SAGGEZZA, RAZIONALITÁ E PRESA DI COSCIENZA COME
ATTI DI PREVENZIONE
Ancora carente la cultura scientifica soprattutto in tema di
prevenzione. Forte la preoccupazione dell’Ordine dei medici Torino e Provincia
per il calo delle vaccinazioni
di Ernesto Bodini
Non è certo retorica affermare che il nostro Paese
manifesta sempre più contraddizioni e incoerenze.Vedi, ad esempio, il fatto che
si ricorre spesso all’automedicazione con tutti i pro e i contro, oltre alla talvolta
spasmodica consultazione di internet con la speranza di trovare il farmaco
miracoloso, per poi essere diffidenti (se non addirittura riluttanti) verso le
vaccinazioni, comprese quelle definite obbligatorie per legge. L’obbligatorietà
di queste non va certo intesa come imposizione tout court, bensì come presa di coscienza civile perché quando una
norma giuridica stabilisce di attenersi ad una procedura, specie in tema di
salute, non si può disattenderla per non incorrere in spiacevoli conseguenze
per la salute propria e della collettività. Una premessa, questa, che vuole
richiamare l’attenzione sulla scarsa cultura scientifica nel nostro Paese in
fatto di vaccinazioni in particolare, come titola il Corriere Salute del 25
ottobre, a firma del prof. Gianvito Martino, direttore della Divisione di
Neuroscienze all’ospedale San Raffaele di Milano; ma anche la forte
preoccupazione dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia
di Torino espressa in un comunicato stampa a firma del giornalista scientifico
e addetto stampa Nicola Ferraro, per il calo delle vaccinazioni, il quale
ricorda che i vaccini sono una delle tecnologie più sicure, perché vengono
sperimentati e testati con grande attenzione prima, durante e dopo la loro
introduzione nella pratica clinica che coinvolge milioni di persone in tutto il
mondo. Grazie a queste è stato eradicato il vaiolo, che ha mietuto, prima
dell’introduzione del vaccino, oltre 300 milioni di vittime; come pure è stata
sconfitta in quasi tutto il mondo la poliomielite che nel 2014 ha colpito solo
350 bambini, contro i 350 mila della fine degli anni ’90. L’Ordine dei medici
torinese sostiene con forza la massima adesione alle campagne vaccinali, in
particolare al PIANO PIEMONTESE DI
PROMOZIONE VACCINALE (PPPV), che continuerà a promuovere attraverso
un’informazione corretta e condivisa che è alla base di scelte consapevoli, al
fine di evitare il rischio che la popolazione diventi vittima di false realtà
circa l’efficacia, la sicurezza e l’importanza dei vaccini. A tal fine, fa
saper il comunicato stampa, l’Ordine locale auspica l’adozione su tutto il
territorio italiano di un unico calendario vaccinale; sostiene la necessità di
un’azione congiunta e coordinata sul territorio tra organismi regionali
competenti, medici e cittadini; informa sulla disponibilità presso i medici di
famiglia e i pediatri di libera scelta il vaccino antinfluenzale offerto a
titolo gratuito ai bambini a rischio, agli over 65 e a coloro che, per altre
ragioni di salute, ne hanno diritto. Nel contempo ricorda che sono circa 8.000
all’anno in Italia i decessi correlabili all’influenza. Ma come “contrastare”
la disinformazione della collettività in genere in fatto di vaccinazioni? È
evidente che si tratta di una carenza di comunicazione la quale è demandata a
tutti gli operatori sanitari preposti, ma anche ai mass media che dovrebbero
(mi si passi il condizionale) essere più competenti e puntuali nel far
pervenire l’informazione all’opinione pubblica, possibilmente in sinergia con
le figure competenti in materia. «Una
riflessione collettiva su questo tema
– suggerisce il prof. Martino – è quindi
necessaria. Servono nuovi percorsi educativo-informativi in ambito scientifico
a partire dalle scuole d’infanzia… Bisogna informare rispetto a questi temi
senza gridare, con misura, senza cercare la notizia a tutti i costi,
recuperando il valore sociale dell’informazione».
Tutti suggerimenti e
indicazioni che, a mio avviso, sono di buon auspicio, e a tal riguardo non
dimenticherò mai la saggezza (e la bontà) del prof. Albert Bruce Sabin (1906-1993),
scopritore del vaccino antipolio, il quale sosteneva: «Io credo che sia responsabilità non solo degli scienziati, ma di tutti
gli altri esseri umani, e che sia la più grande di tutte le responsabilità, far
si che le conoscenze raggiunte dalla scienza e dalla tecnologia possano
diminuire la miseria sempre presente in varia misura, nella condizione umana».
Dunque, perché non ricalacare le orme di questi concetti che, se messi in
pratica, possono contribuire ad una minor sofferenza umana affidandosi alle
ormai consolidate indicazioni vaccinali?
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