Il fonendoscopio, prezioso e
inseparabile strumento del medico
Ha due secoli di vita e oggi, sempre più perfezionato, può essere
considerato il
“principe”
dello strumentario medico, che ha aperto la strada alla “medicina interna”
di Ernesto Bodini
È
forse oggi una moda, e probabilmente lo era anche prima (ma forse un po’ meno)
sino ad essere causa di una forma di neuropatia (the stethoscope neuropathy),
quella dei medici di portare il fonendoscopio (e non stetoscopio, suo
precursore) attorno al collo nell’intervallo tra una visita e l’altra, durante
il tragitto per raggiungere un altro reparto, o più semplicemente per scendere
giù al bar dell’ospedale… Ma cos’é il fonendoscopio e a cosa serve? Partendo
dall’etimologia la parola stetoscopia significa letteralmente “vedere dentro il
petto”, e il fonendoscopio è lo strumento che prolunga e affina il senso dell’udito
facilitando il medico nello “scandagliare” ritmi e suoni all’interno
dell’organismo umano, grazie al quale la clinica è diventata medicina
“interna”. Le sue origini risalgono al 1816, quando il medico francese Renato
Teofilo Giacinto Laennec (1781-1826, nella foto) cominciò a lavorare all’ospedale Necker di
Parigi (storicamente il primo nosocomio pediatrico al mondo, ndr), la
percussione del torace aveva appena dato inizio alla diagnosi clinica delle
malattie dell’apparato toracico. Il clinico dimostrò che molte malattie
respiratorie presentavano una sintomatologia simile, ed erano distinguibili
solo con la percussione; ma anche questo metodo aveva in realtà delle
limitazioni e quindi non sufficiente a fornire diagnosi precise.
L’esigenza
clinica, e il non poco entusiasmo per la diagnosi al letto del paziente, che
aleggiava nella Scuola di Parigi, erano i presupposti per sviluppare un metodo
soddisfacente per l’auscultazione del torace. L’ascolto diretto attraverso
l’applicazione dell’orecchio era già stato descritto da Ippocrate, ma suscitava
non poche obiezioni: scomodo per il medico e per il paziente, e ancor più in
caso di donne… Il dottor Laennec dimostrò la maggiore udibilità dei suoni se
trasmessi da certi corpi solidi. Iniziò ad arrotolare un quinterno di fogli
sino a formare un cilindro e pose una estremità sul torace all’altezza del
cuore. Il rotolo di carta fu in seguito sostituito da un cilindro di legno di
un piede di lunghezza (32,48 cm.) e di due pollici di diametro (circa 4 cm.),
chiamato il “cilindro”, in seguito stetoscopio (vedi foto in basso). Con tale invenzione si
introdusse il primo strumento per la diagnosi fisica, cui seguì la
pubblicazione dell’opera “De l’Auscultatio Médiate”, con la
quale si evidenziava la correlazione dei segni stetoscopici delle malattie
polmonari con i corrispettivi rilievi autoptici; inoltre la classificazione
effettuata dal dottor Laennec dei segni anomali della voce e del respiro,
fondamentali per la diagnosi immediata al letto del paziente. Ma l’uso
accurato dello stetoscopio non poteva certo essere appreso attraverso la
lettura di un testo, e dal 1820 Parigi divenne il centro degli studi clinici
dove si recavano i medici europei e americani per apprendere la “tecnica”
dell’auscultazione. Ma Laennec non poté godere a lungo i frutti della sua fama:
colpito da asma e tubercolosi, morì a soli 45 anni, pochi mesi dopo la
pubblicazione della seconda edizione del suo trattato.
Certamente
senza lo stetoscopio di Laennec, che permette di rilevare in vita i segni
manifesti post mortem come le
lesioni anatomiche, sarebbe rimasta insignificante l’idea di Marie Francois
Xavier Bichat (1771-1802), medico e fisiologo francese a cui si deve la
scoperta che gli organi del corpo umano sono costituiti da tessuti, di
concepire la vita a partire dalla morte, come insieme delle forze che a
questa si oppongono. «Ma con altrettanta certezza – fa notare il prof. Giorgio
Cosmacini, medico radiologo, e eminente storico della Medicina, autore di molti
volumi di successo – senza
la grande idea di Bichat lo stetoscopio di Laennec sarebbe rimasto “cieco”,
ossia incapace non tanto di “vedere dentro il petto” quanto di vedersi e di
porsi come strumento di comparazione anatomo-clinica e punto di partenza della
clinica moderna». Lo stetoscopio di Laennec (evolutosi in
fonendoscopio) può essere considerato uno strumento anche “filosofico” in
quanto, di fatto, si collega a una rottura epistemologica, a una diversa
visione globale. I medici che usano questo apparecchio “indagatore” sono dei
tecnici e dei “pratici”, «ma sono anche, o almeno lo sono stati
storicamente – sottolinea Cosmacini – dei philosophes, figli di quella stessa
filosofia illuminista, basata sulla ragione e sui sensi, cioé razionalista e
sensista, che ha preparato la rivoluzione francese. Bichat e Laennec hanno
vissuto entrambi questa stagione storica: la loro ideologia, fondata sulla
“observation” e sulla “analyse”, ha così potuto preparare quella che Michel
Foucault ha chiamato la nascita della clinica».
Oggi questo
strumento, straordinariamente moderno, si è rinnovato non solo dal punto di
vista estetico (per foggia e misura) ma soprattutto da quello della
funzionalità. Ne è esempio il fonendoscopio Littmann Master Cardiology,
studiato e realizzato dalla 3M, particolarmente utile al cardiologo per
effettuare un esame clinico tra i più accurati. L’innovazione di questo modello
“doc” è rappresentata dalla nuova testina “master” che, incorporando la
tradizionale campana e il diaframma, permette, con un solo movimento e una
leggera pressione delle dita, di passare dalle alte alle basse frequenze. Anche
il tubo è stato studiato per poter ridurre le distorsioni acustiche: due tubi
confluiscono in uno non tramite saldatura ma già nello stampo.
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