COMPETENZE E
RESPONSABILITÁ SOTTO LA LENTE DI INGRANDIMENTO…
Tra idealismi e
utopie come richiamo al concetto etico
per il rispetto
dell’essere umano e di ogni forma di vita
di Ernesto Bodini
Anche oggi ci ripetiamo per l’ennesima e ancora
l’ennesima volta: continua l’escalation delle nefandezze umane, qualunque siano
le ragioni politiche, religiose, ideologiche od altro ancora. L’ultima, la
strage avvenuta a Parigi il 13 scorso. Ma ad opera di chi? Si conoscono
veramente gli ispiratori, gli esecutori ossia coloro che si sono resi
responsabili della sorte dell’umanità… E soprattutto, per quali reali ragioni?
Forse perché, come sosteneva lo storico Robert Sheckley (1928-2005): «Ognuno ha bisogno di fare qualcosa di cui vergognarsi»?
Tra congetture e ipotesi varie, miste a parziali certezze, si va sempre più insinuando
che stiamo vivendo un’epoca da “terza guerra mondiale” e con essa la possibile
conta delle vittime (tra morti e feriti), per non parlare della destabilizzazione
(e frammentazione) dei vari Governi. La pace non deriva dall'assenza di conflitti nella vita, ma dalla capacità di affrontarli. Quindi, cosa pensare e cosa dedurre per il
futuro di un pianeta che, con i suoi attuali 7 miliardi di abitanti, ha ben
ragione di aspirare alla pace in ogni senso? Una miriade di esseri umani oltremodo
soggetti ad altre sventure come ad esempio le malattie e, per estensione, le conseguenze
di varie calamità naturali proprio perché la Natura non ha pietà anche se, in
parte, l’uomo è in qualche modo artefice di non poche alterazioni del pianeta
Terra: la Natura si sa, è prodiga nei nostri confronti, ma spesso, e dispiace
dirlo, non le siamo riconoscenti come dovremmo…
Se ancora vale il diritto di esprimere personali
opinioni, personalmente pongo anzitutto un quesito: i politici e gli esperti
della sicurezza delle persone sono proprio tutti competenti nello svolgere il
ruolo che ricoprono? E con quale reale grado di responsabilità? Si dice che le
eresie di pensiero a volte rasentano l’assurdità in quanto utopistiche, ma è
anche vero che talune, seppur rare, non sono prive di quel pizzico di
razionalità e, a questo riguardo, io credo (sin da ragazzo) che la buona
conduzione di un Paese, con saggezza e lungimiranza e magari migliori
aspettative, sia demandabile a coloro che non nutrono la passione per la
politica tout court, ovvero i
filantropi… Ho fatto una affermazione forte? Forse, ma sta di fatto che il vero
filantropo non è colui che possiede l’assegno facile, ma colui a cui sta
veramente a cuore il benessere dei suoi simili. Ed è per questa “semplice”
ragione che i veri filantropi sono sempre più rari e non entrano mai in
politica. Altro esempio. Si provi a chiedere (sotto forma di indagine) a coloro
che si sono candidati e si candidano per un ruolo politico quali sono le reali
ragioni di tale scelta, e in attesa di un riscontro, io credo di poter
anticipare che per certi versi la maggior parte risponderebbe per contribuire a
migliorare le condizioni del proprio Paese; mentre altri darebbero risposte
diverse e assai discutibili dal punto di vista della razionalità e della onestà
intellettuale. E qual è l’assurdo di tutto ciò? È che una persona con il suo modus operandi può condizionare
facilmente la stabilità di un Paese, mentre un Paese (con tutti i suoi mezzi,
anche i più sofisticati) ha non poche difficoltà a prevenire e gestire le
nefandezze attuate anche da una singola persona. Ma questa constatazione non
deve indurre in alcun modo ad una definizione di “debolezza”, e tanto meno di
arrendevolezza, bensì a perpetuare non solo la promulgazione di buone leggi ed
ancor più la loro concreta applicazione, nell’ottica che nessun essere umano
(qualunque sia la religione di appartenenza) ha potere di vita e di morte verso
i suoi simili. E ciò sarà maggiormente possibile con esempi quotidiani di
rispetto per la propria fede, che non comprenda ogni forma di soppressione.
Queste mie considerazioni sembrano scaturire da un innocente idealismo, ma in
realtà sono il frutto di letture e di crescita interiore che comprendono la
conoscenza dell’etica per il rispetto della vita umana e di ogni essere
vivente, sempre più afflitto da quesiti senza risposte. E a questo riguardo mi
sovviene quanto sosteneva E. Kant: «La
ragione umana viene afflitta da domande che non può respingere, perché le sono
assegnate dalla natura della ragione stessa, e a cui però non può neanche dare
risposta perché esse superano ogni capacità della ragione umana».
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