ALLA SCOPERTA DELLE ORIGINI DEI NOMI DELLE MALATTIE
Un dizionario che
rende “onore” alla paternità di molti
scienziati nel
campo della storia delle patologie umane
di Ernesto Bodini

Ma come si articola questo
dizionario? Il progresso delle conoscenze ha reso inadeguati o superflui alcuni
eponimi, mentre altri ne sono sorti, altri ancora hanno trovato supporto
proprio dalle più recenti indagini biochimiche come nel caso della malattia di
Tangier o della sindrome di Waldenström; ed ancora altri sono sopravvissuti
nell’accezione eufemistica come nel caso della malattia di Hansen (Lebbra) o
della sindrome di Down (Trisomia 21). Il progresso delle conoscenze ha dato un
ulteriore impulso per approfondire origini e significati di molte patologie,
tanto da redigere questo volume preciso e dettagliato: in ordine alfabetico
(malattia-autore, sinonimi, sintomatologia, prognosi, epidemiologia, eziologia,
patogenesi, anatomia patologica, laboratorio, indagini strumentali, diagnosi
differenziale, terapia e note storiche). Ma due sono le osservazioni riportate
in prefazione: «Le malattie eponimiche
rappresentano molto spesso la situazione estrema di un certo tipo di patologia
e son quindi di grande interesse dottrinale e stimolo alla ricerca; inoltre
attraverso le malattie eponimiche si può intravvedere la storia o, in altre
parole, l’evoluzione della medicina».
A titolo di esempio di
consultazione cito la Malattia di Laennec (cirrosi epatica
alcolica, per estensione sindrome di Morgagni-Laennec; cirrosi portale) dal
nome del suo autore René Theophile
Hyacinthe Laennec (1781-1826), medico francese, inventore, tra l’altro,
dello stetoscopio (oggi fonendoscopio). Sintomatologia:
classicamente, dopo un iniziale periodo di latenza sintomatologica compaiono
anoressia, nausea, vomito, astenia, malessere, perdita di peso, disturbi
addominali, eritema palmare, ittero, epato-splenomegalia, angiomi stellari,
ginecomastia, atrofia testicolare, rarefazione dei peli, note di virilismo e
irregolarità mestruali nelle donne, edemi, ascite, emorragie, encefalopatia. La
malattia può decorrere talvolta del tutto asintomatica e costituire unicamente
reperto autoptico (autopsia). Altre volte può esordire brutalmente attraverso
una complicanza (rottura di varice esofagea). Prognosi: decorso cronico irreversibile. Epidemiologia: è la forma più comune di cirrosi. Più predisposte
sono le donne. Eziologia: Alcolismo
cronico col probabile concorso di altri sfavorevoli fattori alimentari. Patogenesi: sostituzione degli epatociti
con tessuto sclerotico. Anatomia
patologica: fine sclerosi diffusa con perdita abbastanza uniforme delle
cellule epatiche e piccoli noduli rigenerativi. Laboratorio: aumento di AST, SGOT, SGPT, ALT, fostatasi alcalina,
bilirubinemia, tempo di protrombima; anemia, trombocitopenia, ipoalbuminemia
con iperglobulinemia. Indagini
strumentali: biopsia epatica, RX del tratto gastroenterico superiore,
ecografia epatosplenica, esofagogastroscopia. Diagnosi differenziale: cirrosi post epatitica, emocromatosi,
malattia di Wilson, cirrosi biliare, cirrosi cardiaca. Terapia: sintomatica. Note
storiche: l’eponimo si riferisce storicamente alla cirrosi alcolica
micronodulare atrofica.
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