I DISABILI E LE LEGGI, IERI E OGGI
I progressi legislativi non
sempre vanno di pari passo con la cultura e il senso civico
nei confronti di chi è affetto
da una disabilità, specie se grave e cronica
di
Ernesto Bodini
Nel nostro
Paese in fatto di legislazioni per la tutela dei diritti dei disabili non vi è
certo carenza, considerando che tale “progresso” lo si riscontra sin dal 1968.
Per avere un quadro riassuntivo elenco in breve le più significative
disposizioni che, in qualche modo, tra lentezza applicativa ed episodi di
carattere interpretativo, hanno contribuito al rispetto non solo di determinati
loro diritti ma anche della loro dignità. Con la legge n. 482 del 2/4/1968 si è
provveduto all’assunzione obbligatoria degli invalidi civili e mutilati presso
le pubbliche amministrazioni (P.A.) e le aziende private; con la legge n. 68
del 12/3/1999 si sono stabilite le norme per il diritto al lavoro dei disabili,
una disposizione che ha rappresentato il superamento della precedente. La legge
118/1971 è stata la prima organica sulla invalidità civile; per giungere al
1977 con la legge n. 517 volta all’abolizione delle classi differenziali per i
disabili; tre anni dopo, con la legge 18/1980, è stata istituita l’indennità di
accompagnamento per gli invalidi civili. Nel decennio successivo la legge n. 13
del 9/1/1989 prevede disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione
delle barriere architettoniche negli edifici private. Passano alcuni anni ed
ecco la n. 104 del 5/2/1992 prende il nome di legge-quadro per l’assistenza,
l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate; questa normativa
viene poi modificata ed integrata con dalla legge n. 17 del 28/1/1999. Più
recentemente, con la legge n. 67 del 1/3/2006, si è voluto predisporre misure
per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di
discriminazioni. Ulteriori disposizioni di legge riguardan0 in particolare la
tutela e i diritti delle persone sorde; mentre per i diritti delle persone non
vedenti e ipovedenti relative disposizione di legge sono previste dal Ministero
degli Interni. Ora, se il quadro legislativo “pro disabili” è sufficientemente
garantista, quanto si può dire invece per quanto riguarda la concreta
applicazione? Ecco che i dilemmi non mancano perché; a mio avviso, anche se le
normative valgono sull’intero territorio nazionale, bisogna fare i conti con le
singole realtà regionali sia dal punto di vista della interpretazione (talvolta
è particolarmente soggettiva), sia con le personali disponibilità di mezzi
finanziari, di strutture e di organico. Il concetto di diversità, o comunque il
concepire un grado più o meno grave di disabilità, è generalmente inteso anche a
seconda della cultura di questo o quel burocrate e, in ragione di questa
osservazione, sono nate molte associazioni di volontariato (oltre al ruolo
“istituzionale” dei patronati) in difesa dei propri associati: non vi è patologia
cronica e invalidante che non sia rappresentata da una associazione di diretto
riferimento. Un fenomeno sociale del tutto italiano e, a questo riguardo, io mi
chiedo quanto può essere considerato civile ed evoluto un Paese che per
riconoscere e rispettare i diritti dei disabili debba ricorrere ad una miriade
di leggi, lasciando ulteriori spazi a molte associazioni che devono lottare
quasi ogni giorno per far rispettare una normativa, magari coinvolgendo anche i
mass media. È evidente che ciò rappresenta una notevole carenza culturale e, in
questi casi, me lo si lasci dire, tale carenza equivale ad una immaturità e
quindi inciviltà...
UNA LEZIONE
DI CIVILTÀ... SENZA REMORE PER ALCUNO
Non a
caso, vi sono disabili che pubblicamente sanno dare una “lezione” di
comportamento richiamando il senso civico e di responsabilità di coloro che hanno
legiferato, e di coloro che sono preposti al rispetto delle normative. È
recente l’esempio del discorso “mozzafiato” tenuto dalla 21enne Charlotte Helene
Fien (nella foto), affetta dalla sindrome
di Down e da autismo, nelle sede del Comitato dei Diritti Umani delle Nazioni
Unite di Ginevra, in occasione della XII Giornata mondiale sulla Sindrome di
Down, chiedendo di non eliminare dal mondo le persone come lei. Discorso che
ritengo valga la pena rievocare, tratto dal sito “Universo Mamma” del 25 maggio
scorso. Ecco il testo che ha scritto e pronunciato dopo aver visto il
documentario “Un mondo senza Sindrome di Down”, che fa riferimento al fatto che
con il nuovo esame previsto in Gran Bretagna, si rischia di azzerare il numero
di bambini nati con questa Sindrome.
“Buon pomeriggio, il mio nome è Charlotte
Helene Fien. Ho 21 anni e ho la Sindrome di Down e l’Autismo. Negli anni ’30 e
’40 i nazisti hanno deciso di liberarsi di tutte le persone disabili: più di
200 mila persone disabili sono state uccise, inclusi molti bambini con la
sindrome di Down. Oggi sta avvenendo la stessa cosa. Un test che verifica la
sindrome di Down è usato per uccidere tutti i bambini con la sindrome di Down.
In Islanda, Danimarca e Cina non un solo bambino con la sindrome di Down è nato
in futuro. Questo mi rende arrabbiata e molto triste. Io ho la sindrome di
Down. Non sto soffrendo. Non sono malata. Nessuno dei miei amici che ha la
sindrome di Down sta soffrendo. Abbiamo tutti vite felici. Andiamo al pub,
partecipiamo a feste e cene a casa della mia amica Aimee, abbiamo un fidanzato
e abbiamo piani e obiettivi per il futuro. Abbiamo soltanto un cromosoma extra
ma siamo ancora esseri umani. Noi siamo esseri umani. Non siamo mostri, non
abbiate paura di noi. Siamo persone con diverse abilità e forze. Non siate
dispiaciuti per me, la mia vita va alla grande! Il mio obiettivo è di trovare
un lavoro che amo. Amo il golf e vorrei insegnare ai bambini a giocarlo. Gioco
a golf da quando avevo 6 anni. Voglio vivere indipendente un giorno e
supportarmi con il mio lavoro. Ho già viaggiato da sola in diversi posti ed
anche all’estero. Non abbiate pura di me o non siate dispiaciuti per me. Io
sono come voi. Io sono come voi ma diversa. Io ho un cromosma extra, ma non mi
impedisce di godere della vita. Per favore non provate a ucciderci tutti. Non
permettete questo test. Se lo permettete non siete meglio dei nazisti che hanno
ucciso 200 mila persone disabili. Ho il diritto di vivere e così altre persone
come me”.
Cinque
minuti di standing ovation per un discorso che non solo ha toccato e tocca l’animo, ma ci
pone di fronte ad un mondo reale che non fa più parte di epoche “oscurantiste”,
ma ad un secolo in cui l’essere umano ha potuto godere al meglio del suo
sviluppo fisico, mentale e... materiale; ma che è ancora distante dal concepire
i reali valori umani, la dignità in primis. E questo perché vi sono persone che
temono di percorrere la lunga strada per non incontrare coloro che hanno
qualcosa da insegnare...!
La foto in basso è tratta dal sito Faithwire.com
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