UN POMERIGGIO CON I DISABILI

Alla RAF di Mappano (To) un pomeriggio con i disabili e i famigliari. Motivazione 
vocazionale, competenza e sinergia a sostegno e tutela della dignità dei sofferenti


di Ernesto Bodini




Forse non sono molte in Piemonte le strutture socio-sanitarie e assistenziali in grado di rispondere ai molti bisogni della pluridisabilità, delle disabilità complesse e particolarmente invalidanti. Ma quando si ha l’opportunità di conoscerne alcune da vicino come la Residenza Assistenziale Flessibile (RAF/B) di Mappano (Torino), non si può che “compiacersi” ed essere rincuorati di tale esistenza, a conforto dei familiari per l’amore caritatevole con il quale vengono assistiti i propri congiunti. Questa struttura, che è accrediatata dalla Regione Piemonte, è una emanazione dell’opera umanitaria di San Giuseppe Cottolengo (Bra-Cn 1786 – Chieri-To 1842), ed è preposta per l’assistenza di circa 8o ospiti affetti dalle più gravi e invalidanti forme di disabilità fisica, psico-fisica e psico-sensoriale, in gran parte non autosufficienti, tutti adulti. Diverse sono le caratteristiche che colpiscono sia i famigliari dei ricoverati che i “semplici” visitatori: l’ordine, la pulizia, l’organizzazione, la professionalità e la fraterna accoglienza degli operatori religiosi e laici; ma anche la adamantina trasparenza del loro operato.
Ormai è un rituale. Anche quest’anno è stato dedicato un pomeriggio di intrattenimento con tutti i familiari e i loro cari ricoverati (molti in carrozzina), per illustrare l’attività che viene svolta quotidianamente e per la quale si alternano costantemente medici, infermieri, fiosioterapisti, religiosi, operatori socio-assistenziali (Oss), animatori volontari e la Cooperativa Quadrifoglio 2. Una pluridisciplinarietà in perfetta sincronia gestionale attraverso la quale il saper fare è sostenuto da una concreta motivazione vocazionale come ha sintetizzato il direttore Fratel Ernesto Gada: «La nostra è una realtà dove è indispensabile allargare i nostri orizzonti per avere una visione d’insieme che va oltre la famiglia (una famiglia di famiglie); dove è punto di forza e sicurezza prestare attenzione all’autonomia (per quanto possibile) di vita dei nostri ospiti, che rappresentano una realtà che va rispettata; si tratta in sostanza di superare e sostenere la loro vita “fragile, e dare un senso alla logica  delle cose che si compiono ogni giorno. Intendimenti, obiettivi e realizzazioni alle quali hanno sempre contribuito (a vario titolo) anche le famiglie, apportando migliorie alla nostra Struttura».

Il video proiettato ha messo in evidenza i vari momenti di una giornata tipo, un insieme di sequenze atte a riprendere ogni attimo ed ogni angolo: dall’alzata del mattino alla colazione, dalla somministrazione delle terapie agli “impegni” per la rieducazione motoria, dalla somministrazione dei pasti ai molteplici intrattenimenti ludici, sia interni che esterni. Tutti i protagonisti ospiti disabili e operatori ripresi apparivano sorridenti esprimendo quella serenità che non sempre è così spontanea in luoghi di sofferenza… Ma ciò che colpisce, inoltre, è la giovane età di gran parte del personale preposto all’assistenza e questo, a mio avviso, dimostra che il grande senso di umanità verso i meno fortunati non necessariamente ha bisogno di “maturare” nel tempo: a volte è sufficiente aver ricevuto una cristiana educazione, con esempi di caritatevolezza ed opere di bene da parte della propria famiglia, nonostante la società d’oggi in parte si frapponga in modo più o meno dissuasivo… Ma se ciascuno di noi prendesse a modello l’esempio della Casa della Divina Provvidenza, e ne cogliesse i valori etico-morali e spirituali rifuggendo da quelli meramente materiali, probabilmente contribuirebbe a dare un valore aggiunto alla preziosità della vita (propria ed altrui) e a lenire le sofferenze del prossimo meno fortunato.

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