L’amore per gli animali
Quando l’eccesso delle attenzioni ha risvolti meramente
commerciali...,
mentre l’atteggiamento affettivo si misura nella spontanea
semplicità
di Ernesto Bodini
Anche
in tempi di spending review
e dei sempre più irrisolti problemi che una nazione come la nostra sta
accumulando (a cominciare dal costante debito pubblico: 2.260 miliardi di
euro), senza trovare una benché minima soluzione, l’industria e il commercio
continuano a proliferare di fantasia. È di questi giorni che la cronaca
nazionale ci parla di storie che, definirle originali, è quasi un eufemismo
giacché persegue il detto: l’esigenza
aguzza l’ingegno. Di cosa si tratta? È presto detto. Un’azienda di
Alessandria sta incrementando il suo fatturato (e la sua visibilità) producendo
abbigliamento in cashmere e cristalli per i cagnolini dei vip di tutta Europa,
Asia e America. È pur vero che il commercio è libero ed ha le sue esigenze, ma
è altrettanto vero che leggere notizie di questo tenore può suonare come una
sorta di “insulto” alla povertà, mentre sarebbe ben più utile (anche se non
commercialmente, ma umanamente e civilmente) investire sulla prevenzione dei
maltrattamenti e abbandoni degli animali, e contemporaneamente contribuire al
mantenimento di quelli che vengono abbandonati, la cui gestione è per larga
parte demandata ad associazioni di volontariato. Il mio “j’accuse” non è
strettamente diretto alla “intraprendenza” aziendale alessandrina, ma vuole
richiamare l’attenzione su queste eccessive “dedizioni” che, tra innovazione e
il perpetuarsi, potrebbe suscitare in ogni animo sensibile indignazione e…
quant’altro.
In
questi giorni una graziosa maltese di due anni (dal morbido pelo bianco e dagli occhi straordinariamente
azzurri, di nome Sissy) dei miei famigliari, ha dato alla luce ben otto
cuccioli, un evento che di primo acchito può considerarsi normale, o forse
eccezionale che, per volere della Natura, vuole significare il senso della
“continuità”... della specie, forse in controtendenza al tasso di natalità umana. Ma tant’è.
L’evento ha certamente suscitato emozione e con essa apprensione per la
migliore assistenza e tutela, avendo particolare riguardo per il mantenimento
dei piccoli accanto alla propria madre. Ma chi è il ”fortunato” padre? Un
piccolo e vispo barboncino nero (“fin troppo amico di famiglia”) di nome Laky,
non certo “indifferente” alla non prevista cucciolata: tutti neri e alcuni con
le zampette e parte del musetto bianchi, ancora con gli occhi chiusi confortati
da quel calore materno che ben li alimenta e li rassicura. Ora, a ben
riflettere, nessuno si sognerebbe (a parte la collocazione “abitativa”) di
procurare loro abbigliamenti di grido...; anche per il fatto che gli animali nascono
e vivono (per volere della Natura) senza alcuna esigenza di abbigliamento…
umano, e men che meno corredati da preziosi e costosi ninnoli: loro non hanno
bisogno di pavoneggiarsi… Piuttosto gli animali domestici e di compagnia in
particolare, hanno bisogno di calore umano e di protezione, riconoscendo il
rispetto della loro esistenza, riproduzione e continuità della specie. Ecco, io
credo che ciò possa costituire un momento di riflessione richiamando tutti noi
al buon senso e alla razionalità: si può (e si deve) ben volere ad ogni
creatura animale, ma prima di tutto a noi stessi, rifuggendo da ogni eccessiva
ed... assurda vanità che appagherebbe solamente l’uomo allontanandolo così
dalla più semplice e reale forma affettiva.
Le foto sono di Fabio B.
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