a questa solidarietà popolare “coordinata” dallo stesso Tosca e sostenuta dai suoi lettori, Pesare poté riacquistare la vista, un dono che lo ha segnato tanto da dar vita al suo lungo percorso di volontariato per la cultura della donazione degli organi e dei trapianti.


Invitato a moderare l’incontro, e quale collaboratore di Pesare (nella foto durante il suo breve intervento), mi sono sentito in dovere di esternare all’amico e compagno di questa solidale avventura, di richiamare il concetto dell’amicizia che ci ha visti uniti per oltre un ventennio in numerose iniziative (congressi, conferenze, incontri pubblici, etc.), attraverso le quali si consolidò il senso del “dovere sociale”, della solidarietà e quindi della sua crescita in particolare riuscendo a fare proseliti facendosi coadiuvare dai più collaboratori. Ho voluto ricordare anche la sua parentesi di poeta in quanto ha dato alle stampe (per scopo benefico) “Come le rondini i pensieri... volano”, una raccolta di versi dai quali traspaiono i valori dell’altruismo, frutto della “rivisitazione” dei propri sentimenti e della propria esistenza. E questo ritengo che dia un valore aggiunto al suo credo tant’è che, per riassumere l’operato di Pesare, ho ritenuto utile citare quanto sosteneva il filosofo E. Kant (1724-1804): «Fare del bene ha soprattutto valore quando lo si fa controvoglia, e si sa di non ottenere gratitudine». Un credo che, a mio modesto avviso, non è in controtendenza con le scelte e l’operato di Pietro Pesare, ma più semplicemente è un più rigoroso atteggiamento per far comprendere che agire per il prossimo talvolta è anche fatica e delusione; ma ciò non deve ricadere sui destinatari perché coloro che credono di essere nel giusto, sono di solito quelli che realizzano qualcosa. E io credo che Pesare nei suoi quarant’anni di volontariato abbia contribuito a creare qualcosa per i presenti e per i posteri. Non ultima, la tensostruttura adibita a manifestazioni artistiche, culturali e ludiche all’interno della casa Circondariale di Novara, la quale è in via di completamento per essere utilizzata anche nei mesi invernali in quanto non ancora dotata dell’impianto di riscaldamento. E l’incontro, è stato anche motivo di invito a sostenere il completamento di questa iniziativa con una offerta spontanea, per la quale Pesare ha costituito l’associazione non profit “Amici della Casa Circondariale di Novara”. Ultima sua “fatica” di uomo, di amico, di volontario.



Foto di Davide Margaria

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