RECUPERO FUNZIONALE IN PAZIENTI OTORINOLARINGOIATRICI

PER I PAZIENTI OTORINOLARINGOIATRICI
 CONCRETE POTENZIALITA' DI RECUPERO FUNZIONALE 

Quando gli eventi formativi preludono 
alla crescita culturale e professionale

di Ernesto Bodini



Tra le iniziative per la Formazione Professionale nell’ambito delle Discipline Infermieristiche e sanitarie in genere, lo scorso anno gli operatori della Città della Salute e della Scienza di Torino (ospedale Molinette) hanno organizzato due eventi con crediti formativi della durata di una settimana ciascuno, ai quali sono stato invitato nella veste di ospite-osservatore e commentatore, e sui quali qui di seguito intendo riportare le mie riflessioni. La filosofia di tali appuntamenti annuali credo vada oltre in quanto l’approccio olistico è ulteriore stimolo alla comunicazione, sia per trasmettere ed acquisire nozioni e approfondimenti in itinere, che per intensificare il rapporto umano tra docenti e discenti. La fattiva partecipazione agli interventi manifestata con azioni di dibattito e confronto ha segnato un ulteriore processo di crescita e valorizzazione delle esperienze acquisite a favore dei pazienti fruitori, e quindi del progresso nella pratica clinica e assistenziale. Il primo evento era dedicato a “Il percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale del paziente sottoposto ad intervento cervico-facciale: una gestione multidisciplinare” (ottobre 2014); mentre il secondo era dedicato a “Il percorso diagnostico terapeutico assistenziale del paziente sordo sottoposto ad intervento di posizionamento di impianto cocleare e protesi impiantabili” (novembre 2014); ambedue le realtà afferiscono alla Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria 1-2 diretta dal prof. Roberto Albera. Nel primo caso ho potuto constatare che l’esposizione delle nozioni suffragata dai commenti particolarmente esaustivi di numerosi casi clinici, ha denotato buona preparazione accademica ed esperenziale di ogni relatore-docente (medici e infermieri), ancorché arricchita dalle molteplici argomentazioni tematiche, mettendo al primo posto l’aspetto psicologico ed umano del paziente, quale Persona che, così considerata, può meglio rispondere alla terapia, vera e propria compliance tale da facilitare il suo percorso di guarigione ed un auspicabile “ritorno” ad una buona qualità di vita. L’aver potuto seguire questo percorso formativo mi ha fatto conoscere le concrete potenzialità degli operatori nell’affrontare situazioni patologiche (sia dal punto di vista medico che infermieristico), tanto comuni quanto complesse e particolarmente impegnative…, a dimostrazione che la Medicina/Chirurgia e la Sanità in senso lato sono sempre più in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini-pazienti… nonostante l’attuale periodo cosiddetto di “spending review”! Per tutte queste ragioni spero che la presente (indirizzata a diversi destinatari, nda) venga recepita con l’intento che contraddistingue il mio essere volto a quel voler sapere per conoscere ed imparare, nel ruolo di cultore umanistico e di divulgatore scientifico, a “conforto” di tutti coloro che
possono beneficiare dei risultati emersi a conclusione dell’Evento descritto.
Il successivo Evento, di altrettanto particolare coinvolgimento sia per la particolarità dell’argomento che per i numerosi approfondimenti, mi ha portato a riflettere sul fatto che è forse opinione comune che la “realtà dei sordi” è per certi versi un mondo a sé, una sorta di isola del silenzio, i cui abitanti non sempre sono in grado di comunicare soprattutto con il mondo esterno… Tralasciando per il momento il problema delle barriere psicologiche (ma anche fisiche), la scienza medica e la tecnologia in questi ultimi anni hanno contribuito sensibilmente, con le più svariate applicazioni e metodiche, a migliorare il modo di comunicare facilitando loro ogni forma di partecipazione alla vita sociale e famigliare di tutti i giorni. Alle cinque giornate dell’evento formativo nei riguardi del paziente sordo e ipo-udente (tecnicamente ed umanamente ben organizzato dagli infermieri Antonello Lombardo e Enrica Fontana) hanno partecipato operatori provenienti da diverse città d’Italia e molti relatori dell’area piemontese che si sono avvicendati in cattedra esponendo metodiche, suggerimenti e potenzialità atte a rendere più accettabile la vita favorendo la partecipazione attiva del paziente sordo o ipo-udente: dagli interventi chirurgici alla applicazione di ausilii, dai programmi di riabilitazione dei pazienti stessi alla formazione delle varie figure professionali. I vari gradi di sordità sono stati illustrati con particolare attenzione e delicatezza, rilevando nel contesto gli aspetti psicologici ed emozionali, ma anche i numerosi risultati grazie allo sviluppo tecnologico e alla sensibilità (termine, quest’ultimo che ritengo non essere un eufemismo) del personale sanitario, di alcuni pazienti e relativi familiari e di alcuni esponenti della Associazione che li rappresenta con domande e richieste di approfondimenti.
Ma ancora dibattuto è il criterio di discrezionalità nel riconoscere l’adozione di alcuni ausilii da parte delle Asl regionali, sia per ragioni legate a meri concetti interpretativi che per problemi di budget considerando l’elevato costo di alcuni prodotti come ad esempio l’adozione dell’impianto cocleare, oltre alle numerose ma necessarie prestazioni di carattere foniatrico e logopedico. Ma una “dolente” nota ha suscitato in chi scrive e negli operatori partecipanti una sorta di emozione e al tempo stesso di sconcerto: il rilevare il fatto che gran parte delle persone totalmente sorde (prelinguali) si estranea dai soggetti cosiddetti “post-linguali”, ritenendo questi ultimi dei “diversi” in quanto appartenenti ad un mondo paradossalmente più virtuale, e quindi da loro ben distante… Secondo l’OMS attualmente nel mondo sono 360 milioni le persone affette da sordità totale e da ipoacusia; in Europa sono il 19% della popolazione; e in Italia le persone con deficit uditivo di varia entità sarebbero circa il 10% della popolazione, mentre attualmente “solo” 42.671 sordi e ipo-udenti (secondo l’INPS) sarebbero riconosciuti come tali e dotati di un sostegno economico e/o assistenziale ed ortesico. Cifre che non solo fanno riflettere ma soprattutto ripropongono il concetto di handicap che, a mio modesto parere, è superato (o superabile) dal punto di vista sanitario e materiale, ma implica ancora un lungo cammino sotto l’aspetto culturale; una strada in salita che nel nostro Paese è sempre più faticosa da percorrere, e questo, nonostante gli sforzi di tutte le figure preposte per rendere il mondo dei sordi e degli ipoudenti più vivibile, ma soprattutto più accettabile da parte di tutti e di loro stessi senza alcuna… distanza.

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