I BENEFICI DELLA LETTURA COME TERAPIA

DALLA “CRESCITA” CULTURALE ALL’APPROCCIO TERAPEUTICO
IN PAZIENTI ONCOLOGICI E NON

di Ernesto Bodini

Alcuni psicologi e psichiatri invitano i loro pazienti a scrivere, scorgendo in questa attività una funzione terapeutica e, oltre ad essere terapeutico, il fatto di scrivere aiuta a perseguire altri obiettivi. Appagare la propria esigenza di lasciare qualcosa di duraturo dietro di sé rappresenta il tentativo di cogliere un frammento di immortalità… Alcuni ammalati godono nelle scrivere poesie. Questa fu la scelta, ad esempio, di Margaret Simpson, autrice di “Coping With Cancer” (1976), che riferì in versi il suo approccio con il cancro. Potenzialmente noi tutti siamo scrittori, e purtroppo meno lettori; una carenza, questa che andrebbe superata poiché la lettura (da parte di malati e non) aiuta a rilassarsi e ad assumere un atteggiamento che può "contrastare" la malattia. Riuscire a leggere nonostante il male significa già aver vinto in parte la lotta contro di esso. Concentrarsi su ciò che si sta leggendo significa essere riusciti a deviare il corso dei pensieri da sé stessi e dal male. Seppellirsi fra buoni libri e leggerli spesso, sviluppare la sete dell'inchiostro da stampa e saziarsi leggendo, è quanto mai appagante perché dai libri sgorga la fonte della giovinezza che pochi hanno scoperto. Per queste ragioni io credo che frequentare una biblioteca, una sala di lettura o stare più comodamente su un divano con un buon libro fra le mani, sia più utile che stare di fronte alla televisione tutto il giorno. Una sorta di "dinamismo intellettuale" per contrastare un "nemico" che non è intellettuale... 

Una finestra sul futuro


La speranza è saper osservare oltre l'orizzonte, immaginando il "sostegno" della propria esistenza anche attraverso la creatività...E' indubbio che la volontà di vivere non è un'astrazione teorica, ma una realtà fisiologica con caratteristiche terapeutiche. La dottoressa Ana Aslan (Bucharest 18o7-1988), gerontologa e geriatra di fama internazionale, sosteneva: "... la creatività è un aspetto della volontà di vivere, produce impulsi vitali cerebrali che stimolano la ghiandola pituitaria, provocando effetti sulla ghiandola pineale o l'intero sistema endocrino". Tale volontà è una finestra aperta sul futuro. Essa fa apparire alla persona tutto l'aiuto che il mondo esterno può darle e mette questo in connessione con la capacità propria dell'organismo di combattere la malattia. Rende il corpo umano capace di trarre il massimo da sé stesso magari esprimendosi con l'arte attraverso la quale la ricerca della perfezione non è da considerarsi una presunzione o una eresia, ma la più elevata manifestazione di un grande disegno fisico e spirituale. "La speranza - sostiene Jerome Groopman, ematologo, oncologo e scrittore di Boston - non deve venir mai meno in quanto rappresenta il sentimento confortante che proviamo quando scorgiamo con l'occhio della mente il cammino che può condurci a una condizione migliore...". La voglia e il coraggio di lottare contro la malattia, io credo, è desiderio di un ritorno alla serenità e nel contempo il bisogno di valorizzare il proprio Essere per la gioia del corpo e dell'anima.


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