SCONCERTO PER I COMPENSI AI
CONDUTTORI RAI
Audience e sponsor sono le reali ragioni dei ragguardevoli
rinnovi contrattuali?
E come giustificare l’anomia nei confronti dell’articolo 9 della
Legge 198 del 2016
di
Ernesto Bodini
Già il titolo della
trasmissione “Che tempo che fa” si
presta a qualche disquisizione, se non altro per l’errata impostazione
grammaticale anche se, di fatto, la frase è voluta dai produttori RAI per dare
un “effetto” giornalistico-mediatico. Per non parlare della ripetuta ospite
(con rispetto di tutti gli altri), sempre ben accolta dal pubblico che alquanto
entusiasta la applaude nonostante il suo becero comportamento estetico, ed
ancor peggio per le sue volute espressioni gergali a dir pocco allusive ai
limiti dello scurrile..., anche se il conduttore dà la parvenza di voler
contenere la “sconcezza” della sua ospite, la quale una volta “redarguita” finge
di correggersi camuffando il richiamo alla compostezza con una o più battute
per suscitare ilarità... altro che educazione e rispetto! Se questo è un
programma degno di quello che una volta veniva definita “Mamma Rai” (termine
oggi per fortuna impopolare), a mio avviso non lo è per nulla e non per essere
pudici ma per una questione di stile semantico e propositivo se si vuole, bene
inteso, privilegiare e mantenere in essere una più educata ed utile
informazione. Ma la mia indignazione va ancora oltre in quanto è di questi
giorni la polemica sull’entità contrattuale di rinnovo rivolta al conduttore
Fabio Fazio: 2,2 milioni di euro annui per quattro anni. Una cifra esorbitante che
grida scandalo ed offesa ai tanti precari in diversi ambiti professionali ed
altrettanti disoccupati, oltre alla larga fascia di povertà; per non parlare di
eminenti studiosi e ricercatori che riparano all’estero per ottenere quella
meritocrazia che in Italia è sempre stata mera utopia. Ora, in merito a questo
lauto cachet, bisognerebbe capire con quale metro si misura tale corrispettivo
in base alle prestazioni, che risultano essere un certo numero di puntate da
condurre, e per quanto si rispetti il lavoro del conduttore televisivo, il suo
ruolo non mi sembra essere di gran “fatica” e che tanto meno richieda un
particolare grado di istruzione, cultura e intelligenza... Certamente mi si può
obiettare che, determinare un programma di intrattenimento per una certa durata
e per un certo cachet, alla base ci sono risultati in termini di audience oltre
al “sostegno” di sponsor.
Ma tutto ciò è
sufficiente per giustificare l’allettante proposta di rinnovo contrattuale
offerta dalla Rai al Fabio Fazio di turno? No di certo se si considera inoltre
che polemiche e contenziosi sui compensi dei conduttori Rai scaturiscono dal
limite introdotto dall’art. 9 delle Legge 198/2016 relativo alla “Procedura per l’affidamento in concessione
del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale”. In
particolare il paragrafo 1-ter riguarda “Il limite
massimo retributivo di 240.000 euro annui, di cui all’articolo 13, comma
1, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con
modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, si applica
rispettivamente agli amministratori, al personale dipendente, ai collaboratori
e ai consulenti del soggetto affidatario
della concessione del servizio pubblico
radiofonico, televisivo e multimediale, la cui
prestazione professionale non sia stabilita da tariffe
regolamentate”.
Provvedimento che, se rispettato, dovrebbe
riguardare anche il conduttore di cui sopra, ed anche se lo stesso rientrasse
in qualche sorta di eccezione, a noi non nota, rimane ugualmente lo sconcerto e
la vergogna di una Emittenza che dà
spazio e denaro, certamente non commisurati al valore reale di chi sa
soltanto... semplicemente intrattenere, suscitando applausi e nulla di più
realmente utile. A riprova di ciò, basti ricordare che ai tempi del programma
televisivo “Non è mai troppo tardi”,
a cura della Rai andato in onda dal 1960 al 1968, il conduttore Alberto Manzi
non solo ha avuto una certa audience, ma ebbe il merito di “diplomare” un
milione di analfabeti italiani. Merito ancorché avvalorato dalla sua umiltà e
gran rispetto per i suoi “alunni” (spesso ultra settantenni) che gli hanno sempre
manifestato gratitudine ed affetto... e non certamente per il cahet ottenuto!
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