Solo il rispetto dei valori esistenziali può
"favorire" ripresa e continuità delle donazioni
di Ernesto Bodini
Non sono pochi, purtroppo, i casi in cui la solidarietà viene messa in "discussione" a cominciare, ad esempio, dal semplice concetto di interpretazione etimologica ma anche da quello pratico. E proprio per questa ragione verrebbe da porsi molte domande, anche se non è facile ipotizzare una risposta univoca. Una riflessione, questa, che chiama in causa il problema delle donazioni di organi a scopo terapeutico, a volte in calo per poi risalire lentamente la china grazie allo "sforzo" di chi si prodiga (attraverso molteplici iniziative) nel diffondere la cultura del dono e quindi della solidarietà. Ma nei casi di calo delle donazioni si può parlare di momenti di transizione? Forse, ma io credo sia bene "risvegliare" (e non imporre, neppure... sottilmente) in tutti noi il concetto di rispetto per la vita umana e della dignità di ogni essere che vive e vuole vivere... Secondo gloriose pagine di fulgidi esempi di bontà e dedizione non sono davvero pochi i personaggi che rientrano tra queste, e credo che rievocare la figura del premio Nobel per la pace Albert Schweitzer (1875-1965), ad esempio, possa contribuire a rafforzare in tutti noi la massima condivisione del suo principio fondamentale, ossia il "rispetto per la vita" applicato ad ogni settore dell'attività umana che entri in contatto con esseri viventi. "L'uomo - sosteneva il medico e filosofo alsaziano - ha la possibilità di agire in favore della vita o di recarle danno, nei rapporti con il prossimo e nel suo atteggiamento nei confronti della natura, fino a toccare i grandi temi del nostro tempo: la pace, la crescita sociale, la cultura, la ricerca scientifica".

Un bisogno che nulla ha a che vedere con la "pietas", ma il diritto-desiderio di continuare ad essere Persona che vive e vuole continuare a vivere; e questo, è possibile se tutti noi (potenziali donatori) sappiamo e vogliamo condividere i supremi valori esistenziali. Ma non sempre ciò avviene per scarsa cultura, "condizionamenti" da parte delle varie fonti di informazione, e chissà per quante altre ragioni. E a questo proposito, ossia quando viene espresso un "rifiuto" al consenso, credo sia doveroso rammentare, a titolo di esempio, quanto sosteneva il dottor Schweitzer: "Non si ha il diritto di indagare nell'intimo degli altri. Il voler analizzare i sentimenti del prossimo è indelicato: non c'é solo un pudore del corpo, esiste anche quello dell'animo che bisogna rispettare. Anche l'animo ha i suoi veli, dei quali non ci si deve liberare". Non una filosofia, ma una parentesi di saggezza che più di ogni altra, a mio parere, esprime il massimo rispetto della dignità umana; ma non per questo la donazione di organi a scopo terapeutico perde le sue potenzialità per un possibile "recupero" della solidarietà.
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