L’INFORMAZIONE
SUL TEMA HANDICAP
Un ruolo
per un “delicato” aspetto sociale
che
richiede competenza e sensibilità
di Ernesto Bodini
La tematica disabili ha
avuto, in questi ultimi anni, una vasta eco verbale e scritta: dopo le prime
denunce degli anni ’70, quando vennero alla luce situazioni intollerabili ed
infamanti, cui seguì un progressivo fiorire di iniziative pubbliche attraverso
convegni, dibattiti, tavole rotonde, seminari ed incontri. Ma anche di
pubblicazioni: articoli su quotidiani e periodici, riviste associative
specializzate, libri-inchiesta, traduzioni, saggi divulgativi, resoconti di
esperienze, ed altro ancora, investendo un vasto pubblico che andava oltre il
ristretto campo degli “addetti ai lavori”. È indubbio che il notevole dispiego
di forze nell’ambito della divulgazione sia essa scritta, parlata o visiva,
condusse ad una diffusa sensibilizzazione dell’opinione pubblica fino a fare
della “questione” disabili, uno dei parametri attraverso i quali misurare l’umanità
e il civismo di un popolo e della sua organizzazione civile e sociale. A questo
proposito si ricordi, ad esempio, che l’11 marzo 1978 il Corriere della Sera
iniziò la pubblicazione di una rubrica dal titolo significativo “Handicap e
Società”. Due intere colonne di apertura o di spalla, a cadenza quindicinale,
affidata ad una associazione (Anffas), coordinata da un redattore capo. Uno
spazio autogestito con una formula semplice: storia di un “caso”, commento,
corrispondenza con il lettore e informazione spicciola. La novità consisteva
nel fatto che per la prima volta in Italia, un grande quotidiano si occupava a
fondo del tema Handicap, consentendo alle persone disabili ed alle loro
famiglie di rappresentare la la lro verità senza alcun vincolo e senza alcuna
censura. Il quotidiano, inoltre, metteva a disposizione la propria struttura
organizzativa e, in questo modo, la rubrica non viveva isolata ma perfettamente
integrata nel sistema giornalistico e della comunicazione. Tale progetto
editoriale, assumeva perciò, una dimensione non solo italiana ma anche
internazionale. Ma dopo quattro anni, cambiata la direzione del giornale, “mutata”
la sensibilità e anche forse per logoramento della formula, l’esperienza si
esaurì.
In quest’ultimo trentennio
sono sorte molte associazioni a difesa e tutela dei disabili, e con esse si
sono improvvisati molti giornalisti, o per meglio dire, pseudo tali, che a
vario titolo hanno cercato di contribuire alla divulgazione di un argomento
delicato che richiede sensibilità e competenza… Non sono tuttavia mancati utili
consigli e suggerimenti che hanno evidenziato la molteplici problematiche di
questo “pianeta”, in parte ancora sommerso ed eluso da molti media… ad
eccezione della cronaca! Non esiste un “concreto” giornalismo che si dedichi a
questi problemi, ma è pur vero che il giornalista specializzato in determinate tematiche
è l’unico che potrebbe intervenire e dare il massimo “risalto” a questa realtà
sempre più emergente, tanto da coinvolgere scienze sociali e mediche. Purtroppo
va rilevato che, per quanto si divulghi, si legge poco e poco ci si avvicina al
quotidiano discorrere sui fenomeni e sui problemi dell’Handicap, un termine estremamente
riassuntivo e assai poco specifico tant’è che è diffusa e costante l’abitudine
di designare tanto il difetto fisico, mentale o sensoriale che minora il
soggetto, quanto lo stato di necessità che tale difetto comporta e su cui deve
agire l’intervento correttivo o compensativo. Ancora scarsa è, a mio avviso, l’informazione
soprattutto per quanto riguarda l’aspetto della terminologia: l’uso del
linguaggio ci insegna che una distorsione delle parole o una particolare
enfasi possono creare, o contribuire a creare, indifferenze e sopraffazioni… e,
a volte, anche emarginazione. Quando la salute non riguarda solo il singolo
individuo, ma si arricchisce di connotazioni culturali o di valore sociale,
sono gli organi di informazione che svolgono un’importante funzione nell’orientare
il lettore con atteggiamenti e considerazioni in tema di salute e, tutto
questo, avviene attraverso la capacità di informazione e ciò di cui parlano,
quasi sempre importante, magari per il solo fatto che ne parlano, favorendo il
formarsi e il manifestarsi di una pubblica opinione.
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