ESPERTI A CONFRONTO PER PROMUOVERE
UNA SANA E BUONA ALIMENTAZIONE
La cultura e la conoscenza alla base del "buon vivere" attraverso iniziative
di volontariato, in collaborazione con professionisti di Medicina e Psicologia
di Ernesto Bodini
Continuano
in modo itinerante le proposte di incontro sul benessere salutare a cura della
Associazione culturale torinese “Più vita in Salute”, fondata nel 2015
dall’internista torinese dott. Roberto
Rey. L’incontro dei giorni scorsi era dedicato al tema “La buona e sana
alimentazione: un impegno costante per una vita migliore”. Tra gli
intervenuti la dott.ssa Maria Caramelli (nella foto), direttore generale
dell’Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, entrando
nel merito sulla sicurezza alimentare, quali rischi e quali protezioni, un
imperativo per garantire a tutti la certezza di non ammalarci, ma che in realtà
è un diritto a rischio perché le malattie trasmesse dagli alimenti crescono
nella misura dell’8% ogni anno, anche se non è sempre facile stabilire che una
determinata malattia è stata causata da un determinato alimento. «Sarebbe opportuno – ha suggerito la
relatrice – poter attuare una più attenta
politica alimentare a scopo di
prevenzione, in quanto sono motivo di preoccupazione le malattie da alimenti per
cause chimiche (diossine, contaminanti ambientali, microtossine, ormoni
utilizzati in modo illecito, etc.); ma avere la consapevolezza delle malattie
trasmesse dai prodotti alimentari “contaminati” non è sempre facile tanto da
rappresentare un problema, e ciò è dovuto alla globalizzazione del cibo, oltre
ai cambiamenti climatici, alla scarsità d’acqua (e igiene), per non parlare poi
dell’impatto di queste malattie sulla produzione…». Un riferimento di
tutela sono gli Istituti Zooprofilattici (una realtà prevalentemente italiana)
che dipendono dal Ministero della Salute, volti alla prevenzione delle
patologie da alimenti e fattori ambientali, con particolare riguardo alle
malattie degli animali che si trasmettono all’uomo in molti modi; ma anche al
benessere degli animali stessi in quanto il loro stato di salute e il cibo sono
fortemente legati. Altro grande tema su questo versante in sensibile aumento sono
le frodi (soprattutto del mercato ittico), relativamente alla autenticità del
cibo la quale deve essere garantita nella esposizione delle etichette. A tal
proposito quest’anno dovrebbe essere approvato il Trattato Transatlantico sul
Commercio e gli Alimenti (TTIP) tra gli Stati Uniti e l’Europa che, secondo il
Fondo Monetario Internazionale, il Pil del due Paesi messi insieme è del 40%
rispetto a quello mondiale. «Ma la cultura
alimentare tra i due continenti – ha precisato la Caramelli – è molto diversa, a cominciare dai tipi di
controllo dei cibi che vengono immessi sul mercato… Ne consegue che i pericoli
sono soprattutto biologici come la trasmissione di virus e parassiti, a causa
dei quali stanno tornando le malattie neglette (della povertà); ma anche quelli
chimici come l’emissione di tossine, microtossine, incontaminanti ambientali, e
gli sforzi comprendono la lotta anche agli ormoni, agli anabolizzanti, etc.».
Alla
relatrice gli fatto eco il dr Giancarlo Caselli, ex procuratore di Palermo e
Torino, e segretario del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Coldiretti
(autore, tra l’altro della recente pubblicazione Nient’altro che la verità – La
mia vita per la giustizia, fra misteri, calunnie e impunità; Ed.
Piemme, 2015 pagg. 264, € 18,00), che ha affrontato il problema della malavita
organizzata che avvelena il cibo e distrugge la nostra economia. «Per contrastare questo fenomeno – ha
spiegato – si sta facendo molto, a
cominciare dalla 4ª pubblicazione del Rapporto sull’Agromafia che
dà indicazioni particolarmente utili. Nel circuito della cultura del vivere
meglio un peso importante ha la legalità e, su questo versante, il problema
principale riguarda proprio l’illegalità econonica in tutte le sue forme:
corruzione, economia mafiosa, etc. il cui business è di 120 miliardi di euro
l’anno di evasione fiscale, 60 miliardi di euro l’anno di corruzione, 150
miliardi di euro l’anno di economia mafiosa per un totale di 330 miliardi di
euro, una notevole quantità di risorse che se si potessero disporre la nostra
qualità di vita sarebbe certamente migliore». Va da sé che qualunque
recupero della legalità è indice di ricchezza e soluzione di gravi problemi
economici che ci affliggono, e quindi un maggior avvicinamento alla giustizia
sociale. Il relatore ha inoltre spiegato che la legalità è utile anche nel
settore agroalimentare per poter fruire di un cibo sano e, in fatto di
alimentazione, il made in italy è per noi un appeal: meno regole si osservano
tanto meno si spende e quanto più si guadagna. «Siamo il Paese con più controlli e tanti sommersi vengono alla luce
– ha precisato l’ex magistrato – e per
queste ragioni il nostro cibo è tra i più sicuri che circolano in Europa. Ma il
nostro appeal nel contempo “favorisce” spazi di opacità, irregolarità,
illegalità e presenze mafiose (nel 2015 il business delle Agromafie è stato
di 16 miliardi di euro, e oltre 100 mila sono stati i controlli delle Forze
dell’Ordine, ndr). Importiamo notevoli
quantitativi di alimenti esteri ma presentati come italiani: carne di maiale,
grano, olio, latte in polvere, pomodori, etc., ed è quindi evidente che c’é
bisogno di legalità e di un quadro normativo, mentre quello attuale è molto
debole tanto da lasciare spazio ad azioni delittuose…». Per quanto riguarda
l’attuale progetto di riforma sull’agronomia alimentare a tutela della salute,
il relatore ha precisato che lo stesso è centrato sulla qualità del prodotto
con lo scopo di sanzionare la frode nei confronti del consumatore, in modo da
valorizzare la provenienza e la identità del cibo tali da superare l’ostacolo
che una certa normativa europea pone sulla tutela specifica del made in italy. «Molte sono le novità – ha concluso
Caselli – del progetto normativo come la
perseguibilità del disastro sanitario, dell’omesso ritiro di alimenti nocivi,
dell’agropirateria, una maggiore estensione delle responsabilità giuridiche,
più corsie preferenziali nel perseguire i reati di maggior interesse sociale,
etc. Un progetto che vuole essere un Diritto Penale moderno, al passo coi tempi
e attento ai problemi di tracciabilità, di analisi dei rischi e al principio di
precauzione».
Sui
concetti di terra, di suolo e di condizioni pedoclimatiche è intervenuto
l’agronomo piemontese Giorgio Reita approfondendo l’argomento sul mercato degli
alimenti funzionali, intesi non come una “moda” ma dai particolari effetti
salutari. In effetti oggi si tende sempre più al consumo di alimenti
confezionati, con scarsa attenzione del sapere come vengono seminati, coltivati
e maturati tanto da condizionare il consumatore nelle scelte di questo o quel
prodotto, soprattutto se relativo ad alimenti funzionali salutistici ossia
alimenti che dimostrano in maniera soddisfacente di avere effetti positivi su na
o più funzioni specifiche dell’organismo, che vadano oltre gli effetti
nutrizionali normali in modo rilevante per il miglioramento dello stato di
salute e di benessere e per la la riduzione del rischio di malattia. «Attualmente – ha spiegato il relatore – sta riemergendo la tendenza nell’acquisire
prodotti freschi come la frutta estiva ma colta prima della sua naturale
maturazione a discapito dello stesso consumatore, il quale non si avvede della
bontà degli alimenti funzionali, peraltro influenzati dall’età dello stesso, dal
livello culturale, dal sesso, dalla condizione sociale e dalla salute; mentre
l’obiettivo degli stessi è e resta la salute umana favorita da parte delle
diverse figure professionali quali l’agronomo, il tecnico alimentare, il biochimico,
il medico nutrizionista, etc.».
Per
quanto riguarda le patologie anni fa l’OMS evidenziò tre emergenze sanitarie
nel mondo: tubercolosi, malaria e diabete mellito di tipo 2. Quest’ultima non è
una malattia infettiva ma legata al
nostro modo di vivere, una patologia in evoluzione e subdola che non dà sintomi
apparenti anche per molto tempo e, che se non ben controllata una volta
diagnosticata, può determinare una riduzione della prospettiva di vita. Su
questo argomento è intervenuto il dott. Alberto Bruno del Servizio di
Diabetologia della A.O.U. Città della Salute e della Scienza (ospedale
Molinette) di Torino, che ha precisato: «Il
ritardo diagnostico di questo tipo di diabete è di circa dieci anni e ciò
favorisce una serie di complicanze. Diverse sono le cause come il cambiamento delle
abitudini alimentari, riduzione dell’attività fisica, stili di vita non
adeguati… Parallelamente sono aumentati fattori come l’obesità, le dislipidemie
(colesterolo e trigliceridi), ma anche le malattie infiammatorie
dell’intestino, i tumori del colon, le allergie e le malattie asmatiche, anche
se di fatto non sembrano essere collegate dallo stesso stile di vita».
Contestualmente sta variando il contenuto genetico degli alimenti che
introduciamo nell’organismo: più il cibo è privo di batteri meno ricambio si ha.
«In effetti – ha sottolineato il
clinico – proveniamo da una agricoltura
sempre più seminata con un contenuto batterico notevole, oltre che da animali
di allevamento alimentati con cibo povero dal punto di vista genetico, per non
parlare dei prodotti industriali che dovrebbero garantire la conservabilità e
la durata nel tempo degli alimenti…».
A
completamento di queste esposizioni lo psicologo Pietro Tranchitella è
intervenuto sul concetto dello stress che, se eccessivo, rappresenta un fattore
di non facile gestione. Lo stress è un “disturbo” della psiche evidenziato per
la prima volta dall’austriaco Hans Selye (1907-1982), per indicare una
condizione di massima estensione fino ad un punto prima della rottura… «In sostanza – ha precisato il relatore –
è una forma di energia di adattamento, e
quindi una strategia per l’organismo utile ad adattarsi a qualunque esigenza
fisica e/o psicologica. Ma per sapere se lo stress è una strategia come
adattamento oppure una patologia che genera malessere, bisogna capire quando ci
si trova di fronte a una condizione vera e propria di stress, ossia fino a che
punto ci si può spingere per non entrare nell’ambito del patologico». Una
condizione di stress è quindi una naturale risposta integrata dell’organismo a
fattori interni ed esterni che tendono
ad alterare il nostro equilibrio: in tutti gli esseri viventi lo stress
è indispensabile per la vita, ed è importante orientarsi e fermarsi su tutti i
fronti… «Ma lo stress – ha concluso
Tranchitella – è anche causa di patologie
organiche come quelle cardiovascolari, disturbi dell’alimentazione e
dell’umore, delle relazioni sociali, etc. Combattere e prevenire lo stress,
soprattutto quello alimentare, richiede una psicoeducazione alimentare
attraverso la conoscenza delle proprietà dei cibi, la comprensione del proprio
fabbisogno corporeo contenendo la fame degli occhi, del gusto, degli odori, la
fame biologica e la fame inconsapevole che favorisce il consumo eccessivo del
cibo, a sua volta causa di ulteriori patologie, senza trascurare anche il
problema della “dieta forzata” che, paradossalmente, può essere causa di stress».
(Foto in alto da
panorama.it; foto in basso dal sito www. ntrzacatecas.com)
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