Una patologia psichiatrica che colpisce oltre un
milione di persone in Italia e oltre 5 milioni negli Stati Uniti. Due
pubblicazioni “datate” ma indicativamente utili per il relativo approfondimento
di Ernesto Bodini
Quante volte abbiamo abbiamo pensato di essere “ossessionati” da un’idea fissa, da un gesto o da un rito ripetuti più o meno continuativamente? È risaputo che tutti abbiamo le nostre piccole “manie” riferite ad abitudini e comportamenti, desiderando nel contempo un maggior autocontrollo. Ma quando i pensieri, i comportamenti e le abitudini diventano veri e propri gesti rituali eseguiti per far fronte ad uno stato d’ansia o di angoscia, allora il problema può essere serio e di competenza medica, perché si tratta del disturbo ossessivo compulsivo (Doc). È una vera e propria patologia psichiatrica caratterizzata da due gruppi di sintomi: ossessioni e compulsioni. Nel primo caso, il cui termine deriva dal latino obsessio (occupazione, assedio) sono pensieri e immagini mentali assillanti, indesiderati e tormentosi che opprimono chi ne è affetto, e diversamente da altri pensieri sgradevoli, questi non svaniscono ma continuano ad insinuarsi nella mente.
Le compulsioni sono
comportamenti coatti adottati dalle persone affette da Doc, nel quasi sempre
inutile tentativo di esorcizzare paure e ansie causate dalle loro ossessioni
tant’é che, nonostante questi pazienti si rendano conto che l’impulso a
lavarsi, a controllare, a toccare determinati oggetti ripetutamente è ridicolo
e irrazionale, la spinta è così intensa che la loro mente non addestrata viene sopraffatta sino al punto di arrendersi
ed eseguire atti compulsivi. Per lungo tempo il Doc è stato considerato una
patologia “strana” e rara (nel 1965
l’incidenza era dello 0,5 % della popolazione generale), oggi questa patologia
colpisce una persona su 40, ossia il 2,5 della popolazione; negli Stati Uniti
sono oltre 5 milioni, mentre in Italia sono oltre 1 milione. Un ulteriore 10%
di persone soffre in forma più lieve (subclinica) del disturbo, ed è per questo
che gli psichiatri parlano di un “continuum ossessivo compulsivo”. Colpisce in
egual misura maschi e femmine e l’epoca di esordio generalmente riguarda l’età
giovanile (dai 18 ai 25 anni) quando si tratta di Doc conclamato, ma può
manifestarsi già all’età di 8-10 anni con delle compulsioni-ossessioni. Diverse
le ipotesi sulle cause. «La storia –
ricorda lo psicologo Elio Blancato – ci
dice che gli ossessivi sono sempre esistiti, dal momento che questo male
affonda le sue radici nei più profondi meandri della natura umana. Tuttavia,
fino alla prima metà dell’Ottocento l’unica chiave di lettura di questa
malattia era costituita dal credere che si trattasse di possessione, ossia
della convinzione che queste persone fossero possedute dal demonio o da qualche
altra creatura maligna che imbrigliava la loro mente e ne soggiogava il corpo».
Secondo Sigmund Freud (1856-1939) i Doc sono frutto di risorse psichiche
difensive a pulsioni inconsce di tipo sessuale che minacciano di esplodere a
livello conscio; recentemente, invece, gli scienziati hanno cercato di
dimostrare l’esistenza di “disturbi” dell’attività cerebrale, come pure
l’origine può essere di carattere organico e genetico e, secondo Massimo Biondi
dell’Università La Sapienza di Roma, i disturbi ossessivi possono sorgere dopo
una fase della vita vissuta in modo altamente conflittuale come capita
nell’adolescenza, dopo matrimoni difficili e in altre situazioni simili. È pure
considerata la componente ereditaria. In non pochi casi i ricercatori hanno
scoperto che dietro una situazione ossessivo-compulsiva esistevano fattori
ereditari non trascurabili: un genitore, un nonno, un parente prossimo affetto
anch’esso da questo disturbo.
Le ossessioni,
quelle più comuni si manifestano attraverso fobie legate alla sporcizia e alla
contaminazione (ad esempio, lavarsi più volte al giorno, controllare
ripetutamente lo spegnimento delle luci, la chiusura dei rubinetti, delle
porte, etc.), bisogno di ordine o di simmetria (ogni cosa al suo posto e
metodicamente composta ed allineata…), manie di accumulo o di risparmio,
ossessioni a contenuto sessuale, rituali, dubbi insensati, ossessioni religiose
(come il bigottismo) e a contenuto aggressivo, e addirittura paure legate alla
superstizione. Le compulsioni si
manifestano attraverso impulsi coatti (non se ne può fare a meno) legati alla
pulizia, coazioni legate alla “perfezione”, compulsioni ad accumulare o a
raccogliere. A Torino, nel Dipartimento di Neuroscienze, allora diretto dal
prof. Luigi Ravizza, sono stati identificati due sottotipi di Doc: uno cronico, che è più grave perché più
intenso di compulsioni e meno rispondente alla terapia farmacologica; l’altro episodico, che ha una prevalenza di
ossessioni, con maggiori risultati terapeutici e più intervalli privi di
sintomi.
Oltre alle terapie farmacologichde, in cui l’affinamento dei farmaci è
mirato a potenziare la serotonina (sostanza presente nel cervello, ndr), è
indicata la psicoterapia soprattutto del tipo cognitivo. Un programma di
autotrattamento è suggerito da Jeffrey M. Schwartz (docente di Psichiatria
all’Università di Los Angeles, e uno dei massimi esperti a livello
internazionale nel campo del disturbo ossessivo-compulsivo) che, con la sua pubblicazione
“Il
cervello bloccato” (in collaborazione con la giornalista Beverly
Beyette), edito da Longanesi & C., 1997), illustra un programma
comportamentale in quattro fasi per modificare senza farmaci la chimica del
proprio cervello. Altra pubblicazione scientifico-divulgativa, particolarmente
rivolta ai medici generalisti, agli specialsiti del settore e ai giovani
specializandi è “Il disturbo ossessivo compulsivo” dei clinici Luigi Ravizza,
Filippo Bogetto e Giuseppe Maina (Ed. Masson, 1997) che, oltre alla esposizione
medico-scientifica della patologia nelle sue varie forme, fornisce anche una
proposta pratica e sintetica per il trattamento del disturbo.
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