LA CHIRURGIA DEI
TRAPIANTI... SENZA CONFINI
Due grandi pionieri che
hanno contribuito alla innovazione e al progresso
della trapiantologia
umana a scopo terapeutico. Doveroso ricordarli
di Ernesto Bodini
Se la
storia della Cardiochirurgia ha fatto dei progressi lo si deve certamente ai
suoi pionieri, e con essi (per dovere di informazione) chi si è prodigato a far
conoscere il loro operato, le loro caratteristiche e soprattutto la loro
umanità. Tra questi “Maestri” di una delle discipline più impegnative, a
partire dallo storico evento (1967) di Christian Barnard, è da ricordare il
prof. Lucio Parenzan (nella foto),
scomparso a 90 anni nel gennaio del 2014. Il mio primo ed unico incontro con il
cattedratico, nativo di Comeno (l’attuale Slovenia), bergamasco di adozione,
avvenne a Novara il 31 ottobre e 1 novembre del 1997, in occasione del
congresso per il “XXX anniversario primo
trapianto di cuore – Incontro con i protagonisti”, organizzato dalla
sezione piemontese dell’A.I.D.O. (presidente provinciale Novara – VCO e consigliere
nazionale Pietro Pesare, deus ex machina
dell’evento) per il quale fui l’addetto stampa sia del congresso che della
associazione Aidina. Il prof. Parenzan era un uomo di elevato valore accademico.
Lauretaosi nel 1948, diresse la Divisione di Cardiochirurgia pediatrica e di
Cardiochirurgia di Bergamo dal 1964 al 1994; una lunga carriera preceduta da
lunghi periodi di studio a Stoccolma e Pittsburgh, e in seguito fu docente di
Chirurgia pediatrica all’Università di Milano. Ma la tappa “più storica” è del
1985, e precisamente la notte tra il 22 e il 23 novembre agli Ospedali Riuniti
di Bergamo, quando con la sua équipe eseguì il primo trapianto di cuore (il
terzo in Italia dopo quelli di Padova e Pavia); ma fu anche il primo ad
eseguire interventi a cuore aperto su neonati, e il primo ad intervenire su
pazienti (sotto i tre chili di peso) affetti da Tetralogia di Fallot (figura in basso), i cosiddetti “bambini
blu”.
Inoltre,
sotto la sua guida il Centro di Bergamo divenne il più grande Centro di
Cardiochirurgia di importanza internazionale; nel 1989 fondò l’International
Hearth School, Fondazione di Bergamo per la formazione medica continua (onlus),
dalle cui fila uscirono venticinque primari in Italia e all’estero. L’anno
prima ricevette la medaglia d’oro per la Sanità pubblica dal Ministero della Sanità
italiano. Ma la sua esperienza e la sua “vocazione” per il sociale e quindi
fine conoscitore delle tematiche della medicina umanistica, lo hanno visto
quale direttore del Progetto internazionale di prevenzione e cura delle
malattie cardiache nei paesi africani nell’ambito del Centro Internazionale di
Cultura Scientifica di Losanna, e a capo di una équipe chirurgica al Mater
Misericordiae Hospital di Nairobi in Kenya; oltre ad essere stato direttore
scientifico di Humanitas Gavazzeni. Tralasciando i trascorsi per così dire, più
giovanili, che da fonti bibliografiche non sono stati tra i più semplici
considerando soprattutto l’epoca del conflitto mondiale, del prof. Parenzan
rammento la maestria nel moderare quel congresso novarese, del quale mi
incaricò di fornirgli in seguito la relativa rassegna stampa, cosa che feci con
non poca fatica nel giro di qualche mese.
Ho
voluto ricordare questo luminare della scienza medica e chirurgica non solo perché
scomparso, ma anche per dovere di biografo, e sempre come tale anche la figura
del prof. Thomas Starzl (nella foto),
pioniere dei trapianti di fegato in essere umano, scomparso il 4 marzo scorso a
Pittsburgh (Pensylvania) all’età di 91 anni. Lo conobbi il 27 maggio 1997 a
Milano in occasione del conferimento del Premio internazionale “Chirone” che
gli fu assegnato dall’Accademia Nazionale di Medicina, al termine del quale lo
avvicinai per una breve intervista per il periodico La Voce dell’A.i.d.o. Piemontese, che qui ho il piacere di
riproporre.
Prof.
Starzl, è sempre un problema etico la scelta dei candidati al trapianto?
“Più
che una scelta etica deve essere etico-clinica: di tutti i malati si tratta il
più grave e questo, non è quello che avviene in tutti i Centri… In alcuni di
questi la scelta è “condizionata”, tanto che si sottopone a trapianto di fegato
pazienti che non ne hanno bisogno, o quasi! C’é quindi un unico modo per fare
la scelta giusta: il malato più grave deve avere la priorità assoluta nel
ricevere l’organo a disposizione; in caso contrario, o si trovano più soldi,
oppure si economizza al massimo in modo da ridurre il numero dei trapianti o,
peggio ancora, non si fanno trapianti…”
Ma
a chi competono i problemi di carattere etico?
“Da
un certo punto di vista il medico non potrebbe avere la facoltà di prendere
decisioni etiche perché entra in un conflitto di interessi e quindi perché
direttamente coinvolto, anche se, tuttavia, è l’unico che conosce fino in fondo
le problematiche di cui si tratta. A mio avviso, invece, i Comitati etici di
qualsiasi genere non ne sono coinvolti e spesso, sono loro a conoscere i veri
problemi del malato”
Il
problema del rigetto presenta ancora qualche difficoltà nel trapianto di organo
umano?
“Oggi,
con i farmaci a nostra disposizione, come la ciclosporina, il rigetto rappresenta
un evento controllabile; anzi, ritengo che non sia il rigetto la causa dei
trapianti non riusciti”
Quali
sono le risposte cliniche nel trapianto in età pediatrica rispetto all’adulto?
“Sono
forse migliori nei bambini, rispetto agli adulti”
Quanto
passerà prima che lo xenotrapianto entri nella pratica chirurgica?
“Non
è possibile poterlo stabilire, soprattutto perché, nonostante i progressi
sinora raggiunti, il problema del rigetto è ancora da risolvere. La scienza può
giungere improvvisamente a nuove scoperte e cambiare tutto”
In
due parole, qual è il futuro dello xenotrapianto?
“È
qualcosa dietro l’angolo, ma che rischia di star sempre dietro l’angolo!”
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