In Piemonte record europeo per numero di
trapianti
di fegato e di rene e per sopravvivenza
LA TRAPIANTOLOGIA PIEMONTESE È SEMPRE PIÚ
IN AUGE
GRAZIE ALLA COSTANTE MULTIDISCIPLINARIETA' E
SINERGIA
di Ernesto Bodini
Dal
2013 ad oggi
Era il 26
agosto del 2013 quando è stato raggiunto lo storico traguardo dei 2.500
trapianti di fegato all’ospedale Molinette della Città della Salute e della
Scienza di Torino. Quel giorno era stata trapiantata una giovane donna affetta
da una malattia rara (“l’amiloidosi”), che ha ricevuto la parte destra di un
fegato prelevato ad una giovane donna deceduta per emorragia cerebrale
all’ospedale Maria Vittoria di Torino. La parte sinistra dell’organo è stata
trapiantata dall’éqipe di Palermo su un bambino di 2 anni affetto da una atresia
delle vie biliari. Per quello stesso evento anche gli altri organi sono stati
trapiantati con successo: i polmoni dall’équipe del prof. Mauro Rinaldi della
Cardiochirurgia del nosocomio torinese ad una giovane donna in attesa dio trapianto
a causa di una malattia rara (“fibroelastosi idiopatica”); il rene destro è
andato al Policlinico di Milano ad una donna in attesa da oltre 10 anni, mentre
il rene sinistro è stato trapiantato dall’équipe del dottor Piero Bretto del
Centro delle Molinette ad una giovane donna che era stata precedentemente
sottoposta ad un raro trattamento per rimuovere anticorpi anti-tessuto che
avevano fino a quel momento impedito il trapianto, procedura questa, che in uso
in Italia solo nel Centro di Torino per i trapianti di rene da donatore
deceduto. Una donazione questa, coordinata dal Centro regionale trapianti
piemontese, molto particolare, per gli abbinamenti che si sono sviluppati
prevalentemente a favore di giovani donne, ognuna con una storia clinica particolare.
Ed è di questi
giorni un altro successo: raggiunto il traguardo di 3.000 trapianti di rene
sempre al Centro trapianti Renali “Antonio Vercellone” dell’ospedale Molinette,
confermandosi così il primo Centro in Italia per trapianti renali effettuati e
per sopravvivenza. Ha contribuito alla “cifra tonda” il trapianto su un
paziente della provincia di Cuneo, il cui primo trapianto di rene era durato 12
anni. L’organo è stato prelevato da una paziente deceduta all’ospedale di
Novara. Ma in realtà a tutt’oggi i trapianti di rene sono stati 3.002, di cui
94 trapianti doppi, 490 ri-trapianti, 41 trapianti combinati di rene e pancreas
e 49 trapianti combinati di rene e fegato, con la preziosa collaborazione
dell’équipe coordinata dal prof. Mauro Salizzoni (nella foto), 3 di rene e cuore (prof. Mauro Rinaldi), 57 pediatrici
fino al 2000 (i successivi 70 effettuati nell’ospedale infantile Regina
Margherita. I dati di sopravvivenza dell’organo dopo il trapianto sono dell’86%
dopo 5 anni. Dei primi trapianti iniziati nel 1981, sono tre i pazienti ancora
in vita. «Questo tremillesimo trapianto
– sottolinea il prof. Antonio Amoroso, direttore del Centro Regionale Trapianti
– non costituisce ovviamente un punto di
arrivo, ma scandisce soltanto la continuità di un cammino avviato agli inizi
degli anni ‘80».
Un ulteriore
successo riguarda un doppio trapianto di fegato e di cellule staminali
emopoietiche su un bambino venezuelano di otto anni, affetto da una grave forma
di immunodeficienza (“sindrome di iper-Ig M”), effettuato sempre alle
Molinette. Questo caso, a detta degli esperti, è unico e senza precedenti in
quanto tale sindrome è relata al difetto di CD40 ligando, la cui mutazione non
è mai stata pubblicata ed è tuttora oggetto di studio; inoltre, va rilevato che
tale patologia congenita è caratterizzata da livelli anormali di
immunoglobuline, molecole glicoproteiche ad attività anticorpale che sono
indispensabili per un corretto funzionamento dell’immunità e per difendersi
dalle “infezioni. Proprio questa incapacità espone il paziente ad un’infezione
particolare (da Cryptosporidium parvum”), che intacca prevalentemente il
fegato, determinando nel tempo un grave quadro di epatopatia cronica
(disfunzione epatica irreversibile, in questo caso la colangite sclerosante). «Il trattamento per correggere il difetto
immunologico – è precisato nella nota del comunicato stampa aziendale – prevede il trapianto allogenico di cellule
staminali emopoietiche da donatore, e quindi la nacessità di eseguire anche un
trapianto d’organo».
I genitori del
piccolo Andrea sono giunti in Italia lo scorso anno, grazie alla Cooperazione
sanitaria ATMO (Associazione per il Trapianto di Midollo Osseo), in
collaborazione con la Fundacion para ed Transplante de Médula Osea in
Venezuela. È stata quindi fatta una valutazione congiunta delle due équipes,
dirette dal prof. Mauro Salizzoni e dalla dott.ssa Franca Fagioli (nella foto), direttori rispettivamente
del Centro Trapianti di Fegato (Molinette) e dell’Oncoematologia del nosocomio
infantile torinese. La procedura ha comportato prima il trapianto di fegato per
consentire di affrontare il successivo trapianto allogenico di cellule
staminali ematopoietiche, che prevede una preparazione con chemioterapia.
Nell’ottobre del 2014 il paziente è stato messo in lista d’attesa per il
trapianto di fegato e nel marzo di quest’anno è stato sottoposto al trapianto
dell’organo (équipe prof. Salizzoni), da donatore pediatrico. Successivamente è
stato trasferito all’ospedale infantile nel reparto di Gastroenterologia,
diretto dalla prof.ssa Cristiana Barbera. Dopo circa 30 giorni dal trapianto
epatico il paziente è stato sottoposto a trapianto allogenico di cellule
staminali ematopoietiche midollari, ad opera delle dott.sse Elena Vassallo,
Francesca Nesi, Paola Quarello e dal dott. Massimo Berger. La donatrice è stata
una donna americana compatibile. Anche in questo caso la multidisciplinarietà e
la sinergia hanno determinato non solo il risultato clinico, ma anche la
conferma che anche i casi più “impegnativi” possono essere affrontati e
risolti… anche se il paziente proviene da oltre oceano.
Commenti
Posta un commento