QUANDO SI PARLA TROPPO... E A SPROPOSITO.
UNA QUESTIONE DI LINGUAGGIO...IN EVOLUZIONE
Ernesto Bodini

Un bel problema per i nostri antenati che vivevano nei gruppi più numerosi in quanto avevano il cervello più grosso: secondo i calcoli degli antropologi, per curare i rapporti sociali i nostri antenati avrebbero dovuto "spidocchiarsi" per io 40 per cento del loro tempo. Da qui, inevitabile la domanda: dove avrebbero trovato il tempo per procurarsi da mangiare? Lo "spidocchiamento" fu sostituito dalla parola. Il linguaggio è infatti un modo infinitamente più efficace di scambiarsi delle informazioni, e non impedisce di fare contemporaneamente anche altre cose. Ma come facciamo a sapere che le cose sono andate proprio in questo modo? Innanzitutto, nella maggior parte delle scimmie sono le femmine a formare e a mantenere unito il gruppo, creando un senso di solidarietà emotiva tra tutti i suoi membri. E nella nostra specie le bambine imparano a parlare, a leggere e a scrivere solitamente prima e meglio dei coetanei maschietti.
Ma le conferme più interessanti sono emerse da uno studio di gruppi di persone che chiacchierano a casa, al bar, allo stadio,sul posto di lavoro o all'università; insomma, ovunque ci siano conversazioni tra amici o conoscenti, dedichiamo tutti circa due terzi del tempo a parlare di noi stessi e dei nostri conoscenti. Qualunque sia il livello sociale o culturale, si parla di simpatie e antipatie (quello che in gergo moderno viene definito "sparlio"); si raccontano esperienze e performance personali, commentando il comportamento di questa o quella persona.Sarà una coincidenza ma nelle librerie si vendono in genere, per due terzi, libri di narrativa cioè storie di persone; e in media due terzi delle notizie riportate dai giornali raccontano storie personali, come dimostrano le vendite di settimanali e periodici di cronaca rosa, mondana, etc. Quando hanno analizzato gli altri argomenti di conversazione come politica, cultura e lavoro, i ricercatori hanno scoperto che nessun altro, neppur lo sport, occupa in genere più del dieci per cento del tempo totale. Gli stessi studi hanno rilevato che le donne non sono affatto più pettegole degli uomini, anzi, questi ultimi amano occuparsi dei fatti altrui esattamente quanto le donne, ma solo quando sono tra loro; in compagnia dell'altro sesso, invece, il tempo che dedicano ad argomenti seri (o comunque più impegnativi) passa da un 5 per cento ad un 15-20 per cento come se cercassero di darsi un contegno, o comunque una giustificazione.
Secondo i ricercatori le conversazioni miste assomigliano un po' a delle arene in cui i maschi vengono a mettersi in mostra in modo inconsapevole, naturalmente, per farsi scegliere; un po' come avviene tra pavoni o galli cedroni. Per questo nei gruppi di persone più giovani le donne tendono a passare due terzi circa del tempo dedicandolo ad argomenti sociali, a parlare di altre persone, e un terzo a parlare di se stesse. Gli uomini, invece, fanno esattamente il contrario: passano due terzi del tempo a parlare di loro stessi, cioè a farsi pubblicità e un terzo a parlare degli altri. Una volta che i nostri antenati ebbero imparato a parlare, nulla poté più fermarli... E' stato il linguaggio che permette di accumulare e trasmettere le conoscenze, ad avviare il progresso culturale e tecnologico dell'umanità; ma la necessità di chiacchierare, anche di cose all'apparenza banali, non è per questo cessata. A mio parere la conseguenza è la seguente: proprio perché sono molte le persone che non possono (o non riescono) a farsi i fatti loro parlando (o sparlando) alle spalle di parenti, amici o semplici conoscenti, alle altre (davvero poche) non rimane che invocare una sorta di otite per non ascoltare sproloqui e maldicenze del tutto... gratuiti!
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