CICERO PRO DOMO SUA: UN “VEZZO”
DI ANNUALE TRADIZIONE
Se “l’anticonformista” Jean-Paul
Sartre non fa testo, quanto meno fa riflettere…
di
Ernesto Bodini

Inoltre, pongo il seguente quesito: in cosa
consiste premiare un professionista in funzione del suo dovere, peraltro
solitamente ben remunerato per esercitare eticamente e deontologicamente il suo
mestiere? Sarebbe come se si dovesse premiare un chirurgo che ha eseguito un
ottimo intervento, un anestesista che ha ben anestetizzato un paziente, un
sacerdote che ha ben officiato un rito religioso, o un docente che ha ben
svolto una lezione didattica, etc. Questi ed altri esempi che inducono a
riflettere sul fatto che riconoscere ai professionisti una buona ed equa
retribuzione è più che sufficiente, oltre alla considerazione che ogni altro
riconoscimento “extra contrattuale”, a parer mio, nulla aggiunge e nulla toglie
alla consapevolezza di svolgere bene la propria professione, sia essa
giornalistica o di altra natura. Semmai, si potrebbe aggiungere, da questi
professionisti della comunicazione si possono eventualmente acquisire utili
suggerimenti in base alla loro esperienza, e questo, va da sé, non implica
necessariamente un valore aggiunto da meritare un premio sia nazionale che
internazionale. Per estensione, fulgido è l’esempio di Jean-Paul Sartre
(1905-1980), non tanto per il fatto di aver rifiutato il Premio Nobel per la
Letteratura (1964), quanto invece per la convinzione (opinabile o meno) che
tale riconoscimento andrebbe assegnato a posteriori, sostenendo il concetto che
solo post-mortem sia possibile esprimere un giudizio sull’effettivo valore
letterario, e ciò nel rispetto delle proprie volontà testamentarie. Del resto,
nel 1945 aveva già rifiutato la Legion d’Onore e, in seguito, la Cattedra al
Collège de France.
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