Di
fronte alla malattia cancro un giovane neurochirurgo si racconta
UN AUTORE CHE HA SAPUTO AFFRONTARE LA
MALATTIA E LA MORTE CON INTEGRITÁ E
DIGNITÁ
di Ernesto Bodini

La forma elegante ed al tempo stesso
austera della prosa denota nell’autore un’ottima cultura umanistica, tant’é che
a riguardo confidò in una intervista: «… non
so cosa starò facendo tra cinque anni… forse ci sarò, forse no… Se mi avessero
chiesto quando avevo 17 anni cosa avrei voluto fare nella vita avrei detto lo
scrittore. Poi ho scoperto che la medicina era in effetti il mestiere perfetto
per me». Ma cosa rende la vita degna di essere vissuta quando ci si
confronta con la morte? É questo il quesito che fa da “guida” all’autobiografia
del dottor Kalanithi, ed altri che seguono, come affrontare il futuro il cui
orizzonte si va allontanando sempre più, soprattutto lasciando la figlia Cady
di pochi mesi che, con la sua tenerezza ne ha allietato lo spirito nella
“illusione” di un conforto effimero ma appagante. Il giovane Paul, ci coinvolge
nella sua esistenza più intima in cui il
dramma della precarietà e della sofferenza si fa sempre più pressante, in tutte
le sue dimensioni fatte di speranze, di illusioni e di disperazione ma con
cosciente razionalità. E a questo riguardo ha affermato: «Da quando Cady è nata il mio tempo con lei è stato molto particolare e
intenso. Non ho altra possibilità, non vivrò abbastanza perché lei possa
ricordarsi di me e quindi il presente è tutto ciò che ho. Se non pensi al
peggio allora la tua fine sarà molto dura per te e per la tua famiglia; ma se
non pensi al meglio perderai l’opportunità di trarre il massimo dalla vita e del
tempo a disposizione».
L’amorevole Lucy, amata sin dagli anni
dell’università, ha esaudito il desiderio del marito “completando” alla sua
morte questa pubblicazione con un capitolo che non vuole essere solo l’epilogo,
ma anche se non soprattutto la testimonianza di momenti gioiosi pur nel pieno
rispetto del loro dolore. Nel ripercorre sinteticamente alcune tappe per descrivere
la breve agonia fatta di respiri esitanti e irregolari. Ma non manca di
rievocare la sua grande dedizione nel portare a termine i suoi capitoli, tra
una terapia e l’altra, tra una fitta e l’altra e in continuo contatto con il
suo editor. Non ha mai distratto i suoi occhi dalla morte, passando gran parte
della sua vita a chiedersi come vivere una vita significativa, la cui risposta
sta proprio in queste pagine intrise di integrità e umiltà. Nei suoi ricordi e
nelle sue convizioni questa giovane sposa ipotizza che se il marito fosse
sopravvissuto, avrebbe dato un contributo notevole come neurochirurgo e
neuroscenziato; avrebbe aiutato molto i pazienti e le loro famiglie con le
capacità e la dedizione che gli erano proprie. Per la giovane Lucy e la figlia
Cady la scomparsa (marzo 2015) di Paul rappresenta una grave perdita, che dire
incolmabile sarebbe mero eufemismo; ma che a ragione richiama quanto sosteneva
lo scrittore britannico Clive Staples Lewis (1898-1963): «La perdita della persona amata non è il troncamento dell’amore
coniugale, bensì una delle sue fasi normali, come la luna di miele. Quello che
vogliamo è vivere bene e fedelmente il matrimonio anche in questa fase».
Una perdita che anche i lettori sapranno comprendere dopo aver apprezzato
queste pagine di testimoniale saggezza.
Nella foto in basso Paul e Lucy Kalanithi
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