UNA
TESTIMONIANZA PER UN RICORDO COLLETTIVO
DEGLI
“ANGELI SENZA ALI” DEL SOCCORSO IN VOLO
Professionalità
e abnegazione sono i primi requisiti di questi professionisti
di Ernesto Bodini
Nel nostro Paese sono circa
una cinquantina le Basi e quasi 1.600 gli operatori che compongono il Servizio
Sanitario di Emergenza “118” in Elisoccorso (un dei migliori in Europa). La
quasi totalità delle Basi operative è configurata come HEMS (Helicopter
Emergency Medical Services), in quanto dispone di un equipaggio formato da un
pilota, un medico-anestesista-rianimatore, un infermiere, e circa un trentina
come SAR (Search and Rescue) nelle quali al resto dell’equipaggio si aggiunge
anche un tecnico del soccorso alpino specializzato in ricerca e salvataggio.
Attraverso il sistema urgenza-emergenza sanitaria viene garantita la
medicalizzazione rapida per il paziente critico sul posto dell’evento, e dopo
averlo stabilizzato in condizione di sicurezza viene portato nell’ospedale più
idoneo per il tipo di patologia riscontrata.Una risposta mirata in base al
grado di urgenza ed emergenza medica, alla presunta gravità, al numero di
persone coinvolte e alla localizzazione dell’evento scegliendo l’intervento più
opportuno alla richiesta di soccorso. In sintesi, gli interventi sono classificabili
in primari e secondari. Nel primo caso quando l’elicottero viene inviato
(trasporto primario) direttamente sul posto dell’incidente o del malore, nel
secondo caso l’elicottero viene impiegato per il trasporto (secondario) di un
paziente critico da un ospedale all’altro, dotato di strutture specialistiche
assenti nel presidio inviante. É una, a dir poco, confortante garanzia per la
tutela della nostra salute che il SSN eroga dal 1992, ossia da quanto è stato
emanato il DPR 27/3/1992 “Atto di indirizzo
e coordinamento alle Regioni per la determinazione dei livelli di assistenza
sanitaria di emergenza”, e inseguito le relative Linee Guida emanate della
Conferenza Stato-Regioni, oltre alle “Norme
operative per il servizio medico di emergenza con elicotteri” emanate
dall’ENAC. I medici che in Italia effettuano il Servizio di Elisoccorso sono
circa 500, e quasi tutti sono anestesisti-rianimatori. Nessun riconoscimento è
previsto per il rischio volo, sia nel caso di personale che effettua servizio
in orario di lavoro, sia nel caso di coloro che lo effettuano in consulenza;
questi operatori sono retribuiti con la stessa cifra di chi svolge una seduta
operatoria aggiuntiva. Un ruolo, questo, non certo privo di rischi se si
considera che sino al 2011 gli incidenti sono stati 36 per un totale di 32
deceduti, 47 feriti, 79 illesi e 159 le persone coinvolte. L’ultimo, mi pare,
riguarda l’Elisoccorso della Base di Caltanisetta del 9 novembre 2011 per un
trasporto secondario, in cui è rimasto vittima il co-pilota e feriti il pilota,
il medico anestesista-rianimatore, l’infermiere e la paziente trasportata.
Il mio pensiero è frutto di
esperienze vissute più volte accanto ai sanitari e tecnici durante la loro
quotidiana attività, due in particolare: la partecipazione “in diretta” nel 1999
a due giornate con l'équipe dell’Elisoccorso “118” della Basi di Torino e
Borgosesia (Vc), nel corso delle quali ho potuto conoscere e capire con
profonda condivisione la necessità di un servizio sanitario di cui, ancora
oggi, a mio avviso, parte del grande pubblico non conosce le caratteristiche
istituzionali e operative. Al di là del fatto di aver in seguito recensito su
più testate giornalistiche le esperienze vissute, la mia riflessione va ben
oltre in quanto ho cercato di entrare “nel vivo” di questi professionisti,
senza distinzione per alcuno, traendone quegli spunti umani che fanno della
loro professione (che rappresenta sempre l’ordine di partenza e di arrivo in
ogni “missione” di soccorso) una scelta ponderata e incondizionata in favore
della collettività, perché «soccorrere
chi è in pericolo ed assistere chi è nel
bisogno – sostiene uno di questi professionisti – non è un mestiere…, è un onore e un privilegio».
É peraltro implicito l’appagamento
che deriva dall’esercizio di questa professione, ma ritengo che ogni operatore preposto
(altamente preparato e motivato) è dotato di una certa dose di “coraggio” e soprattutto
non è mai troppo distante da ciò che l’individuo-persona rappresenta… Questa personale
convinzione, che peraltro ho usato come sommario nei miei articoli, mi impone il
doveroso ricordo di tutti gli operatori del soccorso periti durante la loro funzione
istituzionale. Pertanto ritengo sia doveroso riportare l’attenzione su questi operatori,
preposti alla prevenzione e alla cura delle patologie traumatiche sia esse lievi
o gravi, non di meno il valore etico che impone una scelta come questa. Per tutte
queste ragioni desidero ricordare medici, infermieri, piloti, tecnici del soccorso
alpino e volontari del soccorso che hanno perso la vita per “difendere” la nostra
attraverso la loro opera (in volo) di prevenzione e cura. E, a nome della collettività,
riconoscere loro una ideale medaglia al valore civile.
Nella foto in alto l'Elisoccorso della Regione Piemonte, in basso l'autore dell'articolo con l'anestesista-rianimatore Davide Cordero sull'elicottero durante una "missione" nel 1999.
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