Nell’ambito di una rassegna artistica nella spazio
espositivo Centrale Spazio Libri di Torino, una personale di Simone Lucà.
Tra opere ipermateriche e disegni, un modo per uscire da un lungo “conflitto” interiore e tornare a relazionare
Tra opere ipermateriche e disegni, un modo per uscire da un lungo “conflitto” interiore e tornare a relazionare
di
Ernesto Bodini
Non c’è limite alla intraprendenza per superare un “malessere” interiore attraverso lo
“sfogo” artistico, ed imporsi nella società per tornare a farne parte a pieno
titolo. Una sorta di riscatto psicologico e sociale, anche se chi soffre di una
patologia non ha bisogno di riscattare alcunché…, ma soltanto di comprensione
per tornare a relazionare con i propri simili e poter dire: «Sono vivo e voglio vivere in mezzo a gente che vuole vivere».
Sono queste le ragioni che mi hanno fatto incontrare Simone Lucà, torinese di
43 anni, che sta superando conflitti interiori non solo con il sostegno
psico-terapeutico (da tempo è assistito dal Servizi sociali dell’Asl
To/2), ma anche, se non soprattutto grazie alla sua innata predisposizione
artistica. Dopo aver conseguito il Diploma al Liceo Artistico e aver
frequentato un Corso di trompe l’oeil e di scenografia, oggi ha raggiunto il
pubblico con le sue opere di quadri e disegni i cui temi rispecchiano un mondo
non solo suo ma anche nostro… È di questi giorni (sino al 20 luglio) la sua
personale nello spazio espositivo denominato Centrale Spazio Libri a cura della
Associazione Zampanò, presso il Cinema Centrale di via Carlo Alberto 27 a
Torino. Diverse le opere esposte come quel piacevole (anche se per certi versi
inquietante) “Autoritratto vegetale”
dai tratti cromatici profondi tanto da evidenziarne l’anima inquieta ma non
rassegnata, in cui malinconia e speranza si fondono insieme; come pure i
coinvolgenti “Volti etnici”,
espressioni mimetizzate ma assai eloquenti per descrivere la moltitudine dei
problemi che affliggono l’umanità.
La più
grande opera (anche per dimensioni) “Un corpo
a due teste”, realizzata ad olio su masonite, tratteggia in modo
esasperato il percorso del suo disagio psicologico, con particolare accento
alla pregressa fase acuta descritta con marcati segni ipercromatici che ne
delineano la tendenza alla fase di ripresa, lenta e sofferta…; ed un
altrettanto coinvolgente acrilico, sempre su masonite, intitolato “Segnalazioni” tratta soggetti umani misti
dall’espressione sensuale, perché, a detta dell’autore, «la sensualità non solo fa parte della vita, ma ne caratterizza
l’inalienabile importanza». Altra opera ad olio su tela, che ha
intitolato “La porta stretta”,
rappresenta la presenza della malattia, non per rimarcare l’incisività della
stessa ma piuttosto per non negare il significato di una tappa della sua
esistenza, che ora vuol descrivere artisticamente per far comprendere a noi
tutti che come è normale soffrire lo è altrettanto il bisogno di guarire… La
sofferenza che accompagna questo autore non è solo individuabile nella sua
psiche che si legge costantemente in ogni sua elaborazione artistica, ma anche
dal suo vissuto sentimentale che in questo caso ha voluto rappresentare con
l’opera (olio su tela) “Il ritratto di Giusy”,
una parentesi che ha segnato parte della sua vita e che oggi, leggendo i tratti
vigorosamente cromatici e incisivamente profondi, ne conserva il ricordo perché
anche ricordando “artisticamente” si mantiene il valore di un rapporto umano,
quale ne sia stata la consistenza… Infine, una serie di acquerelli e pastelli
completano questa rassegna in cui sono rappresentati soggetti dalla tenue e al
tempo stesso manifesta religiosità dalla quale emerge, grazie ai fini e
talvolta spessi tratti, il segno dell’amicizia come bisogno di relazione; un
bisogno saziato come quello che ha favorito il nostro incontro in un caldo
pomeriggio d’estate all’interno di uno spazio espositivo per conoscere un Uomo,
un’Arte e suggellare una nuova Amicizia.
Nella
foto di Valentina Soldo, l’artista Simone Lucà ed Ernesto Bodini, davanti
all’opera “Un corpo a due teste”
Commenti
Posta un commento