Sconforto
ed amarezze per poca trasparenza nel sapere
UN
PAESE ALLA DERIVA “DISEREDANDO” I SUOI FIGLI
di Ernesto Bodini
Nella nostra politica
quotidiana è un continuo susseguirsi di atti e misfatti: ricorrere e referendum
e votazioni, mozioni di sfiducia, arresti per i svariati reati, dibattiti
pubblici tra “esperti” e pubblico (condotti da moderatori che non sanno moderare nemmeno se stessi), il “dovere”
di onorare determinate ricorrenze sia in ambito nazionale che locale che non
“risanano” il modo di comportarsi di una società sempre più intollerante ma al
tempo stesso incoerente... E, come se non bastasse, la Natura non manca di dare
il suo apporto distruttivo, per la verità in parte... sollecitato dall’uomo. E
quante volte, in questi ultimi anni, si è pronunciata la parola Costituzione e
quante volte non si sono analizzati gli articoli che la compongono? Ora, se i
cittadini si impegnassero a leggerla (o rileggerla) e soprattutto a sforzarsi
di interpretare determinati articoli, molto probabilmente non ne verrebbero a
capo, sia perché non sarebbero in grado sia perché non saprebbero a chi
rivolgersi. Ed è logico pensare che un costituzionalista è la figura più
competente a cui chiedere delucidazioni interpretative ed applicative, ma è
anche facile dedurre che il comune cittadino non ha certo facile accesso a
questo interlocutore. Personalmente, trovandomi in questa “necessità” di
chiarimenti ed interpretazioni, alcuni mesi fa ho rivolto alcuni quesiti in
merito al Capo dello Stato che, come sappiamo, è il primo garante della
Costituzione, oltre a presiedere (in primis) il Consiglio Superiore della
Magistratura (CSM). Ho avuto riscontro dopo quindici giorni, non dal Presidente
della Repubblica (forse per ovvie ragioni), ma dal Capo Servizio della
Segreteria Generale della Presidenza della Repubblica – Servizio Rapporti con
la Società Civile e per la Coesione Sociale, il quale testualmente rispondeva: «Gentile Signor Bodini, mi riferisco alla
lettera da lei indirizzata al Presidente della Repubblica. Desidero assicurarle
che questa Sede ha preso atto di quanto lei ha voluto esporre. Colgo
l’occasione per inviarle cordiali saluti». Nonostante il riscontro, con
questa missiva i miei quesiti sono tuttora “inevasi”, quindi è come se non li
avessi posti al mio interlocutore, tanto da dover individuare il su citato
Costituzionalista che peraltro non sarebbe tenuto a dare spiegazioni a un cittadino
comune come me, ad eccezione degli studenti in Giurisprudenza o discipline
analoghe.
Si parla sempre più di trasparenza e di
garantismo ma in effetti è un continuo blaterare poiché al cittadino manca la
conferma concreta (e quindi pratica) di quello che deve sapere e di quello che
deve avere, oltre naturalmente a ciò cui si deve attenere per ottemperare i suoi doveri. Inoltre, se la nostra è una
Repubblica Democratica (che in sede referendum istituzionale del giugno 1946
per pochi voti ha avuto il “sopravvento” sulla Monarchia: 12.182.855 contro
10.362.709), a mio avviso ancora oggi resta da stabilire cosa si intende per
Democrazia poiché di fatto il concetto non solo implicherebbe libertà (inclusa
quella del sapere e del capire!), ma anche rispetto di quella dignità che
l’Uomo va invocando sin dalle sue origini. Si dice anche che sapere e non
sapere fa la differenza, e ciò è palese, ma il sapere implica il più delle
volte la capacità di comprendere una volta consultate le fonti e, a riguardo,
posso dire che anche chi studia non sempre è in grado trovare le risposte di
cui ha bisogno... e forse neppure le cerca. Il nostro Paese credo che necessiti
di ulteriori figure deputate a spiegare che cosa significa essere concretamente
“cittadino italiano”, mentre è più comprensibile il concetto di “esule od
espatriato” con il beneficio di una realtà d’oltre confine o d’oltre oceano...
Ne consegue che allo stato attuale le amarezze in questo “Stivale” (ormai
nemmeno degno di guadare un fiumiciattolo) si sommano quotidianamente, sia per
carenze di garantismo di determinati diritti sia per la scarsa trasparenza per
chi vuol sapere ed essere in grado di condurre una vita in modo corretto,
all’insegna del rispetto e della dignità, propri ed altrui. Ma poiché ritengo
che ciò rasenti in gran parte l’utopia, non resta che confinare i propri
pensieri e le proprie riflessioni rievocando e far mie le saggezze di
illuminati di cui è ricca la Storia come Socrate, Kierkegaard, Schweitzer, Schopenhauer: «La maggior parte del
sapere umano – sosteneva quest’ultimo – è depositato nei
documenti e nei libri, memorie in carta dell’umanità». Una sorta di rifugio per trovare
quel conforto che appaghi il vuoto interiore causato ed aggravato ogni giorno
dal malessere esistenziale che, un Paese pseudo democratico come il nostro, non
sa evitare... E tutto questo, conscio di realtà ben peggiori che riguardano
altri Paesi, ma non per questo debbo “soffocare” il mio “J’accuse” non francese, ma del tutto italiano. E a determinati
politici vorrei ricordare quanto sosteneva il saggista e filosofo inglese
William Hazlitt: «Amare la libertà è amare
gli altri; amare il potere è amare se stessi».
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