LE SCUOLE DI MARIA MONTESSORI

Un ritorno all’insegnamento “montessoriano” del
bambino per la sua crescita educativa e didattica

LE SCUOLE MONTESSORI TRA NOTORIETÁ E SCELTE RAZIONALI

Ernesto Bodini


La notorietà, è noto, a volte fa tendenza, ed è di questi ultimi tempi il “rilancio” delle iscrizioni nel Regno Unito alle Scuole Montessori, e questo soprattutto da quando il principe William e la moglie Kate hanno annunciato la decisione di iscrivere il primogenito George a una Scuola dell’Infanzia che utilizza il Metodo Montessori. Oggi nel mondo sono 66 mila le Scuole Montessori, 30 delle quali tra gli USA e la Gran Bretagna; mentre in Italia sono circa 200, dai nidi alle secondarie si pubbliche che private. «Alle scuole che adottano un metodo e si presentano con un’identità dichiarata – scrive Mariapia Veladiano su La Repubblica del 9 febbraio – si arriva per scelta… Quel che si cerca è una Scuola in sintonia con la propria visione del mondo, e che corrisponda alle caratteristiche speciali del proprio figlio…». Ma quali le origini di queste Scuole considerate punto di riferimento per il “corretto” sviluppo dell’infanzia e nella “autoeducazione” che consiste nella massima libertà lasciata ai bambini nella fase preelementare? A Maria Montessori (Ancona 1870 – Olanda 1952), prima donna in Italia a conseguire nel 1896 la laurea in Medicina e Chirurgia, e in Scienze Naturali e Filosofia, specializzandosi in seguito in Psichiatria e Pedagogia. Fu anche abile riformatrice della cultura, della scuola e delle scienze sociali. Dopo gli studi universitari si dedicò alla cura dei bambini con problemi psichici, nella convinzione che con il trattamento educativo otteneva maggiori risultati rispetto a quelli ottenuti con le cure mediche tradizionali. Fu assistente in un ospedale iniziando a praticare la medicina generale; in seguito, fu chiamata dalla famiglia imperiale tedesca a Berlino; mentre a Londra incontrò Silvia Pankhurst e presentata alla regina Vittoria. Dal 1898 al 1900 si occupò dell’educazione dei fanciulli, frenastenici in particolare, predisponendo per loro materiale sensoriale cui seguirono notevoli risultati. Riuscì a preparare agli esami di licenza elementare bambini tardivi e a farli passare senza che gli esaminatori si accorgessero del loro deficit. L’autorevole educatrice marchigiana è ricordata, ancora oggi, per i suoi “originali” metodi pedagogici volti al “corretto” sviluppo dell’infanzia tra i quali il noto metodo di “autoeducazione” che consiste nella massima libertà lasciata ai bambini nella fase preelementare, ovvero un aiuto capace di far conquistare alla personalità umana la sua indipendenza liberandola dai pregiudizi degli antichi metodi di educazione: in esso si dà precipua importanza alla “concentrazione” o “polarizzazione dell’attenzione” del bambino. A questo proposito è di grande importanza che il fanciullo sia educato sull’esempio della taciturnità nobile e preservato da quella fraintesa.


Un concetto ancor prima espresso da Soren Kierkegaard (filosofo danese dell’Ottocento) che sosteneva: «Sotto il rispetto esteriore è facile vedere quando viene il momento in cui si può lasciare camminare un bambino da solo; riguardo alla vita spirituale questo non è facile. Sotto questo rispetto il compito è molto difficile, e non è possibile sbarazzarsene tenendo una bambinaia e comprando un seggiolino a rotelle». Secondo il filosofo l’arte dell’educazione consiste nell'essere continuamente presenti, in modo che il fanciullo abbia la libertà di svilupparsi da sé, mentre l’educatore se ne rende sempre chiaramente conto. «L’arte – sosteneva Kierkegaard – consiste nell’abbandonare nei limiti massimi del possibile il fanciullo a se stesso, ma di abbandonarlo solo in apparenza sorvegliandolo di fatto continuamente senza che egli se ne accorga…». Ma più “moderno” e per certi versi più “aperto”  per la nostra cultura il metodo di autoeducazione concepito dalla Montessori, che non presume la bontà naturale integrale del Rousseau; non esclude la correzione e non intende in senso assoluto o arbitrario la libertà attiva dei fanciulli. «È autoeducazione – precisava la Montessori – in quanto l’attività del bambino, stimolata dall’ambiente e dai mezzi educativi, preparati dall’educatore in modo da promuovere la graduale consapevolezza di lui, e quindi la vera libertà del suo spirito, è lasciata libera di svolgersi secondo l’”impulso buono”; solo se l’azione è detta da impulso “non buono” l’educatore deve intervenire, ma possibilmente deve prevenire». Convinzioni e approfondimenti che hanno di Maria Montessori una antesignana del “modernismo pedagogico” (notevole successo ebbe il libro intitolato “Il metodo della pedagogia scientifica” pubblicato nel 1909, poi tradotto anche negli Stati Uniti nel 1912), senza però trascurare le fasce più “deboli” per le quali scrisse il “Metodo di classificazione dei deficienti, punto di partenza per il loro trattamento pedagogico”. Altre pubblicazioni come “La scoperta del bambino”, “Il segreto dell’infanzia”, “Educazione per un mondo nuovo”, “Manuale di Pedagogia scientifica”, “Educazione e pace”, completano le sue profonde conoscenze in materia pedagogica.  I successi riportati da questa grande e “delicata” educatrice, che tra l’altro ha ricoperto il ruolo di direttrice della Scuola Superiore Magistrale Ortofrenica, e di docente universitaria in Igiene e Antropologia, la indussero ad estendere le sue esperienze di metodologia educativa al mondo dei ragazzi normali.


Nascevano nel 1907 le Case dei bambini della Montessori, che tanto contribuirono al rinnovamento scolastico dal punto di vista autoeducativo e attivistico; e tali furono i riscontri che i suoi metodi si estesero in Spagna, Svezia, Olanda, Inghilterra, Danimarca, Stati Uniti, e persino in India dove trascorse il periodo più lungo della seconda guerra mondiale, per tornare successivamente in Europa. Nel 1910 rinunciò all’esercizio della psichiatria e a quel credo di femminista (mai sopito) che tanto la contraddistinse; nel 1913 si prodigò pure per fondare un partito sociale internazionale del bambino. Dall’insegnamento e divulgazione letteraria all’effige sulle banconote: un lungo percorso non privo di riscontri che collocano la Montessori tra le più celebri rappresentanti dello stimolo creativo e della libertà intelligente che, a mio avviso, può essere annoverata tra le più abili riformatrici della cultura, del costume, della scuola e delle scienze sociali.

(Foto in alto tratta dal sito Thenewstribe.com; foto in basso tratta dal sito montessori.org)


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