Stellina: una compagnia e un
“amore”
ma soprattutto un esempio di
vita
Un’esperienza indimenticabile
di Ernesto Bodini
Si dice che la memoria e gli esempi fanno storia, e che la storia e gli esempi insegnano. Ma quanto insegnano? E cosa ci lasciano? Quesiti che mi riportano vent’anni indietro quando una coppia di amici si presentò alla nostra famiglia per chiederci se volevamo “adottare” un piccolo cane, una yorkshire terrier di appena 4 mesi, perché la persona a cui era stata data sin dalla nascita l’aveva poi “rifiutata”… All’inizio, personalmente, non avendo avuto mai animali domestici ero restio ad accettarla soprattutto per l’impegno che avrebbe comportato, mentre i miei familiari si sono mostrati più disponibili ed entusiasti ad accoglierla e tenerla finché sarebbe vissuta. Era molto piccola, una palla che rotolava e in continuo movimento, e con due occhi furbi tanto da commuovere e farsi accettare da tutti. E così fu che, dopo un breve periodo “propedeutico” di convivenza domestica, divenne parte integrante di tutta la famiglia. In realtà le avevano dato il nome di “Bianchina”, ma a noi non piaceva e, una sera, osservando il cielo stellato, mi venne l’ispirazione di darle il nome di “Stellina”. Un nome fortunato per tutti: per lei, che aveva trovato una famiglia che le avrebbe manifestato affetto e particolare dedizione, e per noi che abbiamo goduto della sua dolcezza che, descriverla, impegnerebbe tempo, spazio e molta commozione. Intanto, a poco a poco cresceva sino a dimostrare di appartenere alla taglia medio-piccola; ma soprattutto ogni giorno ci dava modo di conoscere il suo carattere e il suo temperamento: vivace, allegra, giocherellona, affettuosa e di ottima compagnia. Il suo sguardo, il suo seguirci passo passo erano instancabili; come pure il suo esplicito manifestare determinate esigenze sia alimentari che di igiene. Era anche un po’ “permalosa” in quanto sapeva benissimo quello che voleva, come ad esempio prediligeva determinati cibi “umani” piuttosto che quelli per animali, come pure l’acqua depurata piuttosto che quella semplice del rubinetto. Amava molto stare nel pulito tanto che si faceva ben trattare quando la portavamo alla toilette per animali per l’igiene mensile, o dormire sulla brandina (in realtà più di una) con coperta e cuscino profumati…
Ma
non solo. Era particolarmente intelligente tanto da dimostrare il suo umore ma
soprattutto di comprendere il nostro, manifestando con la sua costante
vicinanza tutto il suo affetto, peraltro non molto dissimile da quello che si
manifesta tra esseri umani; inoltre la riconoscenza e la fedeltà sono doti che
hanno caratterizzato il suo essere tanto d’aver rappresentato per noi un
esempio di vita: l’unione e l’amore indelebili… senza compromessi. Ma non per
questo va sottaciuto il suo opportunismo, per noi più comprensibile che
tollerato, in quanto la bontà del suo essere e del suo vivere in una famiglia
(garante di molti “vizi”) ha contribuito al massimo periodo della sua
esistenza: quasi 17 anni! Poi, quattro anni fa, venne il giorno dei primi acciacchi
e con essi un evidente indebolimento generale: inappetenza, cecità, ed altro
ancora. Mia moglie Rita e mio figlio Fabio sono stati per lei un costante punto
di riferimento per ogni sua “esigenza”, una sicurezza per la sua incolumità e
il massimo appagamento del suo prosieguo esistenziale. Gli ultimi giorni sono
stati i più tristi proprio per la sua “silenziosa” sofferenza, attraverso la
quale ci ha trasmesso il valore dell’esistenza di ogni essere vivente, e se
avesse avuto la parola, certamente ci avrebbe confortato invitandoci a non
dispiacerci troppo della sua dipartita perché i ricordi di un vissuto unanime è
sinonimo di continuità esistenziale; una continuità che trova riscontro nella
breve dedica di mio figlio: «Quasi 17
anni di compagnia, fedeltà e bellissimi momenti trascorsi insieme… Sono sicuro
che ogni tuo giorno di vita l’hai trascorso al meglio, e sono altrettanto
sicuro che nessuno potrà prendere il tuo posto. Tanto è l’affetto che ho
provato per te…». Da allora più nessuno ha preso il suo posto, pur
comprendendo (e con dispiacere) che ancora troppi animali non hanno una
famiglia, come l’ha avuta la nostra Stellina!
Fotografie
di Fabio Bodini
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