A Torino un socievole e
costruttivo incontro
QUANDO
L’OBESITÁ FA GRUPPO E LA VOGLIA
DI
METTERSI IN GIOCO È COINVOLGENTE
di Ernesto Bodini
Sono sempre più infinite le problematiche che investono la
nostra società, tanto da sentire il bisogno di aggregazione tra i vari
componenti per confrontarsi e condividere un problema comune, e magari trovare
quello “spunto” o suggerimento utile a migliorare la propria condizione di
salute fisica e/o psicofisica. È il caso, ad esempio, dell’Associazione Amici Obesi Onlus presieduta da Marina
Biglia che dagli anni ’90 si interessa ai problemi relativi all’obesità,
muovendo i primi passi operativi dal 2005 e diventando socia dell’Associazione
di pazienti Insieme Amici Obesi, e nel 2008 consigliere della stessa (e
moderatore del forum di auto-aiuto Amici Obesi); nel 2010 eletta presidente pro
tempore di Insieme Amici Obesi no-rofit, e Admin founder dello stesso forum,
con oltre 14.000 iscritti. Ruoli che ricopre con la sapienza di chi ha vissuto
(e vive) in prima persona: lei stessa è stata una donna obesa (136 Kg.) e
quindi una malata. Sì, perché l’obesità è una vera e propria patologia dalle
molteplici implicazioni cliniche ma anche psico-sociali, sia perché ogni soggetto
è un caso a sé dal punto di vista della valutazione e del trattamento
terapeutico, sia perché costituisce per la società se non “un peso” quanto meno
una sorta di commiserazione per non dire addirittura un diverso…, perché la
cosiddetta cultura del bello è purtroppo ancora troppo radicata nel nostro
“distratto” costume sociale, sempre più alla ricerca della perfezione estetica
ma di pochi o scarsi valori etici ed umani.
Per affrontare ogni tipo di problematica,
l’attivissima Marina Biglia, forte del suo passato in “sovrappeso” (oggi in
gran parte diminuito, ma che ancora necessita di trattamenti), nel dar vita
all’associazione non si risparmia con innuerevoli iniziative coinvolgendo il
maggior numero di pazienti (di ogni età e situazione fisica in fatto di
obesità), ma anche medici ed altri operatori sanitari in quanto il problema
obesità richiede tout court
interventi multidisciplinari, oltre al coinvolgimento di psicologi e dei propri
famigliari per i non meno importanti apporto e sostegno. Ma per mantenere
elevato il livello di coinvolgimento da parte di tutti i soci interessati al
problema obesità, l’associazione è punto di riferimento per l’auto-aiuto
contribuendo a ridimensionare quei momenti di scoramento, rinuncia e magari
anche di depressione che possono avere il sopravvento sui soggetti più fragili,
soprattutto se con ulteriori problemi di carattere esistenziale e di
sostentamento.
Nei giorni scorsi, in una sede ospitante della
Città della Salute e della Scienza (ospedale Molinette), si è tenuto un
incontro con una trentina tra soci effettivi e futuri aderenti (in gran parte
donne) per scambiarsi esperienze e suggerimenti, sia da parte di chi ha già
iniziato un percorso sia da parte di chi deve ancora intraprendere il non poco
faticoso (ma fattibile) “sentiero della riabilitazione”, ossia il
raggiungimento se non del tanto agognato “peso-forma” almeno quello di una
condizione di salute e di vita più accettabile. Molti gli interventi, talvolta
appassionati tal’altra non privi di emozione perché non solo si è trattato di
“mettersi in gioco” ma anche di mettere “a nudo” la propria condizione sociale
se non anche la proria situazione
famigliare… quasi sempre coinvolta. Un coraggio che la presidente ha stimolato
rievocando la propria esperienza dando prova di determinazione nel riportare la
maggior considerazione del proprio corpo e soprattuttuo la propria stima di sé.
Incentivi che via via sono stati assorbiti da tutti i presenti tanto da dare il
via al libero sfogo, con l’impegno di incontrarsi nuovamente e mantenere nel
contempo un legame tra loro, e questo per non disperdere nessun proposito per
migliorarsi, accettarsi ed imporsi nel tessuto sociale pretendendo (a pieno
titolo) il rispetto della propria dignità… che non ha prezzo.
Ed è di questi giorni la notizia
dell’esistenza di Epode, il più grande network al mondo per la prevezione
dell’obesità, con il proposito di aiutare entro il 2016 i circa 4 milioni di
europei, tra cui 975 mila bambini. Si tratta di un progetto che coinvolge anche
l’Italia, e in particolare l’Umbria. «Circa
22 mila bambi di questa regione – cita una nota dell’Ansa – partecipano a Eurobis e Beat the Street,
inziative bastae su metodologie
innovative per la promozione di stili di vita sani e attivi». Due progetti
che sono stati oggetto della tavola rotonda “Childhood obesity prevention: methods, progress and International
developments”, in occasione del 7° International Mediterranean Meeting
Nu.Me, in programma a Riccione. «In
Europa – continua la nota dell’Ansa, riportando le affermazioni di
Jean-Michel Borys, direttore e segretario di Epode – Epode International Network (Ein) ha già ottenuto alcuni risultati:
contribuito a ridurre l’obesità infantile del 10% nelle città pilota francesi,
e del 22% nelle città pilota in Belgio». In effetti, quello dell’obesità
infantile, è un problema che riguarda tutta l’Europa e che può essere
combattuto con l’attività fisica ed é importante per il benessere psicofisico e
la crescita dei giovani.
Ma quali le prossime attività
dell’Associazione Amici Obesi Onlus? Tra le iniziative più importanti il 9
maggio è previsto un meeting che si terrà nella sala consiliare del Giardino
Botanico Rea di Trana (Torino); ed un lavoro psicologico “Quando il peso è
nella Psiche: una linea sottile e costante alla base della cura dell’obesità.
Dalla dieta alla chirurgia bariatrica”. Ma è altrettanto interessante sapere
che nel 2012 la presidente Biglia, in collaborazione con il dottor Carlo Gargiulo,
ha dato alle stampe il libro “Togliamoci il peso. Riconoscere e combattere il
sovrappeso e l’obesità” (Ed. Mondadori, € 16,00). Un contributo che non solo
coinvolge, ma che in qualche modo richiama, a mio avviso, lo slogan all’Obesity
Day che si è tenuto a Milano il 10 ottobre dello scorso anno: «L’obesità è solo una. E se ne frega dei
buoni e dei cattivi, di chi sta a destra o a sinistra, di chi sta al sud o al
nord. Lei colpisce e basta. Ma è una malattia curabile. Per questo noi dobbiamo
scendere in piazza, perché tutti lo ascoltino. Perché le battaglie non si
vincono dietro ad uno schermo del computer, si vincono mettendoci la faccia».
Un invito che non ha bisogno di ulteriori commenti, se non quello di rammentare
che l’errore più grande è quello di rinunciare.
Commenti
Posta un commento