A margine del XXXV congresso
ESTRO. Un appuntamento che ha visto la partecipazione di oltre 5.000
congressisti di 80 Paesi diversi, per fare il punto sugli sviluppi della
radioterapia oncologica nel trattamento di molti tumori, soprattutto del
polmone, della mammella e della prostata. Altro importante focus della moderna
oncologia è stata la centralità del paziente sia in termini di reale
valutazione multidisciplinare che d’importanza decisionale
INTERVISTA AL PROF. UMBERTO RICARDI
Torinese,
54 anni, Professore Ordinario dell’Università di Torino, è Direttore del
Dipartimento di Oncologia e della SC Radioterapia della Città della Salute e
della Scienza, è neo president eletto di ESTRO (Società Europea di Radioterapia
ed Oncologia)
di Ernesto Bodini
Prof. Ricardi, il congresso internazionale
Estro35 (2016) ha riscosso un notevole successo. Come si è riusciti a far
convergere a Torino diverse migliaia di congressisti provenienti da ben 80
Paesi?
“Il congresso Estro35 è stato ospitato a
Torino dopo anni di tentativi, e per la prima volta in Italia dopo 26 anni al termine di un percorso che ha visto
un’ottima sinergia tra i professionisti
e la città di Torino, si è riusciti a vincere una nutrita “concorrenza” e
portare questo evento nella nostra città”
Quali sono le novità più significative emerse
nel corso dei lavori congressuali?
“Fondamentalmente sono riconducibili a due-tre passaggi. Il congresso annuale Estro è un appuntamento in cui gli opinion leaders della ricerca scientifica dell’oncologia clinica, della radioterapia, della radiobiologia, della fisica, etc., si confrontano in termini di sessioni educazionali, di simposi multidisciplinari con altre Società; possono essere “enfatizzati” due aspetti: il primo riguarda un lavoro di una Task Force che si chiama HERO (Health Economics in Radiation Oncology), che ha lavorato producendo dati relativi all’aumento di incidenza della malattia cancro da prevedersi nel decennio 2015-2025, e al termine del quale, per effetto dell’invecchiamento della popolazione, ci sarà da prevedere un significativo aumento di incidenza delle malattie tumorali, riconducibile prevalentemente ad alcune come il tumore della prostata. Tale aumento di incidenza, che a livello europeo porterà in un decennio il numero totale dei pazienti da 3,5 a 4 milioni, comporterà anche un aumento della domanda di radioterapia stimato del 15-20%, e quindi la necessità di programmare investimenti significativi in termini di tecnologia e di personale in tutte le diverse nazioni europee”. Il secondo messaggio fondamentale che ha “dominato” lo scenario dell’ESTRO è stato quello della radioterapia in associazione all’immunoterapia.
Per quali tumori la radioterapia risulta
essere più indicata in associazione (o non) alla chemioterapia e/o chirurgia?
“Si stima che la radioterapia possa essere
eseguita in una qualche fase della storia naturale di una singola patologia
neoplastica in circa il 50% dei tumori. Ovviamente ci sono situazioni in cui la
radioterapia costituisce l’unico trattamento, uno fra tutti il tumore della
prostata per il quale, oggi, la radioterapia si pone come alternativa
paritetica alla chirurgia… Ci possono essere, tuttavia, altre situazioni in cui
storicamente la radioterapia rappresenta un complemento alla chirurgia. Altro
esempio classico che ricordo sempre agli studenti di Medicina riguarda il
tumore della mammella che viene operato conservativamente, cui deve seguire una
fase di radiazione post-operatoria della mammella residua”
Vi è un altro scenario in merito?
“Uno scenario opposto è quello dei tumori del
retto localmente avanzati, per i quali oggi sappiamo che per avere dei
risultati oncologici migliori è necessario eseguire una radioterapia
preoperatoria, talvolta combinando anche una chemioterapia preoperatoria. Ci
sono altre situazioni, come ad esempio l’oncoematologia (linfomi di Hodgkin,
linfomi non Hodgkin), in cui la chirurgia non ha alcun significato terapeutico,
mentre l’associazione chemioradioterapica è sicuramente lo standard
terapeutico nella maggior parte dei casi”
Da quali figure è formato il Gruppo
interdisciplinare per i trattamenti radioterapici?
La moderna oncologia deve essere
multidisciplinare e questo significa che, come avviene a livello di rete
oncologica su qualsiasi patologia neoplastica, la presa in carico
multidisciplinare con l’oncologo
clinico, l’oncologo radioterapista, il chirurgo e tutta una serie di figure
altrettanto importanti devono garantire al singolo paziente la definizione
dell’approccio terapeutico personalizzato. La radioterapia è a sua volta una
“arena” multiprofessionale perché alla definizione di un iter radioterapico
ottimale concorrono il medico oncologo-radioterapista, il fisico sanitario (per
i controlli di qualità delle apparecchiature e della preparazione del piano di
cura), e il tecnico di radiologia che è una figura fondamentale nell’assicurare
la quotidianità dei trattamenti. Una ulteriore figura è il dosimetrista,
fondamentale per la corretta esecuzione di un trattamento radioterapico in termini
di controllo di qualità, e per il contributo alla definizione dei tessuti sani
e degli organi a rischio nella preparazione del piano di cura”
Quali nuove indicazioni sono oggi disponibili
per il trattamento del seminoma del testicolo?
“Il seminoma del testicolo, soprattutto se
allo stadio iniziale, vede l’intervento chirurgico di orchifunicolectomia come tempo terapeutico
fondamentale; nelle situazioni definite al primo stadio, ossia quelle in cui
non c’é una malattia macroscopica residua dopo l’intervento chirurgico, oggi si
discute nell’ambito di percorsi terapeutici tra strategie alternative che
vengono condivise e discusse con il singolo paziente, che possono essere o la
semplice osservazione o la chemioterapia con un farmaco (il carboplatino),
oppure la radioterapia cosiddetta profilattica (irradiazione dei linfonodi
lomboaortici). I vantaggi e gli svantaggi delle diverse opzioni terapeutiche
vengono esposti e discussi con i pazienti al momento della presa in carico
multidisciplinare.”
E per quanto riguarda altri tunori rari?
“I tumori rari hanno incidenza inferiore a 5
casi per 100 mila. I tumori testa-collo sono globalmente tumori tutt’altro che
rari (sono al 6° posto come incidenza epidemiologica), mentre le singole
sotto sedi possono essere effettivamente considerate come tumori rari (esempio
tumori del rinofaringe). In molte di queste situazioni, l’evoluzione tecnica
della radioterapia consente oggi di utilizzare trattamenti sempre più sicuri, in
grado di concentrare selettivamente la dose di radiazioni e di migliorare i profili
di tossicità dei trattamenti”
Prof. Ricardi, cosa ha comportato il fatto che
molti studi radioterapici di Fase III non hanno rispettato la Direttiva emanata
nel 2007 dagli Stati Uniti?
“La comunicazione è importante per tutta
l’arena oncologica: anche nel caso di studi negativi; il messaggio che è stato
esplicitato nell’ambito di una sessione plenaria del congresso, è stato quello
della necessità di migliorare la visibilità scientifica degli studi clinici che
non hanno dato risultati positivi”
In radioterapia come vengono gestiti gli
effetti collaterali? Ossia, la tossicità è oggi meglio controllata?
“La tossicità in radioterapia si distingue in
acuta e tardiva. Nel primo caso è quella che in genere si manifesta in corso di
trattamento che, di fatto, non preoccupa il radioncologo e il paziente in
quanto transitoria e reversibile; nel secondo caso è la tossicità tardiva che
“condiziona” la radioterapia mettendoci in condizione di dover aspettare dei
parametri di tolleranza dei tessuti sani, fortunatamente ben conosciuti. É una
tossicità che può manifestarsi a distanza di mesi o di anni dal termine della
radioterapia. Alcuni di questi scenari sono da evitare nel momento in cui
sapendo qual è la tolleranza di un determinato organo è doveroso da parte nostra
rispettare tale tolleranza a fronte del rischio di una certa tossicità; mentre
altri sono meno prevedibili in quanto più di tipo statistico: non esiste una
dose soglia, né una correlazione lineare tra dose e rischio, uno tra tutti su
questo scenario può essere il rischio di veder comparire a distanza di 20-30
anni un secondo tumore quale conseguenza del trattamento radioterapico fatto
molto tempo prima. Fortunatamente questo rischio è piuttosto modesto, ma
comunque sempre oggetto di informazione adeguata da parte nostra nei confronti
dei pazienti.
É possibile ipotizzare un futuro con meno
interventi radioterapici, magari per un tipo di tumore rispetto ad un altro?
“In relazione alla disponibilità di opzioni
terapeutiche alternative rispetto a quelle più consolidate, può essere letto
certamente in termini di alternativa alla radioterapia, ma anche di alternativa
alla chirurgia a favore della radioterapia stessa. Un esempio riguarda il
tumore del polmone in stadio iniziale dove oggi abbiamo la disponibilità di
metodiche nuove come la radioterapia stereotassica, in grado di ottenere
risultati che sono decisamente competitivi e analoghi a quelli della chirurgia.
La situazione in cui la radioterapia oggi viene spesso usata anche come
alternativa alla chrurgia è quella della radioterapia nel cancro della
prostata. Ma se noi avessimo in futuro una evoluzione ulteriormente mininvasiva
del capitolo chirurgico, potrebbe essere questo un esempio in cui le
indicazioni alla radioterapia potranno a loro volta ridursi. Tornando al tumore
della prostata, potranno infine ridursi le indicazioni alla chirurgia e anche
alla radioterapia per alcuni tumori che, forse, sarebbe meglio non trattare ma
solo “sorvegliare”
Lei è stato eletto con grande merito
presidente della Società Estro, per il successo di questo congresso e
soprattutto per le sue qualificate prestazioni professionali e particolare
capacità scientifica. Quali sono i suoi programmi per il futuro?
“Dai giorni scorsi sono diventato presidente
eletto della Società europea, che è un mandato della durata di due anni, al
termine dei quali assumerò l’incarico di presidente “vero” della Società
europea per due anni con una ulteriore coda di due anni come past president;
quindi il percorso presidenziale di Estro durerà sei anni globali. Il tutto va
a concludere la mia lunga permanenza nella Società europea di Radioterapia e
Oncologia, in quanto sono stato eletto membro del C.D. nel 2004, e dal 2006 al
2011 ho rivestito il ruolo di executive administrator della Società; inoltre,
dal 2012 sto lavorando come chair di
un Comitato molto importante che è quello del National Societies Committes, una
sorta di ponte tra l’Estro e le diverse società scientifiche europee dell’area
oncologica radioterapica”
Quindi?
“Per il futuro, in linea con il document
strategico ESTRO Vision 2020, dovremmo essere in grado di assicurare ad ogni
singolo paziente in ogni nazione europea il miglior trattamento radioterapico
possibile allo stato dell’arte, personalizzato sulla base di singoli elementi (clinici,
biologici, biomolecolari), garantendo quindi una presa in carico
multidisciplinare adeguata ad ogni
singolo paziente. In
conclusione, il messaggio fondamentale è che oggi la radioterapia è in grado di
curare il cancro in modo sicuro”
Foto di E. Bodini
Foto di E. Bodini
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