UN SECOLO DI VITA

RICORDO DI UNA FOSSANESE CENTENARIA

Senza eredi ma la sua “impronta” di un’esistenza all’insegna della combattività, della costanza e determinazione, come pure dei ricordi e dei sani principi resta un esempio da imitare per le nuove generazioni

di Ernesto Bodini

È trascorso molto tempo da quando conobbi una simpatica Signorina (ai suoi tempi tale termine era rigoroso per tutte le donne nubili), la quale per diversi anni ci ha visti “uniti” in quello che si può definire rapporto di amicizia di grande solidarietà umana, per via di alcune sue vicende burocratiche che, con l’avvocato torinese Pierfranco Massia, contribuii a risolvere. Si chiamava Zenaide Ferrero Campana, ed era nata a Torino nel 1916. Si è spenta il 26 gennaio scorso a Fossano (dove ha vissuto per molti anni) nella Casa di Riposo Opera Pia Sant’Anna Casa Sordella Onlus, e a novembre avrebbe compiuto il secolo di vita. Era una persona di carattere e soprattutto “combattiva” nel dover affrontare ogni sorta di avversità; tenace, costante, coerente e per questo di esempio a tanti suoi coetanei che, per quanto savi, spesso si sono rivelati arrendevoli alle prime difficoltà… Finché la salute e la totale autonomia l’hanno sostenuta ha sempre voluto vivere da sola, seppur coadiuvata da una badante ad ore, forte dei suoi sani principi di indipendenza, velati da qualche atteggiamento autoritario. Gli ultimi anni l’hanno vista accolta nella Casa di Riposo fossanese, assistita ed accudita nel migliore dei modi. È sempre stata lucida tanto da ricordare perfettamente le tappe più significative (davvero molte) che hanno segnato la sua esistenza: dai suoi più lontani avi sino ai suoi famigliari che, dopo di lei, non hanno lasciato eredi. E proprio per questa ragione, nel 1998 ebbe un grande ed unico desiderio: pubblicare la storia della sua famiglia (comprensiva di un completo e dettagliato albero genealogico), affinché i posteri potessero acquisire l’importanza di alcuni valori morali ed etici che erano propri dei suoi avi e dei suoi genitori, a suo tempo determinanti per la crescita delle nuove generazioni, ma che oggi sono purtroppo sempre più disattesi… nonostante tutto. A coronamento del suo desiderio, una tipografia si rese disponibile alla stampa di alcune centinaia di copie; un volumetto di oltre 120 pagine che porta la mia prefazione, e che fu presentato il 19 febbraio 2000 nella sede dell’Università della Terza Età di Fossano alla presenza del sindaco Beppe Manfredi, dello storiografo Marcello Paolocci (che ne ha ricostruito la cronologia storiografica), del direttivo dell’Unitrè, del sottoscritto e dell’avvocato Pierfranco Massia. La pubblicazione, datata 1999, è intitolata “Prima del declino. Una fossanese si racconta…”, e qui di seguito il testo della mia prefazione, che credo utile far conoscere ai lettori. (Nella foto Fossano antica, tratta dalla Provincia)

“Molti sostengono che la persona anziana ha l’illusione del ricordo, e che la stessa, che crede di aver rinunziato a tutte le illusioni, si vede spesso (più di una giovane) vivere un’illusione fantastica riguardo al modo in cui si ricorda di se stessa giovinetta, com’era felice e bella allora. Ma non è così per Zenaide Ferrero Campana, oggi ottantatreenne, torinese di nascita ma fossanese di adozione, che con i suoi ricordi ancora vivi e puntuali nella sua mente e nel suo cuore, si fa “portavoce” di un’esistenza vissuta con semplicità pur di fronte ad infiniti travagli d’ogni sorta, rievocando con quest’opera numerosi personaggi ed episodi che hanno segnato, per molti versi, tappe storiche e coinvolgenti vicende di intenso valore umano e culturale. La  ricca discendenza genealogica, paterna e materna, ne sottolinea il valore famigliare di molte generazioni, che le hanno tramandato “messaggi” d’amore e di attaccamento alla Patria all’interno dei lunghi periodi di conflitti bellici e di lente riprese… La severità, l’educazione e l’insegnamento ricevuti dai suoi famigliari sono stati il sostegno dei suoi molteplici ruoli, affrontati con fermezza e “rassegnazione”, pure al centro di un lungo periodo di un’intima storia, ricambiata e vissuta tanto intensamente quanto con trepidazione. Oggi, dopo tanti lustri tra Torino e Fossano, la signora Zenaide ha voluto rivisitare la casa dove è nata (al terzo piano di un grande appartamento di Torino nella centrale via Sacchi al numero civico 24); un desiderio appagato e non privo di emozione, la stessa che ha sostenuto l’umano desiderio (dettato forse più dalla sua anima che dalla razionalità) di rievocare i propri antenati e la propria vita per lasciare ai posteri estranei al suo casato (è l’ultima sopravvissuta), il segno di un “passaggio” esistenziale perché dopo il suo declino, si possa noi tutti ricordare il valore di una comune esistenza ma soprattutto comprendere che ogni conoscenza per quanto semplice merita di essere avvicinata, ascoltata e, con un po’ di tempo, anche letta sino in fondo”.


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